L'addio

L’abbraccio infinito ad Eugenio Perico, uomo di calcio innamorato della vita

Commovente cerimonia alla Marigolda di Curno per le esequie dell'ex calciatore dell'Atalanta, un uomo in campo e fuori

L’abbraccio infinito ad Eugenio Perico, uomo di calcio innamorato della vita

Alla mente di tanti è tornato alla mente quel gol sotto la Sud in un’ Atalanta-Verona che consegnò lo scudetto agli scaligeri. Eugenio Perico volò verso il pallone a braccia aperte, sicuro di centrare la porta e vivere un’eterna soddisfazione.

Nella stupenda chiesa della Marigolda di Curno la scena si è ripetuta sabato 20 dicembre ai funerali del calciatore atalantino. Un incontro corale sul sagrato e attorno all’altare, dove le braccia allargate erano quelle del Gesù Crocifisso che tantissime volte Eugenio aveva salutato in preghiera. La conformazione della chiesa ha ulteriormente favorito un senso di serena condivisione, nel quale la bara coperta da fiori, maglie e sciarpe calcistiche era un centro di gravità necessario e luminoso.

È sembrato di ritrovare Eugenio nel salotto di casa, di poter sorridere dei suoi racconti, complice la moglie Maurizia che ha declamato con garbo la prima lettura, legata al Dio fatto uomo. E di un uomo che amava la vita ha parlato don Eugenio Nembrini in un’ intensa omelia.

«Sono tifoso atalantino da sempre – ha sottolineato – ma non aspettatevi ricordi delle imprese di Perico ad Ascoli o in maglia neroazzurra. Sulla divisa Eugenio probabilmente non avrebbe scritto “la maglia sudata sempre”, ma “la vita sudata sempre”. La sua storia, anche negli ultimi anni della malattia, ci ha ricordato che ognuno di noi, anche inconsapevolmente, rappresenta una sfaccettatura di Cristo, ciascuno è un segno di Speranza, della presenza di Dio nel mondo. Lui lo è stato nel calcio, da educatore, in famiglia, da volontario. Ha capito e insegnato che l’amore per la vita viene prima di ogni cosa. Ha incarnato i valori più alti e positivi, ma lo ha fatto con convinzione senza accendere riflettori. Ci ha ricordato che ciascuno è un seme che può crescere e dare frutto, purchè messo a dimora in un terreno fertile. E quel terreno è l’esperienza cristiana, che Eugenio viveva, consapevole della presenza di Colui che l’ha amato più di tutti noi ed oggi lo accoglie con un abbraccio infinito».

Il funerale di Eugenio Perico

Al termine della cerimonia, prima che un applauso spontaneo accompagnasse il feretro sul sagrato, si sono succeduti i saluti e i ricordi, quello struggente della figlia con un intenso diario di malattia e quello del sindaco, carico di commossa riconoscenza. La “Canzone del Melograno” di Claudio Chieffo ha allargato il cuore e liberato le lacrime: tutti hanno fatto proprio quel “Devi dirmi dov’è…” intenso e ripetuto.

Infinito l’elenco di quanti hanno voluto esserci, soprattutto compagni di campo ad Ascoli e a Bergamo. Arduo, forse impossibile, completare un elenco che non può non ricordare le delegazioni marchigiane e quella dell’Atalanta, con Umberto Marino, Guido Maconi e numerosi ragazzi delle giovanili con il labaro sociale.

Sulla bara come detto la maglia numero 3 dell’Ascoli, quella dell’Atalanta e sciarpe bianconera e neroazzurra. E ancora Prandelli, Finardi, Bellini, Bonacina, Magrin, Mutti, Foscarini, Adelio e Domenico Moro, Lele Messina, Lucio Seghezzi, la mitica Carla, Rolando Bianchi, Luciano Passirani, Madonna, l’arbitro Casarin, allenatori, giornalisti, gli amici di Curno, delle uscite a pesca, dell’Aido, dei trasporti anziani e di chi lo sostenne nella candidatura a Sindaco. Sul sagrato anche i ragazzi della Curva che quando Genio giocava forse nemmeno erano nati, na che hanno alzato verso il cielo un “Ciao Eugenio” che aveva i connotati di un testimone affidato alle nuove generazioni.

Il funerale di Eugenio Perico

Eugenio è rimasto sul sagrato anche quando il carro funebre si è allontanato con il feretro: è rimasto a condividere ricordi e sorrisi, ipotizzando una cena o un incontro.

In quel salotto, l’ha ricordato don Eugenio, dovremo giocoforza arrivarci tutti. Ma sarà un inizio, e non certo una fine. Eugenio Perico ci accoglierà a braccia aperte, come quel giorno che segnò al Verona Campione d’Italia.