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Ottobre ci riserva anche i deliziosi “bertù”, ravioli a forma di orecchie d’asino

Numerosi i proverbi in bergamasco sul mese generoso che segna la fine della bella stagione

Ottobre ci riserva anche i deliziosi “bertù”, ravioli a forma di orecchie d’asino

Di Ezio Foresti*

Utùer è il mese che segnala la fine della bella stagione, ma si fa apprezzare per i suoi doni come i colori dei boschi, le castagne, il vino e i funghi. Una scorribanda tra i proverbi della nostra tradizione porta alla luce anche altre abitudini, in parte dismesse.

Impressiona, per fare un esempio, il numero di detti riferiti all’uccellagione, che iniziano dal 4 ottobre, giorno di San Fransèsch, in cui iè i òsei a ’ndà de mès. È facile capire la sorte dei volatili in questo periodo di passaggio, la passada.

A San Brünù dùrcc a muntù spiega invece che intorno al 6 ottobre i tordi amano frequentare le nostre zone, e a volte finiscono per arricchire la polenta domenicale. Cambia la specie il 15 ottobre, Santa Terésa, dove ci sono lódole a distesa.

Ovviamente sono immancabili i proverbi dedicati al meteo, che offrono preziosi consigli al mondo agricolo. È necessario seminare entro il 16 ottobre, come ammonisce il motto ol dé de San Gal sömna sènsa fal. La stessa data permette di prevedere il tempo addirittura fino a Natale: se l’fa bèl tép ol dé de San Gal, a l’fa bèl tép fina a Nedàl.

Mentre chi non avesse ancora seminato, può recuperare il 18, giorno di San Luca. Ma è proprio l’ultima occasione, dato che chi no sómna per Sal Löca de la rabia l’sa spelöca. Ci sarebbe da strapparsi i capelli, quindi è meglio procedere.

E se il terreno è bagnato? Non importa, söcc o bagnàt, per San Löca töt sömnàt. Sacro e profano si mescolano in de la Madóna del Rosare, castègne e zét per i strade. La prima parte è dedicata alla raccolta dei gustosi frutti, in pieno svolgimento dall’inizio del mese. La seconda alla Madonna del Rosario, festività istituita come ringraziamento per la vittoria nella battaglia di Lepanto, alla quale nel 1571 parteciparono anche diversi bergamaschi, a bordo delle galee veneziane.

Il 7 ottobre, giorno della ricorrenza, a San Lorenzo di Rovetta si svolge una processione particolarmente sentita, in cui si possono assaggiare gli originali bertù, grossi ravioli simili agli scarpinòcc il cui nome nel gergo gaì significa “orecchie d’asino”.

*in memoria