di Bruno Silini
Lo scienziato bergamasco Telmo Pievani è appena tornato dal Madagascar. Un viaggio di famiglia, ma anche un’occasione di studio. La definisce una «vacanza di esplorazione» dentro un territorio deforestato per il 90 per cento.
Che succede laggiù?
«Una crisi ambientale gravissima generata per ragioni di sussistenza. Ne parlerò in una serie di interventi sul Corriere della Sera».
All’ultimo esame di Maturità un suo scritto appariva tra le tracce. Come si spiega questa scelta?
«È stata una bella sorpresa. Di solito scelgono autori non viventi. Penso sia il segno del tanto lavoro che abbiamo fatto nelle scuole in questi anni sui temi dell’ambiente e dell’Antropocene. È significativo che la traccia sia stata proposta per il tema di italiano, quindi per tutti gli studenti e non solo quelli impegnati in materie scientifiche. La traccia riprendeva un mio scritto relativo a una ricerca pubblicata nel 2021 dal biologo Ron Milo dove veniva calcolata la massa antropogenica».
Cioè?
«Nel 2020 il peso di tutti gli artefatti umani (tutti gli oggetti artificiali a nostra disposizione, dalle case ai computer per intenderci) ha superato quello della biomassa (animali e piante). È un modo semplice per capire come nell’Antropocene la presenza umana incida più di tutte le altre forme di vita. Ma il punto che preoccupa di più è il riscaldamento globale, che va più veloce di quanto anche i modelli più pessimisti prevedessero. Il Mediterraneo si sta riscaldando più del previsto. E un mare più caldo determina più energia in circolo e maggiori eventi atmosferici estremi».
Alcuni suoi colleghi negano questi cambiamenti.
«Tra i climatologi l’origine umana del riscaldamento è acquisita. I negazionisti sono spesso commentatori o scienziati di altre discipline, principalmente fisici o ingegneri. Io mi baso su quanto esce settimanalmente sulle principali riviste scientifiche come Science o Nature, dove ogni articolo richiede molti controlli. Da lì parto per una comunicazione equilibrata che non nasconde emergenze, nella consapevolezza che esistono soluzioni. Certo, gli errori sono possibili, ma sul clima non c’è più discussione. Chi nega, e ne conosco, lo fa per posa anticonformista oppure per interesse».
Il genere umano è destinato all’estinzione?
«No. L’homo sapiens è sopravvissuto a catastrofi ben peggiori. Il tema non è l’estinzione, bensì chi pagherà i sacrifici di questa difficile transizione».
La risposta non è difficile: pagheranno i Paesi più poveri del pianeta.
«Esattamente, i quali hanno meno contribuito al danno. Una grande ingiustizia».
C’è un’innovazione concreta che la rende ottimista a breve termine?
«Le tecnologie sostenibili, soprattutto le energie rinnovabili, diventano meno costose e sempre più efficienti. Il fotovoltaico ha fatto passi da gigante, ma cresceranno anche eolico e geotermia».
La fusione nucleare?
«Non è a breve. Ci vorranno ancora venti, trant’anni, ma (…)