Siria, la prima moschea al mondo dedicata alla Vergine Maria

Tartus è una città siriana sul mare, il secondo porto per importanza del Paese. Qui le autorità siriane hanno aperto una moschea dedicata alla Vergine Maria. Si tratta della prima moschea del mondo islamico intitolata alla madre di Gesù. Formalmente si chiama Al Sayyida Maryam, che non è altro che uno dei molti nomi in arabo per indicare la Vergine Maria. A dare notizia dell’apertura di questa moschea unica al mondo è l'agenzia di stampa ufficiale siriana Sana, che riporta quanto ha dichiarato il ministro siriano dei Beni religiosi, Muhammad Al Sayyed, secondo cui dedicare a Maria questo luogo di culto ha come obiettivo quello di confermare «i veri principi dell'Islam, lontano dalle deviazioni, dall'estremismo e dagli anatemi degli esseri umani». Un chiaro riferimento all’Isis e anche ai gruppi di ribelli contro i quali l’esercito siriano del presidente Bashar Al Assad sta combattendo dal 2011.
Le minoranze religiose. E proprio da quando è iniziato il conflitto in Siria nel marzo di quattro anno fa, il regime di Assad ha cercato di ritagliarsi il ruolo di protettore delle minoranze religiose, in particolare dei cristiani, dalla minaccia degli estremisti nel Paese. Prima della rivoluzione, i cristiani rappresentavano circa il 10 percento della popolazione, e con lo scoppio della guerra civile è iniziata una sistematica persecuzione nei loro confronti.
Assad e le minoranze. Il presidente Assad ha sempre tutelato le minoranze, anche perché lui stesso appartiene a una frangia di islam minoritaria. È infatti un alawita, gruppo sciita a cui appartiene la famiglia Assad. il suo regime si è sempre basato sulla spartizione del potere tra gli alawiti e le altre minoranze all’interno del contesto etnico e confessionale del Paese, e sull’estromissione quasi completa della maggioranza sunnita dalla struttura istituzionale ed economica del Paese.
Tartus e gli alawiti. Anche il luogo in cui la moschea dedicata alla Vergine non è casuale. Tartus, oltre a essere il secondo porto sul Mediterraneo del Paese, è la seconda città siriana. Qui dove i russi hanno in concessione una base navale, la popolazione è in prevalenza alawita, la stessa minoranza a cui appartiene Assad. Gli alawiti sono una setta sciita stabilitasi lungo la costa siriana nel X secolo, al tempo della dinastia Hamdanide, che proveniva dalla regione chiamata al Jazira, a cavallo fra l’attuale Iraq, la Turchia e l’Iran. Nel corso dei secoli sono stati ripetutamente perseguitati e sterminati: prima dai Crociati, poi dai Mamelucchi sunniti, poi dall’Impero Ottomano. Dopo il 1920 i francesi che governavano la regione fecero degli Alawiti i loro collaboratori più fedeli, non fidandosi della maggioranza sunnita. Ma con l’indipendenza persero il loro status: riuscirono però a mantenere un ruolo di primo piano nell’esercito grazie all’addestramento ricevuto dai francesi. Nel 1971 prese il potere il generale Hafez Al Assad (padre dell’attuale Presidente), e da allora gli Alawiti hanno costituito le truppe di elite dell’esercito siriano, fedelissime agli Assad.
La madre dei martiri. Oggi la città di Tartus viene chiamata la madre dei martiri, perché dall’inizio della ribellione contro Assad, quattro anni fa, sono morti 70mila soldati alawiti, 10mila circa sono dispersi, 120mila sono stati feriti. Un numero pari alla quasi totalità degli uomini di Tartus in età di combattimento. Dato che durante i funerali scoppiavano spesso proteste da parte delle famiglie disperate, ora non sono permessi più di cinque funerali di soldati al giorno, e i cadaveri si accumulano all’obitorio nell’attesa.
Maria e l’Islam. Il ministro dei beni religiosi, nel presentare la moschea, ha inoltre dichiarato che «dare il nome di Al Sayyida Maryam alla moschea non è altro che un’espressione di fede nei confronti del Sacro Corano». Infatti, sono moltissimi i musulmani di tutto il mondo che ogni anno si recano in pellegrinaggio nei santuari mariani. In Medio Oriente è una tradizione comune, che a poco a poco si sta diffondendo anche nei santuari europei: non è raro vedere donne musulmane che indossano il velo ai piedi della Grotta di Lourdes, ad esempio. E c’è di più: la madre di Gesù viene menzionata in diverse sure del Corano. In particolare, quella dedicata alla Vergine Maria è una delle otto uniche sure dedicate a una persona specifica. Alla cerimonia di presentazione della moschea di Tartus era presente anche un rappresentante del patriarcato maronita di Tartus e Lattakia, monsignor Antoine Dib, il quale si è detto “orgoglioso” di questa iniziativa che «riflette l'unica origine e l'unico scopo delle religioni cristiana e musulmana», esprimendo la speranza che «ogni palmo della Siria» ritrovi la pace.
«Preferita» fra tutte le donne. Maria è una figura molto importante per l’Islam, che pur non ammettendone la maternità divina riconosce il suo concepimento verginale e il suo ruolo di madre del profeta Gesù. Nel Corano, è l’unica donna a cui viene dato l’appellativo di Siddiqah (verace, credente, santa), un attributo dato solo a coloro, di sesso maschile, che sono più vicini ad Allah dopo i Profeti. Solo di Maria il Corano dice, per due volte, che Dio l'ha “eletta”, che l'ha preferita su tutte le donne della terra. Anzi, era consacrata nel seno di sua madre prima della nascita. Inoltre, esiste un detto sacro attribuito con certezza a Maometto che dice che dice che ogni bambino, quando nasce, è “toccato” da Satana, all'eccezione di Maria e suo figlio. Un detto che ricorda molto il concetto dell'Immacolata Concezione.