La prima volta

Le cinque cose più interessanti della conferenza stampa di presentazione di mister Palladino

Oltre mezz'ora di chiacchierata in cui sono emersi diversi dettagli interessanti, relativi al lavoro, alla preparazione, ma anche all'uomo

Le cinque cose più interessanti della conferenza stampa di presentazione di mister Palladino

Quello che ha detto, lo avete ormai letto tutti. Ma dentro i circa 33 minuti di conferenza stampa di Palladino da nuovo allenatore della Dea, tuttavia, ci sono tante piccole cose che si potevano notare solo prestando grande attenzione. E che fanno riflettere. Elementi legati anche agli sguardi e al linguaggio del corpo.

Empatia, lavoro e senso di appartenenza: la ricetta di Raffaele

Il nuovo tecnico della Dea ha parlato più volte di Dna atalantino. Lo ha fatto per quanto lui ha imparato a conoscere la Dea da fuori e per come gliel’hanno evidentemente raccontata. Ma anche per come ha studiato la nostra squadra. Perché è evidente che in questi mesi Palladino abbia studiato l’Atalanta.

Voleva venire qui. Adesso che lavora a Zingonia, davanti a tutto ci mette l’empatia. Che non porta punti, per quelli servono lavoro e concetti. Però, se hai una rosa forte – come lui (e non solo lui) ritiene di avere -, si parte dalla convinzione che i giocatori forti devono spingere per dimostrarlo. Il resto viene di conseguenza. Nel tempo.

Integralismo? No, grazie: si lavora per il vestito migliore della Dea

Sul piano tattico, non ci sono dogmi prestabiliti. Si parte con il 3-4-2-1 perché è nelle corde del gruppo, piace all’allenatore e lo stesso mister pensa che sia il modulo più adatto. Tuttavia, anche giocare con il trequartista e due punte è plausibile (3-4-1-2), senza dimenticare che a Firenze ha giocato a quattro in difesa per necessità e per esaltare le doti dei calciatori a disposizione.

A Bergamo, Palladino ha trovato un gruppo importante e ha sottolineato come «uno che è nella rosa dell’Atalanta è forte». Insomma, il lavoro e lo spirito di adattamento non sono due entità astratte per cui è necessario trovare un compromesso di chissà quale tipo. Ci si concentra sulle sfumature.

L’esperienza in Conference e il lavoro fisico

A chi gli ha chiesto della preparazione, fisica e non solo, delle partite, dato che non ci sarà tempo di lavorare una settimana intera fino a dopo il 13 dicembre, il tecnico ha risposto in modo dettagliato. In particolare, per spingere su forza e intensità ha citato il terzo giorno prima di una gara, portando l’esempio della Fiorentina, con cui già nella passata stagione ha fatto un percorso intenso a livello di partite consecutive e arrivando a un passo dalla finale di Conference League. Il team di lavoro, il metodo già sperimentato e grande attenzione ai dettagli sono tutti ingredienti di una gestione che dovrà essere molto precisa e proficua.

Il telefonino bollente, le chiamate ai giocatori e quella (che manca) del Gasp

L’unica battuta un po’ fuori dagli schemi Palladino l’ha concessa quando ha detto: «Il mio telefonino, in questi giorni, è stato bollente». Tante chiamate, ma non quella di Gasperini, che lo stesso Palladino ha definito un maestro, prima di volgere lo sguardo al futuro.

Un approccio giusto e importante, rispettoso di quello che ha rappresentato per la piazza il tecnico di Grugliasco e per gli insegnamenti che ha trasferito allo stesso attuale mister nerazzurro, il quale però vuole guardare avanti e pensare al suo percorso. A quello che può e vuole fare con la Dea.

«Siamo tutti con lui»: le parole di Luca Percassi

«È il primo ad arrivare a Zingonia e l’ultimo ad andare via. Siamo tutti con lui, chi vuole davvero bene all’Atalanta conosce bene quello che serve per ripartire»: l’ad Luca Percassi ha prima salutato il nuovo tecnico e poi detto queste parole. Poco prima, Palladino si era detto «sorpreso» della vicinanza dei dirigenti a Zingonia, ha parlato del senso di famiglia che si respira ed è parso davvero carico. Ogni nuova avventura inizia con i migliori propositi, ma questa volta, dopo la parentesi Juric, l’aria che si respira in casa Atalanta sembra proprio diversa.