C’è un tratto della nuova Via di Sant’Alessandro che, più di altri, assomiglia a un racconto: è quello che attraversa Mozzo. Qui il cammino non si limita a segnare una direzione, ma si intreccia con scorci, memorie, viste improvvise sulla valle e passaggi che, passo dopo passo, trasformano il viaggio in esperienza.
Con la nuova segnaletica installata dal Comune sul territorio, Mozzo diventa ufficialmente una tappa del cammino che unisce Milano a Bergamo: un percorso antico, che oggi ritrova voce lungo strade moderne e sentieri sospesi tra pianura e collina.
La Via di Sant’Alessandro non è solo un percorso di 88 chilometri: è una storia da attraversare. Parte da Milano, dalla chiesa di Sant’Alessandro in Zebedia, e corre verso Bergamo seguendo idealmente l’itinerario compiuto dal santo tebeo che, nel III secolo, scappò più volte dalla prigionia per difendere la sua fede.
Una fuga diventata leggenda, un’avventura che lo portò tra boschi, corsi d’acqua, villaggi e campagne, fino all’ultimo approdo: il foro di Bergamo.
Il pellegrino in cammino verso Bergamo arriva alla strada che conduce verso il ponte sulla Quisa, piccolo ma simbolico confine naturale che da secoli separa e unisce Mozzo e Ponte San Pietro, imbocca via Papa Giovanni XXIII, tratto iniziale della Via di Sant’Alessandro sul territorio mozzese.
Raggiunta via Manzoni, da via Mozzi si entra nel quartiere della Dorotina: un passaggio di quiete residenziale prima di deviare salendo verso via degli Alpini, nel tratto noto ai mozzesi come il Tombotto, punto di connessione pedonale tra il nucleo storico e la frazione della Dorotina.
Si prosegue imboccando via Verdi verso via della Mola che porta in piazza (…)