Il sovraffollamento e le condizioni del carcere di Bergamo sono stati uno dei temi principali del Consiglio comunale di ieri (lunedì 13 ottobre) a Palazzo Frizzoni, dove è intervenuta anche la garante dei detenuti nominata dal Comune, Valentina Lanfranchi.
La novità, stavolta, è che tutti sono stati d’accordo nel considerare da oggi in poi la casa circondariale come se fosse un vero e proprio quartiere della città, chiedendo al tempo stesso a Roma di muoversi il prima possibile per aumentare il personale che gestisce e opera nella struttura.
Sovraffollamento a livelli record
Via Gleno, lo scorso 6 ottobre, ha registrato la presenza di 605 detenuti, con una media di seicento nell’ultimo periodo. Il tutto, considerando che sarebbe costruito per contenerne al massimo 315, con un tasso di affollamento che quindi raggiunge il 190 per cento. A controllarli ci sono duecento agenti di polizia penitenziaria (ma dovrebbero essere 240), con una carenza dei funzionari amministrativi (sono 14, ma ne occorrerebbero 23) e quattro educatori sui sei che sarebbero necessari, senza contare il personale sanitario, gli ecclesiastici e i volontari che offrono il loro supporto ai detenuti.
Nel corso della sua relazione, la garante ha sottolineato come il problema principale sia ovviamente il sovraffollamento, da contrastare non costruendo altre carceri, ma ricorrendo quando possibile alle misure alternative. La situazione attuale, secondo Lanfranchi, non è più sostenibile e non si è in grado di garantire quel compito rieducativo, stabilito dalla Costituzione, che invece la pena stabilita dal giudice dovrebbe avere.
L’aumento dei giovani adulti
Nel suo successivo intervento Fausto Gritti, presidente dell’associazione Carcere e territorio, che ha attuato oltre cento percorsi di reinserimento lavorativo nel 2024, ha ribadito l’importanza delle misure alternative, dopo aver scontato in casa circondariale una parte della condanna. Un progetto che, però, è reso difficile dalla necessità che queste persone trovino una casa e un’occupazione. L’altra questione è l’aumento tra la popolazione carceraria a Bergamo dei giovani adulti, tra i 18 ed i 25 anni, fenomeno secondo lui incentivato dopo l’approvazione del Decreto Caivano.
Il carcere diventa un quartiere
Sono stati infine approvati due ordini del giorno all’unanimità. Il primo, della maggioranza ma concordato con l’opposizione, presentato dalla consigliera Laura Brevi (Futura-Avs-Oltre), prevede di mettere al centro il confronto con chi opera nel carcere ed esortare il governo a potenziare il personale nelle strutture. Il secondo, presentato da Francesca Riccardi (Pd) e firmato dagli altri capigruppo della maggioranza, propone l’equiparazione del carcere di via Gleno ai quartieri della città, con diritto di accesso dei consiglieri, nelle forme concordate, all’istituto.
Da parte sua, la sindaca Elena Carnevali, che negli scorsi giorni ha anche incontrato la direttrice della casa circondariale, Antonina D’Onofrio, ha rimarcato il dialogo costante con i rappresentanti del mondo carcerario bergamasco, oltre che la necessità di gestire l’incremento dei giovani adulti tra i detenuti. Questo perché, con il carcere in queste condizioni, si rischia di pregiudicarne la riabilitazione e incentivare invece un comportamento criminale.