"Storia buffa"

Dopo Albino e Fiorano, portiamo anche a Nembro i menù coi simboli che aiutano i disabili a comunicare

L'idea della psicologa Mologni: «Dopo la pensione porto la comunicazione aumentativa nei ristoranti». Partiti i primi progetti in Val Seriana

Dopo Albino e Fiorano, portiamo anche a Nembro i menù coi simboli che aiutano i disabili a comunicare

Mangiare non significa solo nutrirsi, ma stare insieme, condividere tempo. È da questa premessa che nasce l’associazione “Storia Buffa”, fondata dalla dottoressa ormai in pensione Giancarla Mologni, psicologa clinica dell’età evolutiva con una lunga esperienza in neuropsichiatria infantile.

Dopo anni di lavoro con bambini e ragazzi con difficoltà comunicative, Mologni ha deciso di portare le competenze maturate in clinica nella vita di tutti i giorni. La base del progetto è la “comunicazione aumentativa”, un metodo che utilizza simboli, immagini e parole semplificate per aiutare chi ha difficoltà linguistiche a esprimersi e comprendere. In poche parole, una forma di linguaggio visivo ed emotivo, che Mologni ha sperimentato per anni nel suo lavoro.

«Dopo la pensione, ho pensato di mettere a frutto la mia esperienza in un modo più diretto – racconta la dottoressa -. Lavorare nei luoghi di incontro, come i ristoranti, mi è sembrato un modo più immediato per entrare nella comunità e continuare ad aiutare le persone, invece di aspettare che fossero loro a cercarmi. Così è nata l’associazione alla fine del 2022, con diversi progetti di inclusione in cantiere».

Un menù di simboli

In particolare, è nato il progetto “Un menù di simboli”, che vuole rendere ristoranti, bar e luoghi di incontro più accoglienti anche per chi ha difficoltà a comunicare. L’associazione lavora con i ristoratori per creare menù personalizzati, illustrati con simboli e immagini, che permettono a bambini e adulti con disabilità comunicative di scegliere in autonomia cosa ordinare.

La psicologa Giancarla Mologni

«Non si tratta solo di mangiare – spiega Mologni -. Ma di partecipare, di essere parte di un momento di condivisione. Il pasto deve essere sereno e accessibile a tutti, anche per le famiglie che spesso vivono la difficoltà di comunicare fuori casa».

Le prime esperienze

Le prime sperimentazioni sono partite in Val Seriana (…)

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