Cos'è il brevetto unico europeo e perché l'Italia vi aderisce solo ora

Dopo un lungo periodo di discussioni e tentativi di mediazioni, l’Italia entro l’autunno aderirà al progetto del Brevetto unico europeo. Si tratta di una normativa comunitaria tesa ad unificare i regolamenti dei Paesi membri in merito alla pubblicazione di brevetti sotto un unico e comune testo, e, parrebbe, comporta robusti risparmi per le imprese. L’Italia, insieme soprattutto alla Spagna, si è sempre dichiarata ostile all’adesione al Brevetto unico europeo, per una serie di questione ricollegabili fondamentalmente alla lingua da adottare in sede di brevetto. Ma dopo tanto tempo sembra si sia giunti ad una soluzione che convinca tutta le parti in gioco.
L’importanza dei brevetti. Come si può intuire, si sta parlando di una procedura di sottoscrizione di una sorta di “diritto d’autore” sulle invenzioni, che ne protegga l’esclusività di utilizzo per chi ha partorito l’idea, almeno per un certo tempo. Per quanto di primo acchito sia una questione che possa far sorridere, occorre precisare che non si tratta delle geniali e strambe trovate in stile Archimede Pitagorico, ma di innovazioni industriali molto importanti. Ogni impresa, infatti, nel naturale scorrere della propria attività, realizza costantemente migliorie e novità per quanto riguarda la propria produzione e diffusione; tutti elementi che, si capisce, la rendono maggiormente concorrenziale sul mercato, poiché dotata di un’innovazione di cui le imprese appartenenti al medesimo settore non dispongono. Lo strumento del brevetto esiste appositamente per concedere l’esclusività per un determinato lasso di tempo dell’utilizzo di una certa invenzione a chi ne è stato l’ideatore.
Il Brevetto unico europeo. Ora, fino a prima dell’introduzione del Brevetto unico europeo ogni Paese aveva un proprio sistema e una propria legislazione in tema, cosa che naturalmente rendeva il brevetto valido esclusivamente entro i confini nazionali. L’introduzione del Brevetto unico europeo è tesa ad ampliare la validità dei brevetti a tutti i Paesi aderenti, semplificando la procedura di sottoscrizione e rendendola «più facile, economicamente meno onerosa e giuridicamente sicura». Il vantaggio immediato per le imprese, oltre a minori costi e maggior snellezza burocratica, riguarda la possibilità di lavorare negli altri Paesi aderenti con molta più facilità, poiché le regole rispetto alla facoltà di utilizzare determinati strumenti, innovazioni e via dicendo, sono le stesse per tutti.
Perché l’Italia aderisce solo ora. Nonostante siano già diversi anni che l’Ue spinga per l’accoglimento collettivo del Brevetto unico europeo, diversi Paesi, fra cui in prima fila l’Italia, hanno sempre mostrato una certa ostilità alla sottoscrizione delle nuove regole. La motivazione principale, per quanto assurdo possa sembrare, era che si poteva registrare un Brevetto unico europeo solo in lingua inglese, tedesca o francese. L’Italia, insieme con la Spagna, si è rivolta alla Corte di giustizia dell’Unione europea contro questa scelta, sostenendo che un regime linguistico ridotto avrebbe arrecato gravi danni alla cultura e alla lingua del nostro Paese e rischi alla competitività interna. Ma dopo diverso tempo e grazie alla vigorosa spinta da parte di Confindustria, l’Italia ha infine deciso di aderire al progetto. E a ragione, anche solo da un punto di vista dei costi: per i primi 10 anni (durata media di un Brevetto unico europeo), il costo di rinnovo per un brevetto si aggirerà intorno ai 5mila euro, e il totale complessivo da pagare per il suo mantenimento su 20 anni sarà di 35.500 euro, con un risparmio complessivo di circa il 78 percento rispetto ad oggi. L’adesione dell’Italia al pacchetto del Brevetto unico «è coerente con la strategia del Governo di rafforzare gli investimenti in innovazione e internazionalizzazione, fornendo un ulteriore strumento di tutela della proprietà industriale alle nostre imprese», ha affermato in una nota il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, Simona Vicari. «Siamo in prima linea per definire le modalità operative più aderenti alle esigenze del nostro tessuto imprenditoriale, per costruire questa nuova dimensione europea», ha concluso la Vicari.