"Barista del cuore"

Una questione di famiglia: da Gigi e Simona a Filippo, la bella storia del Caffè Fantoni di Alzano

Da più di trent’anni, in piazza Matteotti la famiglia Bonacina regala chiacchiere e sorrisi. «I clienti migliori sono quelli gentili. Sembra una banalità, ma oggi non è più così...»

Una questione di famiglia: da Gigi e Simona a Filippo, la bella storia del Caffè Fantoni di Alzano

In questa “puntata” della nostra iniziativa “Barista del cuore (QUI tutte le informazioni) vi portiamo ad Alzano Lombardo, dove abbiamo trovato qualcosa che ormai è sempre più raro: un vero bar di famiglia, uno di quelli che non esistono quasi più e che nasce da una storia ultratrentennale.

Il bello è che oggi, questo bar, il Caffè Fantoni di piazza Matteotti, lo guida un ragazzo di appena 24 anni: Filippo Bonacina. Un’età in cui molti stanno ancora cercando la propria strada, mentre lui ha già tra le mani un locale storico, conosciuto da tutti in paese e considerato un punto di riferimento per la comunità.

Appena si entra al Fantoni, più che in un locale sembra di trovarsi in un salotto affollato: un via vai di persone diverse, che si scambiano saluti e due chiacchiere. Dietro al bancone, c’è sempre qualcuno della famiglia Bonacina.

«Eravamo due ragazzini»

Il primo a raccontare com’è nato il locale è Gigi Bonacina, papà di Filippo. «Io e mia moglie Simona siamo qui dal 5 gennaio 1991. Eravamo due ragazzini: avevamo 24 e 22 anni». Gigi aveva appena lasciato un lavoro in Città Alta, dove aveva passato dieci anni, conoscendo molto bene le attività storiche come La Marianna e Mimmo. «Con loro ho capito cosa vuol dire una conduzione familiare vera. Erano aziende nate in famiglia, cresciute così. Mi sono portato quell’impronta ad Alzano. In un locale non ci lavori soltanto: ci passi talmente tanto tempo che finisci per viverci».

Quando la giovane coppia trovò il locale di Alzano, era molto più piccolo, la metà di quello che è oggi. Ma «appena l’abbiamo visto è sembrato cucito per noi». I primi anni non sono stati semplici: «Lavoravamo sempre fino a tardi. C’erano le cambiali, i debiti. Però non abbiamo mai mollato». È arrivata la prima figlia, poi Filippo nel 2001. La famiglia cresce, e con lei anche il bar.

La forza del paese

Chiediamo a Gigi cosa abbia fatto la differenza in tutti questi anni, e lui non ha dubbi: «Se siamo ancora qui, è grazie agli alzanesi. Ci hanno sempre considerato brava gente, ci hanno voluto bene». Molti clienti li seguono da decenni. «La maggior parte delle persone sedute qui oggi sono le stesse che vedevo vent’anni fa. E per me questa è davvero una fortuna».

Filippo ha studiato pasticceria all’Alberghiero di Nembro, anche se oggi, ridendo, ammette: «Non era proprio il mio». Dopo il diploma, ha iniziato ad aiutare i genitori al bar. Un po’ per dovere, un po’ per provare. All’inizio faceva le cose più semplici. Poi, piano piano, ha cominciato a entrare nel ritmo. «Senza accorgermene sono passati cinque anni. La pasticceria non era la mia strada, ma lavorando con mamma e papà ho capito quello che amo fare davvero».

Il “Filippo del Fantoni”

Il salto definitivo è arrivato lo scorso febbraio, quando Gigi, dopo più di quarant’anni di lavoro, ha deciso che era ora di farsi da parte.

Oggi il Fantoni è in mano a Filippo. E non è un bar piccolo: una quarantina di posti all’interno e una trentina fuori. Per un ragazzo di 24 anni è una responsabilità enorme, che però lui vive bene. Dice che fa strano sentirsi “il capo”, ma allo stesso tempo è molto contento e gli fa piacere essere riconosciuto dalla gente come il “Filippo del Fantoni”.

Se c’è una cosa su cui il giovane non ha problemi ad ammettere la sconfitta, è la pasticceria: «Con le torte sono un po’ impacciato, c’è un motivo se non ho continuato quella strada… Mia mamma è cento volte più brava di me», confessa ridendo. Non è un caso che il mercoledì il Fantoni diventa il regno assoluto di Simona, che arriva con le torte fatte in casa per i clienti. «È il giorno delle torte, e vorrei che continuasse così», sottolinea Filippo.

Mamma Simona, del resto, è una colonna portante del bar. Al pari di Gigi, che, sebbene abbia passato il testimone, spesso sbuca ancora dietro al bancone per dare una mano. Oggi il 24enne non si dedica più molto alla pasticceria, ma coltiva nuove passioni, come il caffè e il vino.

«Gentilezza e sorrisi»

Filippo spiega che, a suo parere, il barista perfetto non esiste. Quello che conta davvero è saper stare con la gente. E lui lo sa bene: prima di lavorare al Fantoni era chiuso e timido, poi ha imparato ad aprirsi e scambiare due parole con tutti.

Ma una cosa non è cambiata. Per lui, l’educazione è tutto: apprezza chi saluta, chi ringrazia ed entra con rispetto. «I clienti che preferisco sono quelli gentili. Sembra una banalità da dire, ma oggi non è così scontato…».