Cocktail stories, il Margarita Agrodolce, come una bella donna
Il 22 febbraio gli americani hanno festeggiato il National Margarita Day. Rendiamo anche noi il giusto onore a questo grande classico tra i cocktail più famosi del mondo. Raccontandovi la sua storia. Con tanto di differenti versioni e ricette passo dopo passo.
Quando si parla di Messico non si può non pensare al distillato più famoso e rappresentativo di questa porzione di mondo, il tequila. Questa acquavite, distillata per la prima volta dagli spagnoli e dai loro alambicchi europei, si ottiene lavorando i frutti dell’agave blu, o tequiliana, ed è anche l’elemento caratterizzante di un altro drink simbolo del Paese: il Margarita.
Come spesso accade, non è facile scovare il momento e il posto in cui un cocktail ha fatto la sua apparizione, soprattutto se, nel corso degli anni, il drink è diventato molto popolare e tante e diverse sono le realtà e le persone che alzano la mano a rivendicare la paternità di un tale successo.
Tra le altre, la storia di Carlos Herrera è forse la più credibile, e anche questa volta c'entra una donna. Il barman racconta che mescolò gli ingredienti nel ristorante del Rancho La Gloria nel 1938, per il piacere di una giovane attrice, Marjorie King (da cui il nome), che non poteva bere altro distillato se non il tequila. Nel decennio successivo questa versione elegante del classico shot, accompagnata da sale e limone (che era - ed è - il modo popolare di consumarla) era già sulla bocca di tutti, letteralmente, tanto che lo slogan di un grosso importatore negli Usa di questo distillato, già nel 1945 recitava: «Margarita: is more than a girl’s name» (Margarita: è più di un nome da ragazza).
Margarita
Fresco e dissetante, questo drink ha un sapore inconfondibile grazie all’uso del famoso distillato messicano, che ha per sua natura un profilo molto deciso e sentori erbacei prepotenti. Come ogni sour, prevede l’utilizzo del succo di lime e un elemento addolcente, che per il Margarita è un triple sec, cioè liquore dolce aromatizzato all’arancia, nel nostro caso il Cointreu, la sua versione più famosa. Il bordo del bicchiere è guarnito da una sottile crosta di sale che si scioglie al contatto della bocca e mescolandosi al liquido gli dona il sapore inconfondibilmente sapido, in un perfetto equilibrio. Il Margarita si serve nella coppa da champagne, o più comunemente nella ormai celebre e simbolica Coppa Margherita, dalla classica forma a sombrero rovesciato.
Tommy’s Margarita
Questa variante della bevanda messicana più consumata al mondo ha un storia molto più recente e soprattutto un padre certo. Fu servita per la prima volta nel 1980 nel leggendario Tommy’s Restaurant and Wirld’s Best Tequila Bar di San Francisco, preparata dalle mani di Julio Bermejo, da molti considerato il maggiore esperto di questo distillato, nonché il suo ambasciatore Stati Uniti. In questo caso, l’acquavite messicana da utilizzare deve essere tra le migliori in assoluto, la più raffinata; poi, a questa si aggiunge il lime filtrato e, al posto del triple sec, due cucchiaini di dolcissimo nettare d’agave. Il risultato è un drink sempre rinfrescante e beverino, ma ben più complesso e rotondo rispetto alla versione originale.