di Fabio Gennari
La sensazione che ti lascia, anche da vuoto, è quella di un luogo magico. Il Parco dei Principi non sembra così imponente da fuori, ma una volta varcati i cancelli capisci subito che ti trovi dentro a uno stadio importante, tosto, pesante e capace di abbracciare la partita in modo armonico e avvolgente.
Tanto per capirci: l’Olimpico è più grande, ma anche più dispersivo; San Siro è più squadrato; lo Stadium di Torino più “verticale” rispetto al terreno di gioco. Il Parco dei Principi è affascinante, anche da vuoto.
Per la Dea la sfilza di partite che si sono giocano in impianti di alto livello sta diventando lunga, è la terza volta negli ultimi dieci anni che si va in campo in Francia (in gare ufficiali) dopo Lione e Marsiglia, città che sono state teatro di gare che l’Atalanta ha sempre impattato per 1-1. Impianti storici e importanti anche in quelle occasioni. Ma questa sera (17 settembre) i nerazzurri dovranno vedersela con i campioni in carica della Champions, cioè l’eccellenza del calcio continentale
All’esterno del Parco dei Principi, oltre ad alcune gigantografie della Champions appena vinta, i colori rosso e blu dominano (perfino gli spartitraffico sono colorati), per uno stadio decisamente vicino alle case e immerso nel contesto urbano di una città enorme come Parigi.
La speranza, per i 1.184 bergamaschi presenti nel settore ospiti e i pochi altri sulle tribune, è di poter vedere una gara degna dell’impianto che li ospita. Vorrebbe dire vedere una Dea in grado di mettere in difficoltà questi super rivali.