calo di studenti

E poi ci si stupisce se non ci sono più infermieri… Un mestiere che non piace ai giovani bergamaschi

Sempre meno ragazze e ragazzi scelgono questa strada: 2.083 posti nelle università lombarde e solo 1.415 iscrizioni. Scopriamo le ragioni

E poi ci si stupisce se non ci sono più infermieri… Un mestiere che non piace ai giovani bergamaschi

di Paolo Aresi

Lo chiamano “Il mistero di Cazzinger”. Qualcun altro lo definisce “Il segreto di Pulcinella”. Sarebbe questo: ma come mai gli aspiranti infermieri sono in forte calo?

I numeri dicono che gli infermieri mancano in tutte le strutture ospedaliere e che siamo in emergenza. Non soltanto. Proprio nei giorni scorsi è arrivata la notizia che ai test di ingresso delle università statali della Lombardia per il corso di laurea triennale in Scienze Infermieristiche su 2.083 posti sono arrivate solamente 1.415 iscrizioni con un ulteriore calo di richieste rispetto allo scorso anno.

Gli esperti dicono che comunque nelle prossime settimane il numero dovrebbe aumentare perché si dovrebbero raccogliere coloro che non sono stati accettati dopo i test in Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Una magra consolazione, anche perché la scelta di “essere infermiere” è una scelta di vita, di quelle forti, e non di ripiego.

In Bergamasca sono quattro i poli didattici di Infermieristica. Uno è al Papa Giovanni (105 posti, in collaborazione con l’università Milano-Bicocca), uno è ad Alzano (30 posti in collaborazione tra Asst Bergamo Est e Università di Brescia), uno a Bergamo in via Moretti (Humanitas University) e uno al Policlinico Ponte San Pietro (con l’università del San Raffaele).

Ma perché i giovani latitano? Ne abbiamo parlato con alcuni infermieri di età diverse e le risposte sono state molto in sintonia tra di loro. Non mettiamo i nomi degli intervistati per ragioni di discrezione.

Dice la più giovane, ventinove anni, infermiere di famiglia: «Io faccio un lavoro che rifarei perché mi piace il rapporto con le persone, vado nelle case, nelle famiglie. Prima ho trascorso due anni in reparto in ospedale: quando sei in corsia devi affrontare 100 mila cose, devi sempre correre e il rapporto con i malati è per forza limitato a poche battute. Lavorare in ospedale è impegnativo, non hai sabati, non hai domeniche, devi fare i turni anche di notte. Devi avere motivazioni molto forti per fare l’infermiere. Non si ha idea di quante cose dobbiamo affrontare, quanti compiti anche delicati. Durante i turni di notte un infermiere è responsabile di dodici pazienti ed è solo insieme a un Oss, cioè un generico, bisogna considerare anche le grandi responsabilità che pesano sulle spalle di un infermiere. Lo stipendio è di mille e cinquecento euro… Per questo tanti infermieri se ne vanno, alcuni aprono la partita Iva, diventano liberi professionisti. Ma se il trattamento degli infermieri nelle strutture non cambia allora il futuro lo vedo difficile».

Un’alternativa sarebbe andare a reclutare infermieri nell’Est europeo o in America Latina o in Africa. Ma (…)

Continua a leggere sul PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 18 settembre, o in edizione digitale QUI