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“Arte e Natura” alla Carrara: la pittura su pietra tra Cinquecento e Seicento

Un autunno dedicato al dialogo tra arte e paesaggio con una mostra che racconta una delle tecniche più affascinanti e meno note della storia italiana

“Arte e Natura” alla Carrara: la pittura su pietra tra Cinquecento e Seicento

Con l’apertura al pubblico di “Arte e Natura. Pittura su pietra tra Cinque e Seicento”, a cura di Patrizia Cavazzini con la collaborazione di Maria Luisa Pacelli, e di “A&N Kids”, percorso espositivo dedicato ai più piccoli, si completa il programma della nuova stagione espositiva dell’Accademia Carrara di Bergamo.

L’autunno della Carrara è in realtà interamente dedicato al dialogo tra arte e natura, tema che attraversa non solo la grande mostra, ma anche il Public Program, le attività per famiglie e bambini e l’esperienza all’interno de I Giardini PwC: uno spazio verde di 3.000 metri quadrati, riqualificato e per anni inaccessibile, che oggi si configura come una naturale estensione del museo.

La relazione tra I Giardini e il programma culturale della Carrara si fa così sempre più stretta, mentre il tema si riflette anche nella collezione permanente, dove paesaggi, montagne, fiumi, laghi, frutti e fiori diventano protagonisti di una riflessione sull’intreccio tra creazione artistica e mondo naturale.

L’esposizione indaga la nascita e il fiorire di una raffinata tradizione artistica, quella della pittura su pietra, attraverso un percorso di oltre 60 opere, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private italiane e internazionali, tra cui Galleria Borghese, Opificio delle Pietre Dure, Gallerie degli Uffizi, Palazzo Barberini, Musei Reali di Torino e Museo e Real Bosco di Capodimonte.

Si tratta del racconto di uno dei capitoli più affascinanti e meno conosciuti della storia dell’arte italiana: una tecnica nata a Roma negli anni del Sacco del 1527, riscoperta da Sebastiano del Piombo, che prometteva di rendere eterna la pittura grazie alla solidità della pietra. Ne furono attratti artisti e committenti, conquistati dall’illusione di una durata pari a quella della scultura, con cui questa nuova forma d’arte intendeva competere non solo in bellezza, ma anche in permanenza.

In queste opere si manifesta un dialogo sottile tra arte e natura, dove la mano dell’artista incontra quella divina: dove finisce l’intervento umano e dove inizia quello della materia? Come il supporto di pietra partecipa alla creazione dell’immagine? Domande che attraversano il percorso espositivo, che da Roma a Firenze, da Genova a Verona, segue i maestri che si cimentarono in questa tecnica — tra cui Paolo Veronese, Jacopo Bassano, Palma il Giovane, Antonio Tempesta, Orazio Gentileschi e Salvator Rosa.

Una mostra che è insieme ricerca, riscoperta e meraviglia, capace di intrecciare la storia dell’arte con il respiro della natura che la ispira.