Strategia di crescita

La scelta di Palladino è una polizza sulla crescita: chi gioca meno è “costretto” a dare di più

Il mister non crede alle rotazioni preconfezionate e concordate, ma cerca di tenere sempre tutti sulla corda per ottenere il massimo

La scelta di Palladino è una polizza sulla crescita: chi gioca meno è “costretto” a dare di più

«Non credo nel turnover, gioca chi sta meglio e me lo dimostra nel lavoro quotidiano». Queste parole di Palladino, rilasciate in conferenza stampa dopo la sfida con il Genoa, sono importanti per tanti motivi, ma ce ne sono due in particolare che le rendono interessanti, sia pensando al turnover che alla crescita del gruppo. Per certi versi, questioni che si sovrappongono, ma che vanno tutte nella stessa direzione, ovvero quella di un miglioramento che si deve poi tradurre in risultati.

Se sei un giocatore che ha l’obiettivo di mettere in difficoltà il mister, davanti a te c’è un compagno che sai essere a un livello superiore e sei consapevole che non ti basta “aspettare” la partita di Coppa Italia per trovare spazio. Te lo devi guadagnare, quello spazio. Non arriverà solo perché il livello della competizione si abbassa.

Il risultato a cui punta Palladino, dunque, è chiaro: il giocatore aumenta i giri del motore, l’allenatore ha più opzioni possibili e la squadra può esprimersi meglio. Non è detto che si vinca sempre, ma la base di partenza è migliore.

In secondo luogo, il turnover. Il mister ha detto di non crederci, ma crede invece nel lavoro quotidiano per alzare il livello di chi non scende in campo abitualmente. Nei fatti, un incentivo allo stesso turnover. Estremizzando: se tutti quelli andati in panchina con la Fiorentina diventassero improvvisamente perfetti interpreti delle idee “palladiniane”, ribalterebbero le gerarchie e si vedrebbero molti più cambi di formazione. In ogni caso, l’importante è che al centro ci sia il bene dell’Atalanta.