Marino, alle 7.30 già al lavoro «Basta tessere e barriere»

Marino, alle 7.30 già al lavoro «Basta tessere e barriere»
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La sua giornata è iniziata con un appuntamento alle 7.30 insieme all’agronomo dello stadio e si concluderà, sempre allo stadio, con una visita guidata e molto dettagliata per conoscere a fondo l’impianto dove gioca l’Atalanta. Umberto Marino va di fretta, il nuovo direttore generale della società orobica è stato presentato a Zingonia dal presidente Percassi e la sensazione è che la Dea abbia trovato un dirigente con grande cultura del lavoro ed enorme passione.

Da Pier Paolo ad Umberto. In sede di presentazione, le prime parole sono state del presidente nerazzurro. «Prima di tutto è doveroso da parte mia ringraziare di vero cuore Pier Paolo Marino per quanto ha fatto in Atalanta negli ultimi quattro anni. C’è un sincero rapporto di amicizia con lui, il saluto e il ringraziamento lo voglio fare a nome anche dei miei figli e tutta la famiglia Atalanta. La nostra è una società ultracentenaria ma allo stesso tempo giovane, dinamica e con tanta voglia di crescere. Ci sono tanti obiettivi da raggiungere, progetti da realizzare ma soprattutto una Serie A da consolidare nel tempo». Il numero uno del club orobico ha parlato con grande trasporto, con il nuovo dirigente tutto è stato fatto molto rapidamente. «La competenza e la professionalità di Umberto Marino aiuteranno l’Atalanta nel progetto di crescita già iniziato. Siamo convinti che lui possa fare molto, dare tanto e lavorare bene. Il suo contratto è di due anni con la possibilità di prolungare per ulteriori due stagioni. Abbiamo avuto un incontro che mi ha colpito molto, gli argomenti toccati sono stati parecchi e abbiamo avuto conferma sulle capacità e sulla professionalità di Umberto Marino. Professionalmente e mentalmente ci ha trasmetto belle sensazioni, oggi abbiamo chiuso il cerchio sulla società e abbiamo grandi manager dove serve: non era possibile per mio figlio Luca continuare a dividersi tra l’Atalanta e le altre attività in modo proficuo, il nostro gruppo ha manager specifici a tutti i livelli. Dal direttore generale in giù. Oggi inizia un nuovo ciclo, siamo molto fiduciosi».

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DIRETTORE GENERALE Umberto Marino - Presidente Atalanta Antonio Percassi

Presidente Atalanta Antonio Percassi
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DIRETTORE GENERALE Umberto Marino

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DIRETTORE GENERALE Umberto Marino

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Presidente Atalanta Antonio Percassi

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DIRETTORE GENERALE Umberto Marino

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DIRETTORE GENERALE Umberto Marino

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DIRETTORE GENERALE Umberto Marino

Presidente Atalanta Antonio Percassi
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DIRETTORE GENERALE Umberto Marino

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DIRETTORE GENERALE Umberto Marino

Zingonia al top in Italia. Il nuovo manager è a Bergamo da pochissimo ma sembra già avere le idee molto chiare. «Sono arrivato a Bergamo da 24 ore e ho trovato una società molto organizzata. Per questo bisogna dare i giusti meriti sia alla proprietà ma anche al mio predecessore Pier Paolo Marino. Ci conosciamo da oltre 20 anni, è un amico e vedo che insieme a Giovanni Sartori è stato fatto un grande lavoro. Spero di essere all’altezza e di continuare sulla strada già tracciata. A pelle mi sono trovato subito in grande sintonia con il presidente e il figlio Luca, certi rapporti iniziano anche grazie a questo tipo di sensazioni. Possibilità di andare a lavorare in Federazione? Non voglio parlarne, sono all’Atalanta e concentriamoci su questa nuova avventura». Entrando nel centro di allenamento nerazzurro, l’impatto è stato forte. «La prima cosa che mi ha colpito è la struttura. Fantastica. Sono malato di impiantistica, mi piace andare a vedere gli stadi e i centri sportivi e sono certo che il centro sportivo di Zingonia sia al top d’Italia e tra i migliori d’Europa. Veramente tanta roba. Tutto è molto funzionale, è stato fatto un ottimo lavoro e ora l’obiettivo è valorizzare sempre di più quanto è presente».

Come è nata l’dea Atalanta. Le parole dell’ex Sampdoria, Inter e Spezia scorrono velocemente. Ecco come è nata l’idea Atalanta. «Conosco il presidente e Luca Percassi da molto tempo, in Lega a Milano ci siamo spesso incrociati e salutati. Il contatto è arrivato da pochissimo tempo, l’incontro decisivo c’è stato una decina di giorni fa e subito ci siamo piaciuti. Abbiamo cercato di concludere velocemente e di trovare subito una soluzione». Bergamo, per Umberto Marino, rappresenta già una grande opportunità. «Per me l’Atalanta è sicuramente un punto di arrivo. Senza dubbio, lo dico senza retorica. È vero che ho alle spalle tanti anni di esperienza, ho già vissuto un grande club come l’Inter ma vi assicuro che lavorare con i giovani e poter plasmare, creare e condividere i progetti di crescita è una grande cosa. L’Atalanta è un modello per il calcio italiano, insieme a Torino e Udinese parliamo di società consolidate a livello numerico e con una struttura importante alle spalle. Ci sono altre realtà che stanno arrivando a questo livello, qualcuna invece si sta perdendo ma quello che conta è ciò che rappresenta la società nerazzurra. Facciamo l’esempio delle liste bloccate a 25 giocatori. Si tratta di un problema per gli altri club, non per l’Atalanta visto che ogni anno ci sono 3-4 ragazzi che vengono fuori e su cui si punta. E poi mettiamoci anche il piacere di giocare a Bergamo: sono stato qui spesso da avversario e non era facile. Quindi sono contento di vivere da dentro una realtà che ha dietro una città che segue tutto con grande passione».

