Anche a Marsiglia, Davide Zappacosta è stato tra i più positivi. E il segnale, continuo, che manda il ragazzo di Sora è importante perché entra in quel gruppo di giocatori che per ogni allenatore rappresentano la certezza. Di partita in partita, senza eccessi positivi (non è un elemento che regala colpi di tacco e giocate sopraffine) ma nemmeno tonfi fragorosi sul piano delle prestazioni. Lui è lì, sul pezzo e sempre pronto a dare una mano.
Scorrendo la stagione di Zappacosta si nota come dal Torino in avanti (unica eccezione la trasferta di Cremona) Juric ci abbia sempre puntato in modo deciso. A sinistra ma anche a destra, consapevole di quanto sia in grado di dare. L’azione da quinto a quinto con la palla perfetta messa sulla testa di Bellanova a Marsiglia certifica come certi automatismi non li perdi con il tempo (è un classe 1992) ma basta ripensare a Udine per ricordare come le uniche due azioni degne di nota, ovvero il gol annullato a Sulemana e quello mancato da Krstovic, partano dai suoi piedi.
E prima ancora, in casa con il Milan, è servito un grande intervento di Maignan per alzare in angolo il destro nel finale che poteva valere la vittoria. La verità è che nella burrasca dei risultati che mancano, spesso è su giocatori come Zappacosta che bisogna concentrarsi. Perché il rendimento di quelli che ci sono sempre e rispondono presente in continuazione è la base solida da cui partire. L’Atalanta ha diversi elementi che rappresentano la garanzia nel tempo, il numero 77 è uno di loro.