A parlare sono i numeri, impressionanti. In campionato, cinque gol in nove partite (più due legni); in Champions un gol e due legni in quattro partite. Complessivamente, sei reti e quattro pali in tredici presenze, quattordici considerando anche la Coppa Italia contro il Genoa in cui ha confezionato un assist.
La media gol complessiva è di una rete ogni 130 minuti: in campo, Gianluca Scamacca ci è stato per 780′ (più recupero). Contando anche l’assist citato, sono sette le reti che lo hanno visto protagonista, una ogni 111′ abbondanti.
Detti i numeri, quello che più stupisce di Scamacca è la partecipazione alla fase offensiva della squadra, che non è affatto legata solo al gol. Aiutato da De Ketelaere al fianco o alle spalle, il centravanti romano ti accorgi di quanto stia facendo nei rari momenti in cui non si vede. Contro il Cagliari, ad esempio, nei 20-25 minuti iniziali della ripresa è rimasto in ombra e la Dea ha sofferto, ridando coraggio agli avversari.
Tecnicamente, Scamacca è molto bravo. Il fatto che abbia segnato una doppietta non è più determinante di quanto riesca a fare spalle alla porta. E tutto questo anche malato: Palladino ha rivelato nel post gara che aveva 38° di febbre. Ciò rende la sua prova ancora più incredibile. Dopo il gol del 2-1 si è visto che il numero 9 della Dea era stremato e a gara terminata si è compreso il perché. In attesa del miglior Krstovic – sperando che prima o poi sbocci pure lui -, l’Atalanta si gode uno Scamacca davvero di alto livello.