È conosciuto come il “Michelangelo indiano” per gli affreschi che, alla fine dell’Ottocento, realizzò nella cappella di San Luigi Gonzaga del Saint Aloysius College di Mangalore, nel sud dell’India. Così, nel 120° anniversario della sua scomparsa, Stezzano dedica un mese intero al suo concittadino fra Antonio Moscheni, pittore gesuita, artista colto e instancabile missionario. Una rassegna di mostre, proiezioni e visite guidate restituisce alla comunità una memoria che ha attraversato il mondo.
La missione di Moscheni
Moscheni scelse di fare il missionario usando la sua arte per diffondere il cristianesimo, come spiega lo storico Antonio Lamera, curatore dell’esposizione “Ti spiego la Bibbia-La mia missione in India” allestita fino al 31 ottobre all’oratorio Sacro cuore con il patrocinio del Comune: «Prima di partire per l’India, Moscheni ebbe delle crisi di salute, ma guarì dopo un pellegrinaggio a Loreto, dove chiese la grazia alla Madonna. Poco dopo, nel 1889, fece domanda per entrare nella Compagnia di Gesù. Compilò dieci album per far conoscere il cristianesimo, con circa 600 disegni».

La ricerca
La passione di Lamera per Moscheni invece nasce più di vent’anni fa: «Nel 2001 lessi che in India avevano emesso un francobollo in suo onore. Qui da noi quasi nessuno lo conosceva, così nel gruppo di ricerca “Stezzano, la Storia” cominciammo ad approfondire la sua figura».

Un lavoro meticoloso che coinvolse anche Pato Solivani, custode di preziosi documenti, e che portò, nel 2005, alla mostra per il centenario della morte dell’artista e alla pubblicazione di due volumi: uno a cura del Comune e l’altro scritto dallo stesso Lamera, ristampato oggi con un capitolo inedito: «Il mio libro sarà disponibile ai visitatori della mostra all’oratorio con un’offerta libera che destinerò interamente a fra Costantino Nespoli, impegnato nella costruzione di un asilo in Malawi».
Il punto di svolta della ricerca fu proprio il viaggio in India (…)