Volare per il gusto di farlo

Ben Schlappig, aereo addicted Un anno intero speso in viaggio

Ben Schlappig, aereo addicted Un anno intero speso in viaggio
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Ben Schlappig, newyorkese venticinquenne, ha speso un intero anno sugli aerei. Dal 2014, quando ha lasciato il suo fidanzato e l’appartamento di Seattle che condivideva con lui, ha continuato a volare, ad atterrare in un aeroporto e a ripartire, immediatamente, per un altro scalo. Non gli interessa visitare città e paesi, ciò che desidera è viaggiare, esclusivamente per il gusto di farlo. Tra gli assistenti di volo, il giovane dagli occhiali spessi e dalle orecchie a sventola è una vera e propria star. Quando viene riconosciuto, steward e hostess lo accompagnano al suo posto in prima classe, preoccupandosi di fargli trovare una bottiglia di Dom Pérignon con ghiaccio. Nel luglio 2015 Ben Wofford, giornalista di Rolling Stones, ha accompagnato Schlappig in uno dei suoi viaggi, un’esplorazione dell’Estremo Oriente: da Chicago a Hong Kong – hub preferito di Schlappig, nonché unica città in cui potrebbe vivere - , a Jakarta, a Tokyo, per un totale di 69 ore di volo non-stop. È evidente che il ragazzo non soffre di jet-lag. Per Schlappig, l’aereo è casa. «Sono molto fortunato a fare ciò che amo», ha detto a Wofford.

La perdita del fratello. La passione, o l’ossessione, per aerei e aeroporti risale agli anni dell’infanzia ed emerse in circostanze molto tragiche. Quando Schlappig aveva tre anni, il fratello maggiore Marc morì, appena quattordicenne, in un incidente in barca. La perdita fu devastante per Ben. Secondo la madre Barbara, Marc era come un padre per lui, dato che vedeva quello biologico soltanto nei fine settimana. Nei giorni in cui Ben stava peggio, Barbara lo portava all’aeroporto, dove si calmava istantaneamente, osservando gli aerei partire e atterrare. L’interesse precoce di Schlappig per il volo si definì con maggiore precisione a tredici anni, quando scoprì FlyerTalk, un forum gratuito in cui gli utenti si incontrano per stabilire strategie sugli sconti, inventarsi metodi con cui eludere la burocrazia aeroportuale e condividere occasioni più o meno legali di risparmio. Ben scoprì un’intera comunità di persone che praticavano quello che in gergo si chiama l’“Hobby”.

[Ben, assieme al fratello maggiore]

Ben insieme al fratello Marc

 

Le regole del gioco. Dedicato a nerd aeroportuali con una spiccata abilità per il code-writing e una conoscenza profonda di incartamenti di volo, l’Hobby si gioca rispettando tre “regole”. Regola numero uno: si sceglie una compagnia aerea e ci si prefigge l’obiettivo di assurgere ai livelli più alti dello status “cliente fedeltà”. All’inizio, dunque, un investimento ci deve essere, ma l’importante è che sia fatto con la certezza quasi assoluta che ne valga davvero la pena. A Schlappig, ad esempio, è occorso un anno intero per padroneggiare le tecniche necessarie, sfruttare gli errori negli algoritmi dei sistemi di biglietteria e imparare gli andamenti dei programmi di sconti per viaggiatori frequenti che le compagnie hanno creato dopo la deregulation negli anni Settanta. Regola numero due: collezionare e cancellare quante più carte di credito possibile e sviluppare una serie di trucchi per accumulare i punti che darebbero, virtualmente, le carte di credito emesse dalle partnership di banche e compagnie aeree. Ma c’è una terza norma, ed è quella più importante. Si chiama “Manufacture Spend” e permette di acquisire punti per voli gratis senza spendere nemmeno un soldo. Le carte di credito affiliate alle compagnie aeree danno bonus per ogni dollaro speso, e gli “Hobbisti” sono riusciti a manipolare il sistema mettendo acquisti sulle carte, senza però pagare nulla.

