In questi momenti, di fronte a certe prestazioni, vien da dire che tutto è da buttare. Tuttavia, una squadra di calcio è un motore complesso e se ci sono troppi interpreti che giocano male contemporaneamente è difficile immaginare una soluzione pronta all’uso.
Giusto chiedersi, semmai, il motivo per cui praticamente tutti i giocatori abbiano fatto così male. Perché le prestazioni che abbiamo visto sono state così lontane dagli standard migliori? Vero che può succedere, ma è vero anche che se fai delle rotazioni con un gruppo così ampio e pieno di elementi considerati di livello ti aspetti risposte diverse.
Sulemana e Samardzic, ad esempio, a Udine sono sembrati i lontanissimi parenti di quelli che abbiamo visto in precedenza. Il ghanese ha mostrato doti importanti ed è anche stato decisivo in altre partite, è andato in gol e ha creato pericoli. Adesso è in netto calo. Stesso discorso per il serbo. Allargando il discorso, lo stesso si può dire su Zalewski, che prima dell’infortunio aveva meritato solo applausi e a Udine, invece, non è mai riuscito a saltare l’uomo. Davanti a prestazioni così negative diventa difficile ogni ragionamento.
Scamacca è rimasto in campo un’ora, ma si vede che ha bisogno di altro tempo (e lavoro); Krstovic è entrato e si è mangiato un altro gol incredibile. Poi ci sono Ederson e Pasalic, che non hanno mai cambiato marcia. Eppure il brasiliano, pochi giorni prima contro il Milan, aveva fatto tutt’altra impressione. Insomma, anche se stavolta non si è pareggiato la sostanza non cambia: le prestazioni negative di chi scende in campo condizionano la prova di tutti e il risultato. E quando sono ben al di sotto della sufficienza, invece di pareggiare si perde.