Perché Maroni è sotto inchiesta e la stranezza dell'sms modificato

La Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia. Le accuse riguardano turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita. La prima è una fattispecie di reato che sancisce l’illegalità di qualsiasi tipo di pressione o interferenza nelle scelte contrattuali altrui, come ad esempio rispetto ad un’assunzione; la seconda, invece, riguarda quei casi in cui un soggetto titolare di un incarico pubblico, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induca qualcuno a dare o promettere denaro o qualsiasi altra utilità ad un soggetto terzo.
Alla base di queste accuse ci sarebbero pressioni operate da Maroni stesso per favorire l’affidamento di incarichi professionali a due collaboratrici che lavoravano con lui ai tempi in cui era titolare del Ministero dell’Interno. È una faccenda rilevante poiché, oltre naturalmente al coinvolgimento di un personaggio pubblico in un’inchiesta giudiziaria, c’è anche il fatto che qualora Maroni dovesse risultare condannato, anche solo in primo grado, sarebbe costretto a dimettersi dal ruolo di presidente della Regione, secondo il dettato della legge Severino (quella, per intendersi, che portò a suo tempo Silvio Berlusconi a decadere da senatore).
Due differenti vicende: la prima… Per quanto riguarda la contestazione del reato di turbata libertà di scelta del contraente, il soggetto coinvolto è un’ex collaboratrice di Maroni che avrebbe ottenuto dalla società Eupolis, una partecipata di Regione Lombardia che si occupa di statistica, un contratto di consulenza dai termini molto favorevoli. L’assunzione della donna sarebbe avvenuto sotto pressione di Maroni, esercitata per mezzo di alcuni dirigenti regionali. Uno di questi ultimi, stando alle accuse, avrebbe tarato i criteri di assunzione su misura del curriculum dell’ex collaboratrice, così da non farne apparire sospetta l’assunzione.
… e la seconda. Per quanto riguarda invece l’accusa di induzione indebita, il Pm milanese afferma addirittura che la donna coinvolta avesse una relazione affettiva con l’attuale Governatore. Non essendo stato possibile inserirla nello staff presidenziale in seguito alle elezioni che hanno portato Maroni al Pirellone, quest’ultimo avrebbe comunque caldeggiato l’assunzione di lei presso Expo Spa, la società che si è occupata di organizzare l’Esposizione universale di quest’anno, controllata, per altro, da Regione Lombardia per il 20 percento. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato sottoscritto in prima battuta un contratto di stage di 6 mesi, e immediatamente dopo un legame biennale da più di 5 mila euro al mese. Il tutto, sostiene l’accusa, grazie alle pressioni operate da Maroni. La questione del contratto non è contestata nell'imputazione, ma le indagini partite da lì hanno portato alla scoperta di un presunto reato. A maroni viene infatti contestato di aver spinto affinché la donna partecipasse ad un viaggio di rappresentanza di Expo in Giappone che si sarebbe dovuto tenere in tra fine maggio ed inizio giugno, con tanto di viaggio in business class e alloggiamento in hotel a 5 stelle, per un costo complessivo di 6 mila euro. A confermarlo, ci sarebbe un sms inviato da uno stretto collaboratore di Maroni ad un dirigente di Expo. Il viaggio non è mai stato compiuto, ma la contestazione rimane.
Le reazioni di Maroni. Da parte sua Maroni si è detto assolutamente tranquillo e sicuro della sua innocenza. Il Governatore della Lombardia ha poi dichiarato che l’sms reso noto dagli inquirenti è stato modificato, e che quello originale aveva tutt’altro testo. Il dirigente glielo ha mostrato e - secondo quanto afferma il governatore - «è diverso da quello diventato pubblico. Come è possibile?». Non solo, Maroni, sempre in merito all’accusa relativa al viaggio in Giappone, sostiene che non esiste alcun tipo di danno, poiché il viaggio nemmeno è stato compiuto. L’avvocato di Maroni, Domenico Aiello, ha scritto una nota dicendo: «A parte citazioni ad effetto di alcuni sms il cui contenuto è stato palesemente (e sorprendentemente) modificato, non si colgono né gli estremi del reato, né tanto meno il danno per le casse di Regione Lombardia. Spero che l’accusa non si lasci tentare dalle tante sirene del consenso e si torni da subito a confrontarsi e discutere di fatti e non di valutazioni extra giuridiche che non hanno rilevanza sul piano penale».