L'intervento

Ecco perché dobbiamo salvare “I Maestri del Paesaggio”, un festival che va però rinnovato

Maurizio Vegini, paesaggista e ideatore (nel 2011) della manifestazione, riflette sulla necessità di un rilancio «ambizioso e condiviso»

Ecco perché dobbiamo salvare “I Maestri del Paesaggio”, un festival che va però rinnovato

di Maurizio Vegini*

Negli ultimi tempi, diversi articoli sui giornali locali hanno evidenziato come la manifestazione “I Maestri del Paesaggio” stia attraversando una fase di progressiva riduzione, sia sul piano qualitativo che quantitativo: meno allestimenti, meno partner, meno scuole coinvolte, meno volontari internazionali, meno eventi formativi, divulgativi e ludici, meno soci coinvolti, nessun direttore creativo.

Anche in Consiglio comunale il tema è stato sollevato, a conferma di una preoccupazione diffusa. Eppure, i contributi pubblici restano costanti: un segnale chiaro di fiducia che non può essere sprecato.

Vale la pena ricordare da dove veniamo. La manifestazione nasce nel 2009, dapprima sulle sponde bresciane del lago di Garda – tra Gardone Riviera, Salò e Maderno – e poi, nel 2011, trova la sua casa a Bergamo grazie alla passione e alla visione dell’allora assessore al verde Massimo Bandera su suggerimento del vicesindaco Gianfranco Ceci.

Da quel momento, in diciassette anni di lavoro “I Maestri del Paesaggio” si è affermata come la più importante manifestazione italiana dedicata al paesaggio, riconosciuta e ammirata anche a livello internazionale. È diventata un simbolo identitario per Bergamo: un fiore all’occhiello capace di valorizzare il brand della città e di generare una rete di relazioni e consapevolezze su temi che oggi – tra cambiamenti climatici, sostenibilità e qualità della vita urbana – sono più urgenti che mai.

Sono orgoglioso di vedere come questa intuizione, nata tra scetticismi e difficoltà, abbia oggi il pieno sostegno delle istituzioni cittadine e della Regione Lombardia, che continuano a credere e a investire nella manifestazione. Quando istituzioni e politica – unite, come raramente accade in Italia – decidono di puntare insieme su un progetto, nasce una responsabilità condivisa: quella di rilanciarlo con forza e visione. Questa responsabilità ricade sull’associazione Arketipos, chiamata a elaborare un “Piano di Recupero e Rilancio” capace di riportare la manifestazione ai livelli del 2019 e oltre.

PIazza Vecchia in verde per l’edizione 2025 de I maestri del paesaggio

Il presidente, al momento del suo insediamento nel 2021 dopo le mie dimissioni, aveva dichiarato in un’intervista su L’Eco di Bergamo, la volontà di compiere «un salto», proiettando “I Maestri del Paesaggio” su una scena sempre più nazionale e internazionale. È il momento di trasformare quelle parole in realtà!

Serve un piano ambizioso e condiviso: un progetto che rinnovi il carattere internazionale della manifestazione, che rafforzi la parte educativa e formativa – anche a pagamento, se necessario -, ma che al tempo stesso mantenga un forte radicamento territoriale, coinvolgendo cittadini, associazioni, imprese, scuole e università in modo libero, aperto e partecipato. Un “hub” della cultura del paesaggio al servizio della collettività, in grado di dare valore concreto ai finanziamenti pubblici e all’uso gratuito degli spazi cittadini.

L’obiettivo deve essere chiaro: restituire a “I Maestri del Paesaggio” il ruolo di principale manifestazione italiana e un punto di riferimento unico nel mondo. Per riuscirci, serve l’impegno di tutti: istituzioni, associazioni, cittadini, scuole, oltre naturalmente all’assessorato al Verde cittadino. Perché salvare “I Maestri del Paesaggio” non significa solo preservare un evento, ma difendere un’idea di città e di futuro in cui natura, cultura e comunità crescono insieme.

*Paesaggista dello Studio Gpt, ideatore de I Maestri del Paesaggio. È stato presidente di Arketipos e direttore creativo del Festival dal 2011 al 2020