di Paolo Aresi
Non si poteva più aspettare: il rischio era che quando finalmente il recinto fosse stato chiuso, tutti gli animali se ne fossero già scappati. Quindi bene ha fatto la Giunta del Comune di Bergamo ad approvare un nuovo regolamento sui “requisiti qualitativi delle strutture ricettive non alberghiere”.
L’obiettivo dichiarato è quello di alzare gli standard di qualità delle case vacanza e delle foresterie, anche nel campo dell’accessibilità da parte di persone disabili. Di fatto, il provvedimento diventa una sorta di blocco dell’allestimento di nuove case vacanza perché fissa criteri assai difficili da rispettare, soprattutto nei centri storici. E qui si trova il punto debole del regolamento: le nuove norme non valgono per le strutture ricettive già esistenti, che non sono chiamate ad alcun adeguamento. Sono invece necessarie per chi volesse aprire una nuova attività.
Le regole impongono che d’ora in poi i locali siano accessibili anche ai disabili, compresi il bagno e la cucina, che ogni appartamento fino a 50 metri quadrati abbia un posto auto, sopra i 50 i posti auto devono essere due. Inoltre, gli appartamenti dovranno ottenere il certificato di agibilità; questa norma vale anche per le strutture già esistenti, che avranno tempo due anni per adeguarsi.
Dice una guida turistica della città: «Certo che ci voleva un regolamento perché le case vacanza in Città Alta e nei borghi sono già troppe. Però la stretta andava fatta senza ipocrisia, senza appellarsi a questioni di “inclusività” e di “qualità”».
Comunque il troppo stroppia. In Città Alta sono presenti quasi duecento case vacanza o bed&breakfast, con una pressione di “densità ricettiva” del 15,72 per cento. In pratica significa che ogni cento case ce ne sono più di quindici per le vacanze. Un valore che viene considerato preoccupante, se non ancora allarmante. Certo per noi bergamaschi si tratta di una situazione alla quale non eravamo abituati. Basti pensare che in dieci anni, tra il 2014 e il 2024, gli arrivi di turisti a Bergamo hanno fatto segnare un 152 per cento in più. Se avevamo mille turisti oggi ne abbiamo duemila e cinquecento.
Le presenze turistiche (numero di turisti moltiplicato per il numero dei giorni trascorsi a Bergamo) sono cresciute del 170 per cento, se avevamo mille presenze, oggi ne abbiamo duemila e settecento. Un bel salto in avanti. Oggi a Bergamo disponiamo di ben 1.634 unità di ospitalità extra alberghiera. Tre anni fa erano meno della metà: 723.
Insomma, una situazione che non si può non governare. Il rischio è quello del cosiddetto “overtourism”, cioè di iperturismo. Che poi provoca reazioni uguali e contrarie, tipo quella dei residenti di Città Alta che hanno chiesto di istituire le “zone del silenzio”, come se la città sul colle fosse un mondo a parte. Ma si può capire.
L’overtourism si verifica quando la presenza turistica è tale che non riconosci più i tuoi luoghi. Quando i prezzi degli affitti vanno alle stelle perché le case sono poche (…)