La Vergine riabbraccia Maaloula

Maaloula, il cuore cristiano della Siria, è tornato a battere. Una nuova statua della Vergine Maria è stata inaugurata sulla montagna che domina Maaloula, l’antica cittadina cristiana nell’ovest della Siria, andando a sostituire quella distrutta dai ribelli nel 2013. Trasportata dalle forze del regime di Assad su una macchina, la statua raffigura Maria secondo la più classica delle iconografie: avvolta in un abito bianco sormontato da uno scialle blu, con le mani alzate in preghiera. A celebrare il ritorno di Maria a Maaolula c’erano decine di famiglie, che si sono riunite insieme a funzionari del governo e dignitari religiosi nella piazza principale della cittadina, che è stata adornata con le bandiere del governo e un ritratto gigante del presidente siriano Bashar Al Assad. Dopo tutto, negli anni che precedettero la guerra, in ogni città del Paese strade, case e palazzi, erano tappezzati dei ritratti di Assad, padre e figlio. La statua della Madonna è stata realizzata da uno scultore locale, è in fibra di vetro ed è alta circa tre metri. È stata collocata sulla base della statua originale e sotto reca la scritta “Pace” in arabo.
Un gioiello arricchito da memorie storico-religiose. Maaloula è qualcosa di più di un villaggio cristiano. La città dal 1999 è iscritta nell'elenco “Tentatives”, che contiene le candidature per accedere alla lista del Patrimonio dell'Umanità Unesco. A Maaolula sono sapientemente dosati la posizione naturale, arroccata in una montagna che pullula di cave e grotte, e un habitat dove si sono formati insediamenti umani sin dall'antichità. Le memorie storico-religiose della prima cristianità fanno il resto.
Qui si parla ancora la lingua di Gesù. Perché Maaloula è un piccolo villaggio che sorge a una cinquantina di chilometri a nord di Damasco, a 1500 metri di altezza, sospesa e sulla montagna. Il Libano è a soli 10 chilometri da qui. Le 5mila persone che lo abitano parlano ancora l’aramaico, l’antica lingua di Gesù. O meglio, parlando il famoso “dialetto siriaco di Maloula”, unico al mondo e molto simile, se non identico, al dialetto aramaico che parlavano Gesù e i primi cristiani.
I monasteri. La città è anche importante meta di pellegrinaggio per la presenza dei monasteri dei Santi Sergio e Bacco, retto dai sacerdoti greco-melkiti, e quello di Santa Tecla, sorto intorno alla grotta santa dove secondo la tradizione locale la discepola di san Paolo passava la sua vita di ascesi e preghiera curando i malati con l’acqua di una sorgente miracolosa. Per arrivare a Santa Tecla si deve percorrere un tragitto scavato naturalmente nella roccia, come fosse una gola. Maaloula ha sempre regalato emozioni fortissime a chiunque vi giungesse in visita. Qui, in questi due monasteri del IV secolo diventati patrimonio Unesco, si assaporava il sapore autentico e antico delle celebrazioni in aramaico. Maaloula è un luogo di speranza per il mondo intero e per la sua gente, nonostante la sua grande sofferenza.
L’orrore della guerra civile siriana non ha risparmiato Maaloula. In questi anni moltissimi civili innocenti sono stati uccisi solo perché cristiani, le case bruciate, le chiese profanate. Si dice che siano 1.200 le vittime dell'odio religioso e altri 450mila gli sfollati. Cifre allarmanti, se si considera che la comunità cristiana rappresenta solo il 5 percento della popolazione siriana. Dopo che l'esercito regolare, con l’aiuto di Hezbollah, ha cacciato i fondamentalisti, la gente fuggita a Damasco ha cominciato lentamente a far ritorno alle proprie case. E insieme alle persone ha fatto ritorno anche la statua della Madonna. Una statua nuova, più bella e splendente di prima, che con la sua presenza si erge a protezione del villaggio diventato un paradigma nella salvaguardia della cristianità più autentica.
Cristiani come merce di scambio. Un’enclave cristiana che a fatica ha cercato di sopravvivere durante i primi anni della guerra civile, che ha dovuto cedere alla furia jihadista e che ora sembra tornare a risorgere. Più volte in questi quattro anni di crisi siriana è stata assediata dai ribelli, conquistata e successivamente liberata. È il luogo in cui la silenziosa ma operosa presenza cristiana è diventata merce di scambio: qui i ribelli hanno rapito a fine 2013 le 12 suore che vennero rilasciate solo dopo la scarcerazione di 153 donne detenute nelle carceri siriane. Nel giorno di Pasqua dello scorso anno è stata proprio Maaloula la meta scelta dal presidente Bashar alAssad per uscire allo scoperto e ribadire il sostegno alla comunità cristiana. Perché Maaloula è anche il simbolo della convivenza secolare tra religioni diverse: i greco cattolici, i greco ortodossi e i musulmani.