Vicenda assurda

Una nuova lavanderia in via Moroni a Bergamo è ferma da quasi un anno per un cavo da allacciare

Il racconto del titolare, Javier Delgado Chirino: «La richiesta fatta a novembre 2024, intanto sono fermo e devo comunque pagare le spese»

Una nuova lavanderia in via Moroni a Bergamo è ferma da quasi un anno per un cavo da allacciare

Tutto è pronto. Ma da undici mesi, alla lavanderia che deve aprire in via Moroni a Bergamo, si sta aspettando che l’azienda elettrica effettui i lavori per l’aumento della potenza. Un semplice cavo da allacciare, per il quale si sta però aspettando da quasi un anno.

Tutto fermo per un cavo

Una situazione davvero assurda quella in cui è coinvolta suo malgrado l’attività “Lavacity”, al civico 150, di cui è titolare Javier Delgado Chirino: «L’attività è pronta: le apparecchiature sono installate, i locali a norma, tutto collaudato – spiega l’uomo al nostro giornale -. Mancano solo i lavori di aumento potenza elettrica da parte di E-Distribuzione, richiesti a novembre 2024, e mai completati».

L’esterno dell’attività in via Moroni, a Bergamo

Il Comune, ha continuato, il permesso lo ha dato. La società dell’energia ha però fatto sapere che il ritardo era dovuto alla ditta esterna che doveva effettuare l’operazione, anche se sarebbe rimasta sul generico e, perciò, non si conoscono le difficoltà sorte nello specifico. Vorrebbe saperlo anche Delgado Chirino, che però racconta come il lavoro consisterebbe nell’aprire una sezione di strada, tirare un cavo e collegarlo al negozio.

Un’impresa bloccata dalla burocrazia

«Abbiamo mandato diverse pec, perché dovevano finire entro il 24 giugno. Poi gli abbiamo scritto a un certo punto tramite l’avvocato e, il primo settembre scorso, c’è stata la prima conciliazione tramite Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ndr). Siccome comunque non si è comunicato più niente di certo, la prossima conciliazione è fissata al 14 ottobre». Nonostante quindi contratti firmati, documenti consegnati, sopralluoghi e numerosi solleciti via mail, portale ufficiale e telefono, la situazione è ferma.

«Nessuna data certa, nessuna risposta concreta. Nel frattempo io pago: affitto, bollette e spese generali. Pago senza poter aprire. Ma non è solo una questione economica. È una questione di dignità e logica. Ho investito in un progetto pulito, locale, utile per il quartiere: una lavanderia aperta a tutti, con area pet per il lavaggio degli indumenti degli animali domestici, distributore di prodotti ecologici, e un servizio pensato anche per le famiglie, i lavoratori e le piccole attività della zona».

Infatti, per circa un chilometro e mezzo lì non ci sono altre lavanderie, perciò alla gente del quartiere farebbe anche comodo. «Quando mi vedono sul posto perché sto facendo dei piccoli lavori o altro, le persone mi chiedono quanto manca all’apertura. I cartelli con scritto “Ci siamo quasi” sono fuori da un anno e mezzo, magari cominciano anche a pensare a una presa in giro».

L’interno dell’attività in via Moroni, a Bergamo

I danni per l’eccessiva attesa

Come se non bastasse, ogni mese in cui rimane fermo, l’imprenditore deve versare novecento euro d’affitto al proprietario dell’immobile, che non c’entra nulla con la questione e giustamente vuole essere pagato. Per Javier, frustrante è pure il fatto che abbia investito, per un’attività che non riesce a partire, una cifra superiore ai centomila euro. E-distribuzione ha dichiarato che farà un rimborso al titolare dei danni per il periodo eccessivo trascorso dalla richiesta, ma solo una volta terminati i lavori. I quali, però, vengono di continuo spostati avanti nel tempo.

«Penso che la mia storia meriti di essere raccontata e diffusa – ha concluso il titolare -. Non solo per me, ma per tutte le persone che, ogni giorno, cercano di fare impresa nel rispetto delle regole, ma si scontrano con un muro di invisibilità e mancanza di responsabilità da parte di chi dovrebbe garantire servizi essenziali».