Il primo giorno di scuola del papà

Non mi sono ancora ripreso. Ieri mattina ho accompagnato mio figlio al primo giorno di scuola. Il primo in assoluto, iscritto alla prima delle primarie, come si chiamano adesso le vecchie elementari. È stata una bella esperienza ma per certi aspetti anche tragicomica, che dice come siamo diventati noi adulti. Ero l'unico padre da solo, perché anche mia moglie aveva una prima assoluta: primo giorno di lavoro. Finalmente. Nel senso che finalmente ha un posto stabile. Ma la mamma ha voluto comunque fare un salto a scuola, qualche minuto per non perdersi del tutto il debutto del piccolino fra i banchi.
All'ingresso dell'istituto si vede solo un folto gruppo di adulti che pigiano per entrare. Ormai anche lì ci vorrebbero i tornelli come allo stadio. I bambini si intravedono appena. La folla si diluisce nel cortile, dove c'è la cerimonia di accoglienza. È un gran vociare, abbracci fra mamme che non si vedevano dall'inizio delle vacanze, come fossero reduci. Prende inizio la cerimonia e in alto è uno sfavillare di smartphone a fotografare gli scolaretti a futura memoria. Nemmeno fossimo sulla croisette del Festival di Cannes, a caccia dei divi da immortalare. Ma i sentimenti sono ancora trattenuti. Dilagano più tardi nelle classi.
I genitori devono presentare i figli ai nuovi compagni. A sentire padri e madri, sono tutti bambini dolci, generosi, socievoli, simpatici, al limite, se proprio si deve trovare loro un difetto, testardi. Una mamma dice che la figlia è la principessa della famiglia. Siamo a posto. Ci mancavano anche i reali. Finito il giro delle presentazioni, i grandi vengono fatti uscire dall'aula. Qualche bambino piange, ma pure fra gli adulti c'è chi lacrima.
È appena avvenuto il distacco, certo, ma i nostri figli non stanno partendo per il fronte. Li rivedremo tra poche ore, coraggio. Sul grande Evento cala il sipario. Domani è un altro giorno. E per fortuna i genitori dovranno restare fuori dalla scuola.