Dati positivi

A Bergamo decolla il settore turistico: più posti di lavoro negli hotel

Crescono le imprese, aumentano gli occupati, cambiano i profili dei lavoratori. Resta il problema dell'offerta degli extralberghieri

A Bergamo decolla il settore turistico: più posti di lavoro negli hotel

A Bergamo, il turismo sembra andare forte. Un settore in crescita che traina con sé il mercato del lavoro. O almeno, questo è quello che dicono i dati diffusi oggi (mercoledì 10 settembre) ed elaborati da Confcommercio Bergamo su base Inps dello scorso anno.

Numerosi addetti negli hotel

I dati di Confcommercio raccontano di un settore ricettivo in piena espansione: nell’ultimo anno i lavoratori dipendenti sono aumentati del 10,8 per cento, passando da 1680 a 1862 unità. Significa 182 persone in più impiegate in alberghi, bed and breakfast e altre strutture ricettive. A guidare questa “corsa” nel turismo locale, però, sono soprattutto gli hotel. Qui gli occupati sono cresciuti in un solo anno, passando da 1027 a 1158 addetti. Oggi, gli hotel rappresentano 121 aziende su un totale di 208 nel settore ricettivo e da soli danno lavoro a oltre sei persone su dieci, con 739 donne e 419 uomini impiegati dietro reception, in cucina, nelle camere e negli altri servizi.

Nel tessuto imprenditoriale bergamasco 

Ma allarghiamo lo sguardo. Il turismo bergamasco nel complesso, che raccoglie anche ristorazione, bar, stabilimenti termali, parchi divertimento e attività balneari, conta oggi 3 mila quarantacinque imprese e 29 mila settecento lavoratori dipendenti.
«Siamo davanti a un settore che si sta consolidando – ha sottolineato Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo -. Le imprese si strutturano e assumono di più: il numero medio di dipendenti per azienda è passato da 8,8 a 9,6. Ma restano delle criticità: l’extralberghiero e gli affitti brevi sono ancora troppo frammentati e non riescono a creare occupazione stabile».

Chi lavora nel turismo?

La crescita del turismo ha portato con sé anche un cambiamento nel profilo dei lavoratori. Gli hotel, alle prese con una carenza cronica di personale, hanno dovuto aprirsi a nuove soluzioni. Crescono così le assunzioni di giovanissimi under 20 e quelle degli over 60, spesso impiegati per integrare il reddito o come secondo lavoro. Sempre più spazio trovano anche i lavoratori stranieri, così come la componente maschile, tradizionalmente minoritaria nel settore, cresce.

Il lavoro negli hotel bergamaschi, inoltre, non significa più solo stagionalità e contratti precari. I contratti a tempo indeterminato sono infatti saliti del 15,3 per cento e oggi rappresentano quasi sette assunzioni su dieci, mentre il part-time cresce del 20,1 per cento. Certo, la stagionalità resta un elemento caratterizzante: luglio e agosto sono i mesi di picco con oltre 1295 addetti, mentre ottobre e novembre restano i periodi più tranquilli, con poco più di 1100 lavoratori.

Resta il problema dell’offerta

Nonostante il boom, il turismo bergamasco deve ancora fare i conti con il problema dell’offerta. I dati ministeriali sui Cin, i codici identificativi per le locazioni turistiche brevi, mostrano che gli hotel rappresentano solo il 5 per cento dell’offerta ricettiva totale e che le gestioni realmente imprenditoriali non superano il 30 per cento. Il restante 70 per cento degli immobili destinati agli affitti brevi è gestito senza partita Iva, e questo è un modello che limita la possibilità di creare posti di lavoro stabili.

Per fare un salto di qualità serve puntare sulla professionalizzazione e sulla solidità delle imprese. «È necessario continuare a investire nella professionalizzazione e nella strutturazione del comparto per sostenere la crescita del turismo bergamasco. Robot e intelligenza artificiale non potranno mai sostituire il valore umano nell’ospitalità», ha continuato Fusini.