La filosofia di Umberto Marino. Ma come lavora il nuovo direttore generale? Quali sono i suoi principi? «Da anni, ho una filosofia che è questa. Una società di calcio è composta da 5 grandi aree: quella sportiva è il fulcro di tutto, intorno ci ruotano la segreteria, l’area commerciale, quella amministrativa e la comunicazione. Il mio compito è quello di organizzare le attività in modo che tutti possano lavorare al meglio, con serenità e voglia verso l’obiettivo comune. Il collegamento e la comunicazione dei risultati ottenuti alla proprietà è nelle mie funzioni. Mi piace molto condividere, confrontarmi, ascoltare tutte le componenti di ogni area. La mia visione è a 360 gradi, ogni area ha le sue specificità e credo che la combinazione di diverse visioni, il gioco di squadra sia la chiave vincente per ottenere i risultati». Di lui, chi ha già avuto il piacere di lavorarci dice che è un martello, ma anche che ha grandissima competenza. «Diciamo che ho la fortuna di avere tanti amici che mi vogliono bene, magari addirittura parenti che parlano in modo positivo di me. Scherzi a parte, in Lega e in Federazione ci sono persone molto competenti che non hanno bisogno di me. È vero che la conoscenza dei contratti e delle regole fa parte del mio lavoro, è doveroso da parte mia studiare e restare aggiornato in ogni momento. Non lo facessi, sarebbe deleterio per la mia società. La vera forza di un dirigente sportivo è la gente che lavora con te: ho sempre avuto collaboratori validi e se uno riesce a mantenere vivo, stimolato e incentivato il gruppo di lavoro è solo che un bene. Per tutti».

Il calcio è di tutti, via le barriere. Il nuovo stadio è senza barriere, proprio come piace a lui. «Mi piace molto la nuova struttura, da sempre sono favorevole all’eliminazione delle barriere e infatti anche a La Spezia saranno presto eliminate le reti. Non vedo perché ci debbano essere barriere e ostacoli. Ho sempre combattuto con il “Palazzo” per certi fenomeni anacronistici come biglietto nominativo e tessera del tifoso. Mi rendo conto che sono argomenti forti, ma sono convinto che tutte queste decisioni abbiano fatto perdere molto tempo prezioso rispetto al sistema Europa. Il calcio dev’essere fruibile, bisogna ritrovare la gioia di andare allo stadio. Serenamente e all’ultimo momento, divertirsi e cantare facendo casino insieme agli amici. Pensoche i tifosi dell’Atalanta che sono andati a Loftus Road per l’amichevole con il Queens Park Rangers ad agosto si siano divertiti. I giocatori sono a due passi, senti il profumo dell’erba e il contatto con i giocatori. Bellissimo, veramente tanta roba. Bisogna arrivare a quello». Oltre ad una visione molto concreta di quello che serve per riportare la gente allo stadio, anche le idee per migliorare il calcio italiano non mancano. «Quante ore abbiamo per spiegarle? Scherzi a parte, il calcio italiano è indietro rispetto ai Paesi europei. Ci sono tante cose da fare, servono valutazioni lungimiranti con analisi approfondite di cosa non va e l’obiettivo comune di migliorare. Non si può essere superficiali, non è solo un problema di stadi ma il discorso è molto ampio. Speriamo che il calcio e il paese superino il momento complicato».

La chiusura del presidente. Dopo la presentazione del nuovo direttore generale, il presidente Percassi ha commentato l’esordio in campionato. Le sensazioni sono positive, la fiducia sembra totale. «Abbiamo una squadra forte, sono contento. Con il Frosinone i ragazzi mi sono piaciuti, ho visto grande intensità dall’inizio alla fine e questo mi è piaciuto molto. Vorrei vedere ogni volta lo stesso approccio, risultati e bel gioco sono condizionati da tante componenti ma vedere la squadra attaccare e andare avanti anche dopo il rigore sbagliato è stato molto importante. Siamo arrivati alla fine di un’estate dura, a volte non ho dormito e qualche obiettivo sembrava sfumato, ma alla fine siamo stati bravi a chiudere quello che volevamo in modo positivo. Adesso siamo tranquilli? L’Atalanta è la realtà del nostro gruppo - ha concluso Antonio Percassi - che mi fa soffrire di più. Abbiamo passione, siamo tifosi e quindi è normale. È il bello del calcio. Pensiamo alle prossime partite e cerchiamo di salvarci il prima possibile. Forza Atalanta».

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