Dopo mezzo secolo di attese, rinvii e polemiche, sulla rete fognaria di Monte Pora arriva finalmente una parola chiara. E a mettercela è il Tar di Brescia, che in una recente sentenza ha dato ragione al Comune di Castione della Presolana riconoscendo la correttezza del percorso seguito dall’amministrazione comunale, sbloccando di fatto la realizzazione di nuove opere di collegamento dei rifiuti.
La vicenda, dagli anni Settanta a oggi, ha coinvolto intere generazioni di residenti e proprietari di seconde case. «Ora possiamo procedere con la realizzazione di un impianto efficiente, a tutela dell’ambiente, della salute pubblica e dello sviluppo turistico del Monte Pora», ha commentato la sindaca Samantha Tagliaferri a ValserianaNews, che ha riportato la notizia.
Una questione lunga oltre cinquant’anni
Per capire come si sia arrivati a questo punto bisogna tornare indietro di oltre cinquant’anni. Negli anni Settanta, la società lottizzante ha sottoscritto una convenzione urbanistica con il Comune, impegnandosi a realizzare le opere primarie, con un requisito: che le opere sarebbero diventate di proprietà comunale solo dopo la verifica della loro regolare esecuzione.
L’impianto di depurazione realizzato all’epoca si è dimostrato tuttavia fin da subito inadeguato. Nel corso degli anni la gestione è passata di mano più volte, senza mai arrivare a una soluzione definitiva. Alla fine, l’impianto è stato abbandonato. Proprio perché ritenuto non idoneo, il Comune non ne ha mai accettato la proprietà.
Il punto di rottura risale all’estate 2023, con uno sversamento di reflui sulla pubblica via che punta i fari sulla situazione. Il Comune, intervenuto con un’ordinanza, ha quindi imposto ai proprietari e alla società lottizzante di ripristinare il tratto di condotta danneggiato.
Ordinanza che viene impugnata da diversi destinatari. Nel frattempo, ad aprile 2025 si arriva a un accordo transattivo: i soggetti privati si impegnano a sostenere i costi del nuovo collettamento fognario, mettendo a disposizione le risorse necessarie affinché il Comune possa occuparsi della progettazione e della realizzazione dell’opera.
Cosa ha detto il Tar?
Non tutti, però, sono d’accordo. Trentuno proprietari presentano ricorso al Tar, sostenendo che l’onere dei lavori dovrebbe ricadere sull’amministrazione comunale, in quanto, secondo la loro interpretazione, le aree sarebbero già entrate automaticamente nel patrimonio pubblico.
Le sentenze del Tar chiariscono definitivamente la questione. I giudici stabiliscono che il Comune ha agito correttamente nel non acquisire impianti mai collaudati e mai idonei alla loro funzione, che non c’è stato alcun trasferimento automatico di proprietà e che le spese di manutenzione e adeguamento spettano ai privati coinvolti: non solo alla società originaria, ma anche a tutti gli aventi causa, cioè ai successivi acquirenti degli immobili.
Lavori a partire dalla prossima estate
Grazie all’adesione della maggioranza dei proprietari e degli operatori economici, compresa la società che gestisce gli impianti sciistici, il Comune ha già potuto avviare la fase di progettazione. Le risorse raccolte ammontano a circa 2,5 milioni di euro.
Il 22 dicembre, inoltre, il Consiglio comunale ha approvato una delibera che sancisce un nuovo accordo con la società lottizzante originaria per l’acquisizione delle aree necessarie alla realizzazione delle opere. L’obiettivo, a detta della sindaca, è di partire con il cantiere alla fine della prossima estate.
Resta aperto il nodo dei proprietari che non hanno ancora versato la loro quota: per garantire l’avanzamento del progetto, il Comune ha anticipato le somme mancanti e ora procederà al recupero delle cifre dovute.