Il giallo dell'assassinio di Maskout boss libico del traffico di uomini
Salah al Maskout, boss del traffico di esseri umani a Zuwara, in Libia, è stato ucciso a Tripoli insieme a8 suoi miliziani nella mattina di venerdì 25 settembre. Le notizie che circolano sulla sua morte sono ancora poche e confuse. Secondo i media locali (tra cui il sito di Libya Herald), Maskout era diretto verso il Medical Centre di Tripoli, nei cui paraggi risiedevano alcuni parenti. Era accompagnato dalle sue 8 guardie del corpo. Il convoglio su cui viaggiavano è stato fermato da quello che sembrava un posto di blocco, ma subito dopo è scoppiata una violenta sparatoria. Gli aggressori, dicono le fonti, sarebbero stati almeno quattro, tutti armati solamente di AK47, tipiche di uomini ben addestrati. Il trafficante è morto nello scontro a fuoco, insieme alla sua scorta. Sempre il Libya Herald sostiene che solo dei professionisti avrebbero potuto sparare con tanta precisione.
Chi era Salah al Maskout. Salah al Maskout, originario di Zuwara, la cittadina portuale che, ad agosto, ha assistito alla morte di centinaia di migranti, era uno degli ufficiali di Gheddafi sopravvissuti al naufragio del dittatore. La presunta fedeltà all’ex leader libico non lo aveva compromesso agli occhi dei nuovi potenti e si era così dedicato a un’attività tanto lucrativa quanto esecrabile: il commercio di uomini e donne. Del resto Zuwara è nota per essere la capitale del contrabbando libico, in particolare in relazione al traffico di esseri umani. Ma al Maskout era molto di più di un semplice trafficante di uomini. Esercitava la “professione” con tanto profitto e tanta abilità, da esserne diventato uno dei leader. Rivestiva una posizione di primo piano nella tratta di immigrati clandestini che dalle coste libiche partono verso l’Italia. Sembra che avesse a disposizione ben trentacinque “carrette del mare” e che la sua posizione di supremazia nel traffico fosse stata agevolata da importanti agganci politici: pare fosse molto amico di Nouri Abusahmain, l’attuale Presidente del Parlamento tripolitano.
Molte ipotesi, nessuna certezza. Il Libya Herald riferisce l’ipotesi secondo cui gli assalitori, che non sono ancora stati identificati, avrebbero inizialmente voluto rapire Maskout, senza ucciderlo. Non si sa che cosa gli abbia fatto cambiare idea o sia andato storto. Forse sono stati “costretti” ad uccidere il trafficante rispondendo al fuoco delle guardie del corpo, dotate di Kalashnikov semiautomatici. Eppure qualcosa non torna: il sito Afrigate News riporta alcuni dettagli sulla relazione del medico legale che sarebbero stati forniti da una fonte anonima, secondo la quale Maskout e i suoi uomini sarebbero stati uccisi da proiettili 9mm Hollow Point e Hydra shok, un tipo di munizioni che in Libia non esistono e che sono invece utilizzati dai servizi di sicurezza statunitensi ed europei. A questo proposito, c’è chi sostiene che i responsabili dell’attentato a Maskout appartengano alle forze speciali inglesi o italiane. Anzi, il Malta Today dà per certo che siano state le forze militari italiane a compiere l'omicidio.
Eppure fonti governative italiane, interpellate da La Stampa, negano qualsiasi coinvolgimento. Si è allora nel delicato campo del complottismo e della dietrologia o realmente le forze militari tricolore hanno delle responsabilità nell'accaduto? Al momento l'ipotesi più credibile (ed è anche quella sostenuta dai media locali) è quella secondo cui la morte di Maskout sia dovuta a un regolamento di conti tra bande libanesi, con l'obiettivo di mettere le mani sui milioni di euro prodotti dal traffico illegale di clandestini. Purtroppo al momento le informazioni sono ancora nebulose e poco chiare. Nelle prossime ore, forse, si potranno avere maggiori certezze.