La mobilitazione

Ampia partecipazione allo sciopero con presidio alla Cam di Grumello, ma l’azienda non arretra sugli esuberi

La proprietà vorrebbe lasciare a casa 57 lavoratori e trasformare l'attività in Bergamasca in un semplice import-export

Ampia partecipazione allo sciopero con presidio alla Cam di Grumello, ma l’azienda non arretra sugli esuberi

Hanno avuto un’ampia partecipazione lo sciopero e il presidio oggi (lunedì 22 dicembre) davanti ai cancelli della Cam a Telgate e Grumello del Monte. I lavoratori dell’azienda, storica realtà dei prodotti per l’infanzia, si sono mobilitati contro la decisione della proprietà di dismettere la produzione: una scelta che rischia di mettere fine a un’esperienza industriale radicata nel territorio.

L’azienda non arretra sugli esuberi

Fuori dallo stabilimento di Grumello, il clima era segnato da forte preoccupazione e amarezza: l’azienda ha infatti dichiarato 57 esuberi e, secondo quanto riferito dalle organizzazioni sindacali, non sembrerebbe intenzionata a rivedere la propria posizione. Una prospettiva che fa temere di essere arrivati al capolinea di una vertenza sempre più complessa.

«Abbiamo cercato un confronto per garantire uscite dignitose ai lavoratori, avanzando richieste su ammortizzatori sociali e su una possibile ristrutturazione dell’attività produttiva, ma le nostre proposte sono rimaste inascoltate» spiegano Vincenzo Zammito, Manuel Carrara e Tsegereda Weldegebral, che per Fim, Fiom e Uilm stanno seguendo la vertenza.

Il ridimensionamento

Il nodo principale resta quello degli esuberi, che i sindacati chiedono di gestire con il massimo delle tutele possibili. «Stiamo affrontando questo passaggio cercando soluzioni che permettano alle famiglie colpite di avere sostegni economici adeguati» sottolineano i rappresentanti sindacali. Ma le incertezze non riguardano solo chi perderà il lavoro: anche il futuro di chi resterà in azienda appare nebuloso.

Questo perché Cam non avrebbe chiarito le prospettive industriali, limitandosi a ipotizzare una delocalizzazione fuori dall’Italia e un ridimensionamento dell’attività a semplice struttura di import-export, senza un vero progetto di sviluppo.

Nei prossimi giorni, le delegazioni sindacali tenteranno di riaprire il dialogo con la proprietà, per individuare soluzioni più eque per i lavoratori, mentre non viene esclusa l’ipotesi di nuove iniziative di mobilitazione. Al termine della manifestazione, i sindacati hanno formalmente comunicato all’Azienda che gli incentivi all’esodo proposti sono stati giudicati insufficienti dai lavoratori, chiedendo un ulteriore sforzo economico. La proprietà si è riservata di effettuare una nuova valutazione e di comunicare le proprie decisioni nelle prossime ore.