Via Gleno

La relazione della Garante dei detenuti sul carcere di Bergamo: «Entrarci oggi mette i brividi»

Non solo è stato toccato il record del sovraffollamento (605 reclusi su 319 posti), ma è sempre più difficile accedere ai laboratori e alle attività

La relazione della Garante dei detenuti sul carcere di Bergamo: «Entrarci oggi mette i brividi»

di Paolo Aresi

Il carcere è un quartiere della città, con mille abitanti. Seicento sono detenuti. Il carcere è il quartiere peggiore della città, non soltanto perché gran parte di quelli che ci vivono sono privati della libertà, ma anche perché le condizioni abitative sono al limite del sopportabile. E le prospettive per le persone si sono fatte via via più anguste nell’ultimo anno. Risulta sempre più difficile accedere alle misure alternative e alle possibilità di lavoro e di educazione. Per quali motivi?

Della situazione del carcere ha parlato in maniera lucida e accorata Valentina Lanfranchi al Consiglio comunale lunedì sera, 13 ottobre. L’onorevole Lanfranchi è la garante dei detenuti, designata dal sindaco di Bergamo: una figura che rappresenta un ponte tra il mondo della detenzione e la città.

Il 6 ottobre il carcere di via Gleno ha toccato il suo record negativo: 605 le persone recluse contro i 319 posti previsti. Gli agenti di custodia sono duecento, ben al di sotto di quanti dovrebbero essere. Negli uffici dell’amministrazione gli addetti sono quattordici, ma dovrebbero essere ventitré. E mancano anche gli educatori: quattro contro i sei previsti.

Il Consiglio comunale ha ascoltato compatto, con molta attenzione, la relazione della garante, per una volta maggioranza e opposizione si sono sentite unite e l’aula ha approvato all’unanimità i due ordini del giorno presentati che da un lato chiedono al Governo e al Ministero della Giustizia di intervenire e allo stesso tempo chiedono che vengano potenziati i progetti di reinserimento sociale con le postazioni di lavoro sia interne che esterne al carcere.

La paladina dei detenuti

Valentina Lanfranchi si occupa dei problemi carcerari da più di quarant’anni, da quel 1979 in cui venne eletta deputata nelle fila del Pci, Partito comunista italiano. In Parlamento il suo posto si trovava tra due figure di enorme spicco: Pietro Ingrao stava alla sua destra, Pio La Torre alla sua sinistra. Come parlamentare il suo primo atto fu quello di chiedere di potere entrare in carcere per una visita.

In carcere, oggi, a 86 anni, Valentina Lanfranchi ha un suo ufficio e vi si reca tutti i giorni. Per i detenuti lei davvero è un ponte, non soltanto con la città, con il mondo fuori, ma con la possibilità del riscatto (…)

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