La risposta di Valesini

Ex casa del custode agli Spalti di San Michele, tre anni di ritardi tra peripezie e imprevisti per la ristrutturazione

Prima il ricorso al Tar, poi il prolungarsi degli iter organizzativi e infine l'amara scoperta: la copertura dovrà essere smantellata. Ora cantiere al via (si spera)

Ex casa del custode agli Spalti di San Michele, tre anni di ritardi tra peripezie e imprevisti per la ristrutturazione

Si riapre la questione del progetto di ristrutturazione dell’ex casa del custode dell’acquedotto in Città Alta, agli Spalti di San Michele: dopo l’interrogazione dei gruppi di minoranza Lega e FdI dello scorso febbraio, il Comune a Bergamo ha risposto, facendo alcune precisazioni e spiegando i motivi dietro al ritardo dell’intervento.

Tre anni di ritardi e un immobile «in uno stato di dannoso abbandono»

Che fine ha fatto il progetto? Così i consiglieri Alberto Ribolla (Lega), Alessandro Carrara (Lega), Arrigo Tremaglia (FdI) e Ida Tentorio (FdI), ben sette mesi fa, chiedevano lumi sul progetto di recupero della ex casa del custode. Ma facciamo un passo indietro: nel 2022, la gestione dell’edificio – di circa 95 metri quadrati con una terrazza esterna di 300 metri quadrati e uno spazio dehor di altri 150 – era stata assegnata dal Bar Flora.

La casa necessitava però di alcuni lavori di sistemazione, prima di potervi aprire al suo interno un punto informativo-turistico a cui si affiancherà un’attività commerciale di somministrazione. Un intervento manutentivo dal costo di 160 mila euro che sarebbe dovuto spettare all’operatore aggiudicatario del bando, ovvero il Bar Flora di Città Alta.

L’idea iniziale era quello di vederne le porte nuovamente aperte per la Capitale della Cultura 2023. Ma ormai quasi tre anni sono passati e la ex casa del custode giace ancora «in uno stato di dannoso abbandono», avevano scritto i consiglieri, aggiungendo che così «si profila un danno erariale non trascurabile, cui si aggiunge lo sfregio al nostro patrimonio artistico e culturale e il venir meno di un servizio di rilievo».

Il contenzioso con il Tar, l’iter burocratico e l’amara scoperta

La replica arriva dall’assessore (e architetto) Francesco Valesini, che ha ricapitolato il «lungo e complesso percorso» dietro ai ritardi. Nel 2022, quando il bando è stato aggiudicato dal Bar Flora, è stata esclusa dalla gara la società Dif Spa per mancanza di uno dei requisiti previsti: la stessa ha presentato ricorso al Tar di Brescia, che lo ha respinto (siamo al 2023). Solo dopo la chiusura del contenzioso è stato possibile stipulare il contratto di concessione di vent’anni con i titolari del Bar Flora.

Nel 2024 sono arrivati sia il nulla osta dalla Soprintendenza, che i permessi autorizzativi dal Comune; in quel frangente, la società ha chiesto all’amministrazione di prorogare di un anno il termine dei lavori, proprio a causa del prolungarsi dei diversi iter, oltre che per via delle «ripercussioni significative sull’equilibrio economico-finanziario dell’attività e del progetto presentato in fase di gara».

Richiesta accolta e il 21 gennaio 2025 è stato comunicato l’inizio dei lavori, partiti poi a marzo. «A seguito di nuovi accordi sono quindi riprese le attività di cantiere con la conseguente demolizione – continua Valesini -, fra le diverse operazioni intraprese, del controsoffitto esistente che ha però evidenziato una situazione di estremo degrado statico della struttura portante e della copertura dell’edificio, non prevedibile in fase di preventivazione in quanto il sottotetto non era accessibile né da dentro né da sopra l’immobile».

I lavori ripartiranno il 17 settembre

Il bando di assegnazione prevedeva infatti la sola impermeabilizzazione e la ricorritura del manto in coppi: non contemplava interventi strutturali di messa in sicurezza e adeguamento. È stato quindi predisposto un progetto d’intervento, «con la messa a terra delle strutture principali per il risanamento conservativo (capriate e travi di colmo), che comporterà lo smantellamento totale della copertura e il suo ripristino. Travi, travetti e orditura secondaria risultano in pessimo stato di conservazione e necessitano di sostituzione».

Un progetto che ha, naturalmente, anche dei costi aggiuntivi: per il recupero e risanamento della struttura principale esistente si parla di 87 mila e 506 euro, mentre per il rifacimento completo della copertura con sostituzione di tutti gli elementi di 74 mila euro. A ciò si aggiunge il costo per lo smaltimento della canna fumaria in amianto pari a 3.161 euro, per i quali la società ha chiesto rimborso al Comune insieme ai costi delle opere strutturali della copertura.

Il Comune ha accolto la richiesta, riducendo il canone annuo di concessione per i primi dodici anni da 14 mila a 6.500 euro, mentre dal tredicesimo tornerà invariato a 35 mila. Il 30 luglio 2025, la Soprintendenza ha autorizzato il recupero e il riuso delle capriate oggetto di intervento; si arriva così a oggi, lunedì 15 settembre 2025, giorno in cui è stata rilasciata l’autorizzazione per l’occupazione temporanea di cantiere del suolo pubblico. I lavori, iniziati il 12 marzo e sospesi dopo i problemi strutturali, riprenderanno quindi mercoledì 17 settembre.