il caso

Omicidio di Pamela Genini, la Procura di Bergamo apre un fascicolo: si indaga sul mancato codice rosso

Il procuratore Romanelli: «Verificare se le procedure sono state rispettate». Acquisito un verbale del pronto soccorso di Seriate del 2024

Omicidio di Pamela Genini, la Procura di Bergamo apre un fascicolo: si indaga sul mancato codice rosso

La Procura di Bergamo ha aperto un fascicolo per fare luce sul mancato attivamento del codice rosso che avrebbe potuto salvare la vita a Pamela Genini, la 29enne originaria di Strozza uccisa a Milano dal compagno Gianluca Soncin.

Le parole del procuratore

Il fascicolo è a modello 45, ossia esplorativo, e confluiscono gli atti non costituenti notizia di reato. Una sorta di contenitore necessario per consentire ai magistrati di chiedere documenti e informazioni. È stato affidato al sostituto procuratore Laura Cocucci, nel pool di magistrati che si occupano delle fasce deboli, e verrà seguito dallo stesso procuratore Maurizio Romanelli.

«È stato aperto con il compito di verificare se siano state adeguatamente rispettate le procedure dirette alla tutela della persona offesa – ha spiegato il procuratore Romanelli al Corriere di Bergamo -. Non in prospettiva necessariamente sanzionatoria ma per la verifica del sistema, nel quale è necessario da parte di tutti che prevalga un’attenzione sostanziale senza limitarsi al rispetto burocratico degli adempimenti».

Le due domande che si pone la procura sono: la procedura è stata rispettata? E se anche fosse, c’è qualcosa da aggiustare nel sistema di protezione delle vittime di violenza?

Cosa accadde a Seriate

Il 4 settembre 2024 Pamela Genini si era presentata al pronto soccorso dell’ospedale di Seriate, il giorno dopo essere stata aggredita dal fidanzato Soncin a Cervia. La giovane compilò il questionario previsto dalle procedure del codice rosso.

Nell’anamnesi dettagliata di dieci righe, i sanitari riportarono il suo racconto: «Riferisce ieri sera aggressione fisica da parte del compagno non convivente Gianluca Soncin, buttata a terra e colpita alla testa con pugni, trascinata poi per i capelli per diversi metri. Inoltre ha lanciato oggetti addosso provocandole un trauma al IV dito mano dx».

La ragazza disse anche che non era il primo episodio: «Numerose minacce verbali e via sms», riporta il verbale del pronto soccorso. Tra le risposte di Pamela al questionario, il “sì” alla domanda se lui sarebbe stato in grado di ucciderla.

Perché non scattò il codice rosso

I sanitari inviarono una segnalazione ai carabinieri della tenenza di Seriate, che la trasmisero ai colleghi di Cervia. I militari contattarono poi Pamela, che non volle però presentare denuncia. Proprio perché le vittime di violenze spesso non denunciano, per motivi personalissimi e diversi le une dalle altre, non è necessario querelare perché si attivi il codice rosso. Ma nel caso di Pamela, senza la sua denuncia formale, le parole messe nel verbale non fecero scattare la procedura di protezione.

I carabinieri di Seriate inviarono ai colleghi di Cervia una relazione dettagliata con quello che avevano detto la ragazza e i medici, senza però attivare la Procura di Bergamo. Il ragionamento fu: il fatto si è svolto lì, è di loro competenza. Li informarono che – sempre stando alle dichiarazioni della ragazza – Soncin aveva delle armi e dei coltelli, che a seguito della lite lei aveva un trauma a un dito e sosteneva di precedenti episodi.

A Cervia venne effettuato un controllo sulle armi, come ha puntualizzato il procuratore di Ravenna Daniele Barberini, «per l’articolo 38 del testo unico di pubblica sicurezza». Cioè un controllo amministrativo. Motivo per cui si ritenne allora – e si ritiene ancora a Ravenna – che non fosse necessario avvisare la Procura, nonostante la relazione articolata inviata da Seriate.

Gli atti acquisiti

Per ora nel fascicolo aperto a Bergamo è stato acquisito il verbale del pronto soccorso. Potrebbero essere utili anche i carteggi ed eventuali altre comunicazioni tra la tenenza di Seriate e i colleghi di Cervia. Dalla documentazione è emerso che la procedura seguita è formalmente corretta.

Adesso però si intende approfondire per valutare se si possano introdurre migliorie nella procedura che impediscano tragedie come quella di Pamela. Cosa accadde il 3 e il 4 settembre 2024 interessa anche alla Procura di Milano, dove si sta indagando sull’omicidio per ricostruire il rapporto tra la vittima e il suo assassino.

Le testimonianze a Milano

Lunedì 20 ottobre davanti al pm Alessia Menegazzo e al procuratore aggiunto Letizia Mannella, affiancati dagli investigatori della squadra mobile, hanno sfilato diversi testimoni. Il primo è stato un ex fidanzato di Pamela, con cui la giovane aveva mantenuto i contatti dopo la fine del rapporto alla fine del 2023.

Il testimone ha raccontato che nel maggio 2024 aveva incontrato la modella trovandola «trasandata e con vistosi ematomi sulle braccia» e che qualche mese più tardi si era recato all’Isola d’Elba con un’amica per portare Pamela in Sardegna dopo le violenze subite dal compagno, che aveva tentato di buttarla dal balcone.

L’amica con cui Pamela si era messa in società creando un brand di bikini di lusso e che, nel marzo 2024, le aveva presentato Soncin, ha confermato il quadro di angherie e vessazioni emerso dalle indagini, parlando senza mezzi termini di «rapporto tossico» in cui il 52enne si comportava sistematicamente in modo violento.

Anche l’ex compagna di Soncin ha descritto l’indole violenta e prevaricatrice dell’uomo. La donna, che vive a Cervia e che ha avuto un figlio dall’imputato, ha fatto sapere di non avere più sue notizie da 5 anni e di averlo denunciato per maltrattamenti in famiglia nel 2011, anche se poi la vicenda era stata risolta per via extragiudiziaria. Martedì 21 ottobre saranno sentiti altri testimoni.

I funerali e l’appello della famiglia

Intanto, dalla Procura di Milano è arrivato lunedì 20 ottobre il nullaosta alla sepoltura. La salma sarà trasferita nel pomeriggio di oggi (21 ottobre) alla casa del commiato Dadda-Boffelli di Villa d’Almè, dove verrà allestita la camera ardente, aperta dalle 15 solo a familiari, amici e conoscenti stretti. I funerali si terranno venerdì 24 ottobre alle 10.30 a Strozza, il paese della Valle Imagna dove Pamela sarà poi tumulata.

Sulla porta dell’abitazione dei genitori in via Mezzasco è comparso un cartello scritto a mano: «Non rilasciamo più interviste. Abbiamo già detto tutto. Lasciateci nel nostro lutto, chiediamo rispetto, di lasciarci soli». Un appello ribadito anche in vista delle esequie: niente telecamere, nessuna ripresa, solo silenzio e raccoglimento per accompagnare Pamela nel suo ultimo viaggio.

Il minuto di silenzio in Regione

Lunedì 20 ottobre, durante la seduta del Consiglio regionale, è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare la 29enne. «Un nuovo, tragico fatto di cronaca che, alla vigilia del mese dedicato alle iniziative per contrastare la violenza sulle donne – ha sottolineato il presidente Federico Romani – ci obbliga tutti a una riflessione approfondita e puntuale su quanto le istituzioni possono fare ancora e in misura sempre maggiore per prevenire e impedire episodi simili».