«I migranti che entrano dalla Grecia sono passati da 500 a 3mila al giorno», ha detto il ministro degli Esteri macedone Nikola Popovski. «L’assistenza che riceviamo dalla comunità internazionale è simbolica, il peso principale è a carico delle istituzioni macedoni». Quello della piccola repubblica dell’ex Jugoslavia è l’ultima rotta che è stata presa d’assalto e che ha dovuto cedere alla pressione delle migliaia di profughi che stanno spingendo per entare in Europa. Ma perché proprio la Macedonia? Da dove vengono? Dove vogliono arrivate. Ecco la risposte alle domande sull’emergenza del momento.
Perché premono sul confine con la Macedonia?
La Macedonia è un piccolo Stato di due milioni di abitanti a nord della Grecia. Era in precedenza la parte meridionale estrema della ex Jugsolavia. Rinominatasi Repubblica di Macedonia l’8 settembre 1991, si separò pacificamente dalla Jugoslavia senza ulteriori modificazioni territoriali. La Macedonia ha fatto richiesta di ingresso nella Ue ma è uno degli Stati in lista d’attesa. Oggi attrae i migranti perché si trova lungo il tragitto più corto che dalla Grecia porta all’Unione Europea e in particolare agli Stati che aderiscono all’accordo di Schengen che prevede apertura delle frontiere.
Da dove vengono?
I migranti ai confini della Macedonia sono parte di quelli che hanno scelto la via di terra, attraverso Turchia e Grecia, per entrare in Europa. In Grecia quest’anno sono sbarcati in 150 mila soltanto nei primi otto mesi dell’anno, cinquantamila più che in Italia in un Paese che ha solo un sesto degli abitanti. Ovviamente nessuno di questi profughi, che sono soprattutto siriani in fuga dalla guerra, intende fermarsi in Grecia, ma vuole proseguire verso la Germania o la Svezia, due Paesi che hanno una politica piuttosto aperta nei confronti dei rifugiati e che ospitano già numerose comunità di siriani e di altri richiedenti asilo. Il passaggio per la Macedonia agevola l’avvicinamento al nord dell’Europa.
Da dove passano?
Il punto di entrata più utilizzato è quello che si trova tra il confine greco e la città macedone di Gevgelija, da dove partono i treni che portano verso la Serbia, la seconda tappa del viaggio. Per i migranti è anche il mezzo di tarsporto più economico. Ed è più sicuro del viaggio scelto da molti sui camion. Dalla Serbia i profughi poi entrano in Ungheria, Paese che aderisce a Schengen. Per questo il governo di Budapest ha deciso la contestata costruzione di un muro di filo spinato alto 4 metri lungo i175 km del confine con la Serbia. La frontiera non è stata ancora ultimata e i profughi sperano di passarla prima della fine dei lavori.
Dove vogliono arrivare?
Ovviamente il paese più ambito è la Germania, che quest’anno ha ha già ricevuto 188mila richieste di asilo (l’Italia, per fare un paragone, è a quota 30mila). In second’ordine c’è la Svezia, che è uno dei paesi Schngen e che quest’anno ha avuto 33mila richieste di asilo. Dall’inizio di quest’anno le richieste nei Paesi dell’Unione sono state complessivamente 437mila (dati di fine giugno). Lo scorso anno erano state 269mila. A questi numeri vanno aggiunte le richieste ai Paesi non Ue: già 147mila quest’anno. A fine anno secondo le autorità tedesche si arriverà a 800mila. Il paese più sotto pressione è comunque la Grecia, che con 65mila richieste ha il più alto numero in rapporto agli abitanti.
C’è un pericolo di rigurgito xenofobo in Germania?
La Germania rimane un Paese piuttosto accogliente per i rifugiati, più ospitale del Regno Unito o degli altri Paesi dell’Europa orientale, ha scritto l’Economist. Ma episodi di xenofobia di gruppi neonazisti si stanno moltiplicando soprattutto nella parte orientale del Paese, la più povera. Un attacco recente è avvenuto a Heidenau, vicino a Dresda: dopo un corteo del partito di estrema destra, circa 600 neonazisti hanno attaccato la polizia, lanciando sassi e bottiglie e ferendo 30 poliziotti. Un centro di accoglienza in via di allestimento in un vecchio edificio è andato quasi del tutto distrutto in un incendio a Weissach im Tal, nel Baden Wuerttenberg, non lontano da Stoccarda. Nel 2015 gli assalti si sono moltiplicati: sono 150 solo dall’inizio dell’anno.
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