Polemica ad alta quota

Polemica contro Confortola, Da Polenza: «Uno scandaluccio estivo, ma servono regole»

All'alpinista valtellinese vengono contestate le conquiste di alcuni ottomila. Dopo le accuse di Moro, la "difesa" di un altro collega. Secondo cui, però, servirebbe più chiarezza

Polemica contro Confortola, Da Polenza: «Uno scandaluccio estivo, ma servono regole»
Pubblicato:
Aggiornato:

Sulla vicenda di Marco Confortola, l'alpinista valtellinese accusato (tra gli altri) anche dal bergamasco Simone Moro di non averla raccontata giusta su alcune delle sue conquiste delle montagne più alte del mondo, è intervenuto anche un altro esperto d'eccezione - e noto in Bergamasca - della montagna: ovvero, Agostino Da Polenza, che ha etichettato su Montagna.tv come uno «scandaluccio estivo» la querelle partita da qualche tempo.

Le accuse di Moro

Con le sue considerazioni, Moro non c'era andato leggero con Confortola. Quest'ultimo, infatti, è stato accusato di non avere effettivamente scalato tutti e quattordici gli ottomila che dichiara nel suo curriculum. Affermazioni che, almeno per diverse persone, hanno avuto un certo peso e difficilmente potrebbero essere derubricate a mere "stilettate" inferte in un'intervista a Lo Scarpone, la testata ufficiale del Cai.

Il valtellinese - che ha comunque una carriera di tutto rispetto, è anche formatore e ha subito l'amputazione delle dita dei piedi nel disastro del K2 del 2008 - secondo Moro non avrebbe fornito le prove necessarie del raggiungimento delle cime del Lhotse, dell'Annapurna, del Nanga Parbat nel 2023, così come del Kangchenjunga e diverse altre. Tra l'altro, Moro ha accennato a scatti che Confortola avrebbe preso da altri alpinisti e fotoritoccato, ma anche a certificati che in alcuni casi sarebbero mancanti e in altri non attendibili. Il tutto, a detta sua, sarebbe supportato da testimonianze di altri alpinisti e sherpa.

2021, Simone Moro ai piedi del Manaslu

«Ci vogliono regole chiare»

Quella che, al momento, è confinabile a una polemica interna al mondo dell'alpinismo, è stata ora ripresa dal collega Da Polenza. Il quale, al di là della battuta, è poi andato più a fondo nella questione. Innanzitutto, ha spiegato che in realtà certe voci girano da anni tra gli alpinisti e che, a distanza di pochi giorni dalla salita del Gasherbrum I da parte del valtellinese, si è scatenata la critica.

Da Polenza non si è soffermato sul dare ragione all'uno piuttosto che all'altro, ma ha fatto presente un aspetto fondamentale: non c'è un criterio unico per certificare gli ottomila. Quindi, parlando in generale, ognuno sceso dalla montagna può raccontare quello che vuole. Ci sono i certificati di vetta, ma alla fine sono pur sempre rilasciati da commercianti, che potrebbero (e qui ci è andato con molta cautela) farsi influenzare da altri fattori.

Marco Confortola

L'unica che potrebbe stabilire delle regole certe, per Da Polenza, è la Union Internationale des Associations d'Alpinisme (Uiaa), nella quale il Cai è di recente rientrato. Poche norme, ma precise e chiare, oltre a persone qualificate a cui affidare la certificazione delle salite, potrebbero garantire una certa trasparenza una volta per tutte. Magari anche con l'aiuto delle moderne tecnologie.