I sindacati hanno proclamato uno sciopero di otto ore per la vertenza sulla crisi della Cam: il prossimo 22 dicembre, i lavoratori degli stabilimenti bergamaschi incroceranno le braccia, con presidio all’ingresso della sede di Grumello del Monte dalle 9 alle 11.
Così hanno deciso, d’intesa con i dipendenti, Fim, Fiom, Uilm e la Rsu dell’azienda, per protestare contro l’intenzione della proprietà di dichiarare esuberi e delocalizzare la produzione.
La protesta contro esuberi e delocalizzazione
«La scelta di proseguire lo stato d’agitazione nasce dalla totale assenza di risposte concrete da parte dell’azienda» hanno dichiarato Vincenzo Zammito (Fim), Manuel Carrara (Fiom) e Tsegereda Weldegebral (Uilm) stanno seguendo la situazione.
«Dopo alcuni incontri, l’azienda continua a non assumere impegni chiari e rifiuta di mettere in campo un adeguato sforzo economico. È ormai pressoché evidente una persistente indisponibilità a migliorare l’ultima proposta economica e a fornire informazioni trasparenti sulla gestione degli esuberi e sul futuro di questa realtà produttiva – hanno spiegato -. Una posizione inaccettabile nei confronti di chi ha garantito per anni professionalità, dedizione e qualità, sostenendo l’azienda nei momenti favorevoli e in quelli più difficili».
Chiesti ammortizzatori sociali e uscite graduali
Con questa iniziativa, sindacati e lavoratori ribadiscono la necessità di ricorrere a un ammortizzatore sociale per cessazione di attività, compiendo uno sforzo economico più significativo e riconoscendo un incentivo all’esodo basato su un numero di mensilità, non su un importo economico uguale per tutti. Le altre richieste sono quella di avere maggiore chiarezza e trasparenza sulle ipotesi di uscite graduali, in termini di criteri, tempistiche e numeri.
Si è poi domandato un piano credibile e concreto sul futuro della società, che venga illustrato ai lavoratori, perché al momento delle future intenzioni della Direzione si saprebbe poco o niente.
«La crisi del settore dell’infanzia non può diventare un alibi per scaricare sui lavoratori il costo delle scelte aziendali. Non esiste futuro per l’infanzia senza un futuro dignitoso per chi ha costruito, con le proprie mani, culle, passeggini e seggiolini su cui generazioni di bambini hanno trovato sicurezza e serenità – hanno concluso i sindacalisti -. Per questo chiediamo all’azienda di compiere un ulteriore, necessario atto di responsabilità verso chi ha fatto vivere questa realtà produttiva, sostenendola e portandola avanti con impegno e professionalità».