Qualche giorno fa (venerdì 19 dicembre), Zara ha finalmente trovato una nuova casa. La cagnolina, diventata suo malgrado il simbolo di una vicenda piena di controversi paradossi, è stata affidata alla deputata Michela Vittoria Brambilla dopo settimane di polemiche, video virali e indignazione pubblica.
Un lieto fine? Sì, ma solo a metà. Perché Zara non è stata salvata da un sistema che ha funzionato, ma da un’esposizione mediatica così forte da rendere praticamente impossibile continuare a far finta di niente.
Cosa era successo
La storia parte il 7 maggio 2025, quando Ats Brianza interviene dopo un sopralluogo a casa del proprietario della cagnolina e dispone un sequestro amministrativo. Le condizioni in cui Zara viveva non sono ritenute compatibili con la normativa e con il benessere dell’animale. Insieme a lei vengono portati via anche i suoi tre cuccioli, con il supporto dei carabinieri forestali di Lecco e delle guardie zoofile Enpa.
Fin dall’inizio, però, qualcosa non torna. Il sequestro resta solo amministrativo. Secondo i veterinari non emergono segni evidenti di malnutrizione o maltrattamenti diretti. Niente sequestro penale, nonostante il Codice penale parli chiaro quando si tratta di animali detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura.
I mesi in canile
Zara viene affidata al canile Oasi del Cane di Grignano, a Brembate, dove opera l’associazione Animalibera. Resta lì per mesi, fino ai primi giorni di dicembre. In quel periodo Zara si mostra serena, socievole, fiduciosa con le persone. I volontari la descrivono come una cagnolina equilibrata, senza alcun segnale di paura verso gli esseri umani.
Il 5 dicembre, però, Ats Brianza decide che Zara può tornare dal proprietario. La motivazione è sempre la stessa: la questione amministrativa è stata risolta. Ma al momento della restituzione Zara vede l’uomo e cambia completamente. Si irrigidisce, si tira indietro, cerca di scappare. Nei video diffusi dal canile la si vede con la coda tra le zampe, tremante, mentre si rifugia dietro una volontaria.
Parte la segnalazione
Animalibera segnala subito il comportamento ad Ats Brianza, chiede prudenza e almeno una valutazione comportamentale. La risposta è un no secco: il canile non è nel territorio di competenza. Viene contattata anche Ats Bergamo. Altro no, nessuno interviene. Ed è qui che l’associazione si sfoga attraverso i proprio canali social e parla apertamente di fallimento.
«Il fallimento di un sistema. Un sistema che troppo spesso considera il cane un bene, non un essere senziente. Un sistema in cui la prudenza non è contemplata, la valutazione comportamentale non è ritenuta necessaria, e il vissuto dell’animale non ha lo stesso peso della conformità di un recinto. Un sistema che non ascolta un cane che mostra di aver paura».
Il caso esplode
I video di Zara diventano virali. In poche ore la storia esce dai confini del canile e arriva ovunque. Migliaia di commenti, messaggi di rabbia, richieste di spiegazioni. A intervenire è anche la giornalista e istruttrice cinofila Dunia Rahwan:
«Nei regolamenti non è specificato come agire quando un cane manifesta paura verso l’umano di riferimento, perché i cani sono ancora considerati come oggetti – spiega -. Ma sarebbe stato quantomeno opportuno fare una valutazione approfondita dello stato emotivo di Zara».
Ats risponde
Ats Brianza, nonostante tutto, resta ferma sulle sue posizioni. In una nota inviata a LeccoToday ribadisce che il Dipartimento veterinario ha agito nel rispetto della legge e che non sono stati riscontrati maltrattamenti.
È a quel punto che Animalibera decide di pubblicare le immagini delle condizioni in cui Zara e altri animali vivevano. Non per creare scandalo, spiegano, ma per trasparenza. Nelle foto, box sporchi, bui, spazi inadeguati e acqua stagnante.
Non c’era solo Zara
Nel luogo del sequestro non viveva solo la cagnolina. Insieme a lei c’erano tre cuccioli, poi ceduti all’associazione e dati in adozione, ma anche sette mini pony e alcuni conigli.
Secondo Animalibera, anche loro erano detenuti in condizioni gravi, incompatibili con il loro benessere. Per questo l’associazione presenta denuncia alla Procura di Bergamo, chiedendo accertamenti sulle responsabilità e sulle valutazioni fatte.
Il 19 dicembre la svolta
La storia si chiude – almeno per Zara – il 19 dicembre. Michela Vittoria Brambilla annuncia con un video di aver ottenuto l’affidamento della cagnolina. «Ho deciso di intervenire personalmente e sono andata a prenderla con un unico obiettivo: il suo interesse. Ora Zara sta con me e avrà una vita felice: questo è il lieto fine», scrive sui social.
Zara oggi è al sicuro. Questo conta, ma non cancella tutto il resto. Animalibera lo dice chiaramente: la libertà di Zara non basta. «Se per salvarla è stato necessario l’intervento personale di una deputata, significa che la legge non ha funzionato».
Senza i video e il clamore mediatico, che fine avrebbe fatto Zara?