L'editoriale di Jacobelli

Tre indizi fanno una prova: l’Effetto Palladino ha davvero rigenerato de Roon e associati

Colpisce la rapidità con la quale il successore di Juric ha letteralmente trasformato i bergamaschi, restituendo loro gioco ed entusiasmo

Tre indizi fanno una prova: l’Effetto Palladino ha davvero rigenerato de Roon e associati

di Xavier Jacobelli

Raffaele Palladino ha guidato la prima partita dell’Atalanta il 22 novembre scorso, a Napoli, quando uscì sconfitto dal Maradona. Eppure, l’ottimo secondo tempo dei suoi contro i Campioni d’italia gli aveva procurato corroboranti sensazioni. Al punto di affermare: «Ho una squadra di autentico valore, presto ritroverà se stessa».

Detto, fatto: 26 novembre, Champions League, Eintracht-Atalanta 0-3; 30 novembre, campionato, Atalanta-Fiorentina 2-0; 3 dicembre, Coppa Italia, Atalanta-Genoa 4-0. Bilancio: tre vittorie in sette giorni, una in ciascuna delle competizioni in cui la Dea è scesa in lizza, 9 gol segnati, zero subiti. E oggi, peraltro, cambiando la formazione per cinque undicesimi rispetto a tre giorni fa, a conferma della qualità e della profondità dell’organico allestito dai Percassi.

Colpisce la rapidità con la quale il successore di Juric ha letteralmente trasformato i bergamaschi, restituendo loro gioco, entusiasmo, consapevolezza delle proprie capacità. Se si pensa a che cosa fosse l’Atalanta il 9 novembre, quando venne travolta in casa dal Sassuolo per 3-0, e a che cosa sia oggi, si deve prendere atto di quanto l’Effetto Palladino abbia rigenerato de Roon e associati.

Il successo sul Genoa negli ottavi del torneo tricolore schiude le porte alla grande sfida con la Juve nei quarti. È scaturito da una prestazione autorevole, di certo facilitata dall’espulsione di Fini al 35′. Tuttavia, il gol di Djimsiti segnato un quarto d’ora prima, preceduto dalla traversa di Pasalic e seguito dal palo di Maldini, nonché dalla successiva occasione divorata dal medesimo, ha chiaramente indirizzato la partita a scapito dei rossoblù. I quali avevano pure iniziato la partita con il giusto cipiglio, mettendo in difficoltà gli avversari grazie al pressing e alla marcatura uomo su uomo predisposta da De Rossi, alla prima sconfitta della sua gestione dopo due pareggi e una vittoria.

La distrazione sul cross di Zalewski, con Djimsiti liberissimo di colpire davanti all’incerto Siegrist, ha spianato la strada alla Dea, galvanizzata nella ripresa dall’eurogol di de Roon, consolidato dal tris di Pasalic. Nel finale, l’ex genoano Ahanor, classe 2008, ha chiuso il conto firmando il primo centro della sua verdissima carriera.

All’uscita dal campo, gli 11.651 eroici spettatori presenti sugli spalti hanno riservato applausi scroscianti ai nerazzurri. Sacrosanta la protesta della Curva Nord contro l’assurda decisione di giocare la partita alle 15 di un giorno lavorativo. Dove si dimostra una volta di più come il primo problema del calcio italiano risieda in chi lo gestisce.