A quasi un mese dalla conclusione del Landscape Festival – I Maestri del Paesaggio, il vicesindaco e assessore alla Cultura di Bergamo, Sergio Gandi, replica all’interrogazione avanzata dai consiglieri comunali leghisti Alessandro Carrara e Alberto Ribolla circa il calo di qualità della manifestazione in rapporto al contributo erogato di 47 mila euro.
L’accusa: «Calo della qualità»
I consiglieri, nella loro interrogazione, chiedevano all’amministrazione se condividesse «la valutazione secondo cui le ultime edizioni hanno vissuto un calo significativo in termini di qualità e quantità delle installazioni e delle iniziative collaterali, a fronte di un contributo economico rimasto invariato».
Il contributo di cui si parla è di 47 mila euro a favore dell’associazione Arketipos, che si occupa di curare l’evento. «Negli ultimi anni – scrivevano i consiglieri – si è registrato un drastico calo sia nel numero delle installazioni (da 16 a 2 in cinque anni) che nel numero degli eventi correlati (194 nel 2019, 14 nel 2024)». Nonostante il ridimensionamento, «l’entità del contributo pubblico è rimasta invariata».
Più turisti, meno allestimenti
A replicare, come anticipato, è stato Sergio Gandi, che ha esordito raccontando la storia della manifestazione: «Il Festival è nato nel 2011: l’allora assessore all’Ecologia e al verde che collaborò con l’associazione Arketipos per dare il via alla prima edizione era Massimo Bandera, Lega». Il Festival, prosegue, «ha sempre agito avendo due specifici obiettivi: la formazione e la partecipazione. Al contempo, si è adeguato all’evoluzione dei temi globali e ai mutamenti della città».
Il calo nella quantità delle installazioni sarebbe legato proprio a quest’ultimo punto: «L’incremento delle presenze turistiche in Città Alta ha indotto il festival a diminuire gli allestimenti senza, tuttavia, rinunciare alla scelta simbolica ed emblematica di Piazza Vecchia e ad aumentare, al contempo, le collaborazioni con enti e istituzioni».
Tra quelli citati da Gandi spiccano l’Università di Bergamo e numerosi istituti superiori della città, Accademia Carrara, Biblioteca Civica Angelo Mai, Fai, Duc Bergamo, Teatro Tascabile di Bergamo, Unicef Bergamo. A ciò si aggiungono collaborazioni extra provinciali, come l’Istituto italiano di cultura di Parigi, l’Aiapp, Uniacque e l’Associazione italiana professionisti del verde. Ha ricordato, inoltre, l’istituzione dell’Osservatorio internazionali di studi per il paesaggio del 2023.
«Arketipos ha sempre voluto lasciare un segno»
«I dati relativi alle presenze in città nel corso degli anni – aggiunge – confermano un’affluenza in costante crescita nel periodo del festival». Relativamente all’ultima edizione, dei dieci eventi in programma, cinque sono risultati sold out, uno ha registrato 520 partecipanti, mentre tutti gli altri oscillano tra i 42 e i 100, per un totale complessivo di 1.250 presenze. «Oltre all’attività formativa e culturale, vi è poi il tema delle legacy del festival, vale a dire gli interventi di carattere permanente lasciati alla città. Arketipos ha sempre voluto lasciare segni concreti sul territorio».
Gandi cita il progetto di riqualificazione del parco della Malpensata nei primi anni del festival, una proposta per via autostrada «che ha ispirato l’attuale amministrazione»; negli anni del Covid il progetto Green to the People, un giardino inaugurato nel 2021 all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo; nel novembre dello stesso anno la proposta di riqualifica di via Tasso, che ha offerto «un primo concept che ha poi costituito lo spunto per l’affidamento dell’incarico a Nigel Dunnet, progettista della Green Square 2021»; infine, il contributo per la realizzazione del bioparco di Astino nel 2024.
«Si può perciò affermare che, a partire dall’edizione del festival del 2021, con la ripartenza post Covid e il rinnovamento della governance di Arketipos, il Landscape Festival ha ampliato in modo significativo le proprie collaborazioni con le istituzioni cittadine, nazionali e internazionali, rafforzando – come si è detto – la vocazione di Bergamo come “Città del Paesaggio” – conclude Gandi -. Attraverso progetti culturali, formativi e concreti interventi sul territorio, il Festival si conferma un modello virtuoso di dialogo tra arte, natura, architettura e comunità».