il protagonista

Dall’Atalanta alla musica: la nuova avventura di Niccolò Ghisleni, in arte Nyo. (è uscito il suo primo singolo)

Dopo aver lasciato il calcio, l'ex trequartista cresciuto nel vivaio nerazzurro debutta ora come cantante con il suo primo lavoro: "Serio"

Dall’Atalanta alla musica: la nuova avventura di Niccolò Ghisleni, in arte Nyo. (è uscito il suo primo singolo)

Dai campi di Zingonia allo studio di registrazione. La storia di Niccolò Ghisleni, in arte Nyo., è quella di un ragazzo cresciuto con il pallone tra i piedi che ha avuto il coraggio di ascoltare se stesso e cambiare strada. Oggi (venerdì 24 ottobre) è uscito Serio, il suo primo singolo ufficiale distribuito da Urban Records: un brano introspettivo che racconta proprio questo percorso di crescita e rinascita.

L’esperienza all’Atalanta

«Per me Zingonia è casa – racconta Niccolò ripensando agli anni nel settore giovanile dell’Atalanta, dove è entrato a soli 7 anni -. Inizialmente è stato un grande parco giochi. Finire la scuola e andare ad allenarmi era la cosa più bella del mondo».

Cresciuto nel vivaio nerazzurro, Ghisleni ha vissuto l’intera trafila dalle giovanili fino alla Primavera. Ma più che i risultati sportivi, è stata l’esperienza umana a lasciare il segno: «L’Atalanta mi ha dato disciplina ed equilibrio. In alcuni periodi di confusione con la mia famiglia, il calcio è stato il punto fermo su cui attaccarmi».

Con l’Atalanta, Ghisleni ha vinto un campionato e una Supercoppa Primavera

Appartenente all’annata 2001, una delle più fortunate del vivaio atalantino, Niccolò ha giocato insieme a ragazzi che oggi militano in Serie A e all’estero. «Dai pulcini fino alla Primavera siamo rimasti un blocco di dieci ragazzi. Non è una cosa che capita spesso. Eravamo un gruppo super sano, che si voleva davvero bene. Questo favoriva l’inserimento dei nuovi acquisti, sia dall’estero che da altre parti d’Italia».

La gavetta e gli infortuni

Dopo l’Atalanta sono arrivate le esperienze in prestito: Piacenza e Taranto. Tappe che avrebbero dovuto costruire il calciatore professionista, ma che invece hanno fatto emergere altro. «Quando ho iniziato a frequentare gli spogliatoi delle prime squadre, ho capito che non mi piaceva quel mondo», ammette con sincerità.

Ghisleni con la maglia del Taranto (foto di Massimo Todaro)

A complicare tutto, due gravi infortuni al crociato a distanza ravvicinata. Il secondo arrivò proprio quando sembrava rinato: «A febbraio avevo dovuto rescindere con l’Atalanta per scendere in Serie D. Ero ad Acireale, stavo giocando benissimo, c’erano contatti con il Catania che stava per salire in C. Avevo ritrovato la fiducia. Alla terzultima di campionato, però, mi sono rifatto male. Lì ho capito: qualcosa dentro di me era cambiato».

Quando il fuoco si spegne

«Il calcio stava perdendo il fuoco che era sempre stato per me – confessa Ghisleni -. Io sono cresciuto davanti a un parco, uscivo la mattina e tornavo la sera giocando solo a calcio. Quando a un certo punto è iniziato a mancare il divertimento, ho capito che forse non era quello che davvero volevo».

Una consapevolezza maturata negli anni, non una decisione improvvisa. «L’ho sentito tre anni prima di smettere che c’era qualcosa che non andava. Ma anche grazie ai miei cari ho continuato fino in fondo, fino a quando la scelta di mollare è stata una pace per me stesso».

C’era anche il peso delle aspettative: «Arrivo da una famiglia normalissima, super umile. Entravo in campo pensando “devo cambiare la vita dei miei”. Quando questa cosa diventa troppa, ti pesa addosso».

Un legame “di sangue”

Eppure la musica c’è sempre stata, sin da piccolo. «Vengo da una famiglia di artisti: mio nonno suonava la batteria, mia nonna cantava, mia madre è educatrice teatrale, mia zia insegnante di danza». Alle elementari, Niccolò ha imparato a suonare la batteria, studiandola per anni prima che gli allenamenti diventassero troppo frequenti.

Con l’esplosione del genere trap nel 2016-2017, la musica diventa anche un linguaggio condiviso con i compagni di squadra: «Molti di noi hanno iniziato a fare musica insieme. In trasferta, la sera prima della partita, ci trovavamo in camera a lavorare ai nostri progetti. Lo facevamo per divertimento».

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Nyo. (@nyo.music_)

In Primavera registra il suo primo pezzo, ma decide di non pubblicarlo: «Volevo prima consolidarmi come calciatore. Poi gli infortuni mi hanno allontanato anche dallo studio».

Il ritorno di fiamma

«Due anni fa ho iniziato a sentire il bisogno di ritornare in studio, non per fare il rapper o per uscire con una canzone, ma perché sentivo che era un’attività importante per me». Il primo passo arriva grazie a un amico, Cittadini, anche lui ex Atalanta (ora in prestito al Frosinone, ndr), che lo chiama per aiutarlo nel suo album. «Da lì sono ritornato in studio e a un certo punto ho detto: adesso incomincio a fare le mie cose».

E qui la scoperta: «Davanti al microfono, quando sento la mia voce nelle orecchie, entro in un altro mondo, totalmente simile a quello del calcio. Ho ritrovato il fuoco proprio lì».

Serio: il brano della rinascita

Serio nasce quasi per caso, da una base funky molto diversa dal solito. «Il pezzo racconta una crescita personale e artistica fatta sulla difficoltà del momento, quando ho sentito la paranoia, quando il mio sogno non era più quello. È il racconto di come sono andato a riprendermi, ad affrontare le difficoltà per far nascere nuove strade».

L’introspezione è il tema cardine: «Mi piace parlare di quello che una persona può diventare se si rende conto di non avere limiti. Il messaggio che vorrei arrivasse è la voglia di essere se stessi, di non omologarsi, di capire che la vera forza è dentro ognuno di noi».

«Mi sento di nuovo me stesso»

«Al Niccolò bambino direi di star tranquillo. Quando le cose sono diventate concrete, cresceva l’entusiasmo ma anche la paura di dovercela fare. Questo peso mi portava a vivere sempre nel futuro, pensando all’anno dopo invece di godermi il presente», conclude visibilmente emozionato.

Nella musica, invece, ha trovato serenità: «Sento la voglia, l’ambizione, tutto quello che sentivo nel calcio, ma lo vivo in modo totalmente diverso. Sono molto più tranquillo, molto più nel presente». E per il futuro? «Di musica ne ho parecchia, ora bisogna solo capire come organizzarsi. Ma non è una cosa che mi porta stress. Anzi, mi sento finalmente nei miei panni».