 

 

La deregulation. L’Hobby, e dunque il mestiere di Ben Schlappig, è nato insieme alla deregolamentazione che ha trasformato il mercato delle compagnie aeree, un tempo beni pubblici, in un sistema di corporazioni private. In America un capo esecutivo di nome Bill Bernbach ha elaborato per primo un sistema di viaggio che sarebbe stato rivoluzionario, nel bene e nel male. Per spingere i clienti sporadici a diventare dei clienti-fedeltà, Bernbach ha proposto all’American Airlines di ricompensare i viaggiatori con un viaggio gratis. Poco tempo dopo, l’Hobby prese piede, inaugurato da un manager nel campo dell’abbigliamento, Randy Peterson, dell’Iowa. «Non sono un uomo d’affari. Mi sono inventato un modo per guadagnare viaggi gratis quando queste offerte erano appena nate», ha affermato il personaggio in questione. Che nel 1986 ha fondato una rivista, Inside Flyer, con soli 800 dollari, e nel 1995 ha traghettato i suoi lettori (90mila) su una piattaforma online. Proprio FlyerTalk.

 

Ben-Schlappig

 

Ben - forse - è già miliardario. Schlappig è dunque il risultato di anni di speculazioni e arrembaggi a una sorta di Paese della cuccagna volante, che continua a prosperare, nonostante voci dimesse e impaurite che parlano di una prossima crisi del settore. Ben, intanto, continua a pubblicare postpieni di consigli sul suo blog, “One Mile at a Time”, fondato dopo essersi diplomato in marketing all’Università della Florida, nel 2007. È facile immaginare di che tipo siano questi suggerimenti. Del resto, il giovane Ben è diventato uno dei pezzi grossi dell’Hobby e, si sussurra, è persino miliardario. Le sue entrate provengono da tre fonti, cioè dalla pubblicità sul blog, dai servizi di consultazione e da “operazioni di marketing”, sarebbe a dire da una collezione di commissioni provenienti da carte di credito delle compagnie aeree. «Il fatto è che stiamo battendo le compagnie aeree al loro stesso gioco», ha detto l’anno scorso alla riunione dei talenti più grandi dell’Hobby system. «Quelli che fanno questi programmi sono degli idioti. E siamo sempre un passo davanti a loro».

A 15 anni viaggiava già da solo. Ne ha fatta di strada, Ben Schlappig, da quando metteva il suo talento al servizio della famiglia, affinché viaggiasse a tariffe irrisorie. Si è mosso molto in fretta: già a quindici anni viaggiava da solo, tutti i weekend, scorrazzando da una parte all’altra degli Stati Uniti. La scuola andava come andava, nonostante il suo alto QI; la sua intelligenza, dopotutto, era interamente votata a FlyerTalk e a quanto il forum comportava. La madre ricorda: «all’inizio ero spaventata. Voglio dire, quale madre lascia che il proprio figlio se ne vada in giro per il paese, così giovane?». Dalla sua adolescenza fino ad oggi, Ben ha continuato a coltivare ossessivamente la sua passione per gli aeroporti e per il loro funzionamento. L’interesse per questo ambito del settore trasporti è talmente maniacale, che Schlappig è giunto ad affermare di non essere né eterosessuale, né omosessuale, ma “aereosessuale”.

 

enjoy!

 

«È la mia passione». «Il mondo è così grande, posso continuare a correre. Al tempo stesso, ti rendi conto che il mondo è anche molto piccolo. Voglio quello che non posso avere. Non c’è niente di gratificante in quello che faccio. È folle. Ma mi piace ancora pensare che sono una persona ragionevolmente felice. Nonostante tutto. Faccio quello che amo fare. Devi capire: questa è sempre stata la mia passione». Tale è la morale di Schlappig, almeno secondo le parole riportate dal giornalista di Rolling Stones. Alcuni amici di Ben gli hanno proposto di diventare un avvocato, ma lui non ha nemmeno preso in considerazione l’idea: «E perché mai? Perché dovrei stare seduto in ufficio tutto il giorno, quando posso viaggiare per tutto il mondo?». Continua così la bizzarra avventura di Ben Schlappig, il venticinquenne americano che da quarantatré settimane vive sugli aerei.

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