Papà, non siate compagnoni: carezze sì, ma un po' di polso!

Stanno cambiando i papà del nuovo millennio. Non sono arrivati al punto di travestirsi da Mrs Doubtfire, come fece Robin Williams nell’omonimo film del 1993 per non separarsi e allontanarsi dai propri figli, ma si stanno intenerendo. È un dato di fatto e l’importanza di un papà di polso, con carezze di velluto, emerge dall’ultimo libro Genitori autorevoli. Una guida per affrontare con equilibrio e competenza la crescita dei figli dalla nascita all'adolescenza del Professor Italo Farnetani, pediatra a Milano, edito da Mondadori Electa.
Non è solo una esigenza imposta dalla coppia che lavora. I papà moderni sono entrati pienamente nel loro ruolo di educatori, attivi e presenti anche in tutti i contesti di vita familiare. E così sono diventati dei compagnoni per i propri figli, specie se di età tra i 3 e i 10 anni, con i quali si divertono, spendendo volentieri del tempo in giochi e attività ricreative. Ai pargoli il 60 per cento dei papà si dedicano soprattutto nel fine settimana e solo i più fortunati o previlegiati (perché i bei momenti fuggono in fretta), che sono poco meno del 42 per cento, trova anche qualche momento nel corso della settimana. E poi sono di aiuto alle mamme: con le quali si dividono le incombenze casalinghe, anche dietro i fornelli, improvvisandosi chef soprattutto nel week end, o tra un impegno di lavoro e l’altro recandosi ai colloqui con la maestra e i professori per sapere come i bimbi si comportano e rendono a scuola.
Nulla da obiettare su questo ‘tenero’ ruolo, anzi, a patto che però i piccoli non finiscano col confondere o perdere l’idea del valore paterno. Ovvero il padre, come si usava chiamare un tempo più spesso il genitore, deve restare per i figli una figura forte di riferimento, un adulto autorevole, su cui potere sempre contare e fidarsi, ma non autoritario. Insomma una persona di polso, con un pugno fermo, avvolto in un guanto di velluto e in grado di condizionare l'ambiente. Perché è importante, precisa il pediatra, che siano chiare nella mente del bambino, specie se piccolo, le differenze di genere. Vale a dire che il papà non deve tendere a diventare un ‘mammo’ esclusivo, emulando il naturale rapporto di empatia che si instaura tra mamma e figlio nei 9 mesi di gravidanza. Il papà deve trasmettere sicurezza e forza, così anche la mamma, ma la sua deve avere il tocco tranquillizzante che si addice all’amorevolezza.
Ma come riuscire ad essere un papà (quasi) perfetto? Ecco alcune regole d’oro per provarci o per lo meno cercare di diventare un papà migliore per i propri figli:
Essere buono con se stesso. Ovvero il papà non deve rinunciare completamente ai propri spazi, ma piuttosto cercare di continuare a stare di quando in quando con gli amici o a fare delle attività che piacciano. È importante che si prenda anche cura della propria salute, mangiando sano e facendo esercizio fisico ad esempio, per essere un modello positivo per i propri figli, e abbandonando abitudini dannose. Come il fumo.
Proteggere i bambini. Cominciando cioè con insegnare loro il senso del pericolo e i rischi: dando soprattutto il buon esempio, anche con comportamenti sicuri, come allacciare la cintura di sicurezza in macchina, non parlare al cellulare mentre si sta guidando. Perché i bambini, attenti osservatori, imparano tutto: presto e subito come una carta assorbente.
Giocare nel tempo libero. È bene in ogni occasione possibile stare vicino ai propri figli, anche con attività ludiche: andare fuori insieme a fare sport o accompagnarli e seguirli alla scoperta del mondo. Riducendo cioè il tempo passato davanti alla tv a favore di un hobby più di qualità.
Dare abbracci. I bambini hanno bisogno di contatto fisico da parte della mamma e anche del papà. È bene abbracciarli quando li si vedono tristi, angosciati e pensierosi, ma anche senza nessun motivo per far sentire loro affetto e una presenza importante e costante.
Rispettare la mamma. Non fare mai discussione davanti al bambino, anche quando non si è d’accordo con la partner, o mostrare gesti violenti nei suoi confronti.
Fare cose 'da mamma'. Ogni tanto il papà può aiutare la mamma a cambiare i pannolini, a dar loro da mangiare o a fare il bagnetto. Il bambino apprenderà un concetto di coppia dove ci si aiuta senza ruoli prestabiliti, ma secondo le esigenze e le disponibilità di tempo o di attitudine. Però, come si diceva, sempre nel rispetto dei ruoli.
Leggere le storie. Leggerle o ancora meglio inventarle è un modo bellissimo per insegnare ai piccoli moltissime cose che non verranno dimenticate. Nel momento della lettura stare seduti o sdraiati vicino al bambino, facendogli capire che si è completamente dedicati a lui.
Insegnare l'autostima, ma non solo. Mostrare al piccolo che lo si apprezza: ascoltandolo, incoraggiandolo, parlando anche dei suoi errori ma senza farlo sentire giudicato. Ovvero lodarlo, spronarlo e premiarlo per l'impegno e non solo per il risultato, non rimproverare e/o scoraggiare.
Insegnare la gestione delle finanze. Soprattutto di questi tempi, insegnare il rispetto e il valore del denaro. Ovvero non rispondere sempre sì ad ogni richiesta, ma organizzare nel tempo la possibilità di raggiungere il premio. È importante inoltre che il bambino apprenda come risparmiare (anche denaro) per raggiungere un obiettivo, che lo aiuterà a responsabilizzarsi nella vita fin da piccolo.