Tutte le tappe della vicenda

Riepilogo del caso Pezzoni (uno tsunami su Treviglio)

La laurea dichiarata ma mai conseguita; l'indagine per truffa e quella per abuso d'ufficio; il terremoto politico. Ma il sindaco ha deciso di non dimettersi

Riepilogo del caso Pezzoni (uno tsunami su Treviglio)
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La prima scossa è stata registrata la mattina di mercoledì 23 settembre, in un ufficio dell’Istituto Salesiano di Treviglio. Lì, per la prima volta, Giuseppe Pezzoni, sindaco della città della Bassa e preside-insegnante della scuola, s’è trovato faccia a faccia con la sua bugia più grande. Riccardo Nisoli, giornalista del Corriere della Sera Bergamo, ha infatti scoperto la verità: Pezzoni, a differenza di quanto dichiarato, non s’è mai laureato all’Università Cattolica di Milano con una tesi intitolata Esegesi e scrittura in Anfilochio di Iconio. Nisoli mette alle strette il sindaco, che alla fine ammette: «Tra il ’99 e il 2000 sono stato a casa perché non ce la facevo più... Sono due o tre settimane che stavo pensando di piantare tutto, sono esausto». A quel punto Pezzoni si è diretto verso l’aula conferenze dell’istituto, dove lo attendevano circa 100 anziani per un incontro dell’Università della Terza età. È lì che il sindaco di Treviglio, per la prima volta, ha svelato la sua bugia.

 

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[Il municipio di Treviglio]

 

Lo tsunami parte da Facebook. La scossa è stata di quelle forti. Era solo questione di tempo perché arrivasse lo tsunami. Alle 15.15 di quello stesso 23 settembre, sulla sua pagina personale Facebook, Giuseppe Pezzoni pubblica un lungo post in cui racconta tutta la sua verità: «Io, Beppe Pezzoni, ho uno scheletro nell’armadio. Nel 2001, dopo un anno di riposo dovuto al sovraccarico di lavoro, ho raccontato una balla: ho dichiarato alla scuola di aver discusso la tesi di laurea quando così non è stato. La tesi è rimasta nel computer, così come il titolo di dottore. Ma ho fatto il prof con tutta la passione che già avevo iniziato a metterci quando mi chiesero di fare una supplenza e poi quando mi è stata data una possibilità di proseguire. Mi ci sono trovato dentro e bene, perché quella in cui sono stato è per me molto più di una scuola. Oggi però non sono più nelle condizioni di continuare, credo sia necessario riconoscere un errore trascinato nel tempo e garantire alla scuola ogni azione perché possa avere un prof ed un coordinatore delle attività didattiche degno di questo nome e di questo titolo. Mi restano i ricordi dei tanti momenti passati, del cammino percorso con tante persone e dell’impegno che ci ho sempre messo, lì come in tutti i ruoli che ho ricoperto in questi anni. A tutti coloro che con me, nelle situazioni più diverse, hanno condiviso parte del cammino, vanno le mie scuse. Ma non posso permettere e permettermi di andare avanti così. Grazie a tutti e, di nuovo, scusatemi».

Sotto choc. Per Treviglio è un vero e proprio choc. Pezzoni era preside di liceo all’istituto dei Salesiani di Treviglio e, dal 2011, anche sindaco del Comune con il centrodestra. Basta chiedere agli abitanti della città della Bassa per capire che la sua Amministrazione, a molti, piace. Per questo ora fa male. Il suo mandato da primo cittadino scadrà nella primavera del 2016 e poche settimane fa Pezzoni aveva annunciato di volersi ricandidare. Ma quando lo tsunami è arrivato, ha colpito tanti. In primis il 49enne originario di Romano di Lombardia: poco dopo la sua confessione, il pm Giancarlo Mancusi ha aperto un’inchiesta per truffa aggravata e falso ideologico. Ma anche le persone che, in questi 14 anni di menzogne, sono state vicine a Pezzoni, come don Renato Previtali, rettore dell’Istituto salesiano, o le persone del suo entourage politico. Senza dimenticare i tanti alunni che si sono diplomati proprio sotto la guida del professor Pezzoni.

 

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[Pezzoni con due suoi studenti. Era stimato da molti ragazzi (foto Facebbok)]

 

Le conseguenze politiche. Ma, com’era prevedibile, è sul fronte politico che ci sono state le reazioni più veementi. Pezzoni governa a Treviglio con una Giunta composta da Lega e resti di Forza Italia, partito con cui ha rotto da tempo per i dissidi avuti con Alessandro Sorte, oggi assessore alla Mobilità al Pirellone ed ex coordinatore provinciale degli azzurri. Tanto che, quando ha annunciato la sua ricandidatura, l’ha fatto con l’appoggio di Lega, Nuovo Centrodestra e Nuova Italia, ma non di Forza Italia. E proprio gli azzurri, dopo un iniziale silenzio, sono stati tra i più duri contestatori di Pezzoni. Il 28 settembre, il deputato Gregorio Fontana e il senatore Enrico Piccinelli, commissari provinciali del partito, hanno dichiarato: «Eravamo convinti che le dimissioni di Pezzoni arrivassero presto in quanto atto dovuto, ma visto che questa scelta tarda a venire, la sollecitiamo pubblicamente. È un atto non più prorogabile. In primo luogo perché solo così si potrà ridare dignità alla politica e all’istituzione municipale, in secondo luogo per rispetto nei confronti degli elettori che nel 2011 gli avevano dato fiducia e che vogliono si faccia di tutto per non consentire che la città cada in mano alla sinistra. A Treviglio, in Forza Italia e negli altri partiti di centrodestra, c’è una classe dirigente competente e capace in grado di poter vincere la sfida del 2016. Per noi questi sono punti prioritari che mettono in secondo piano qualunque altra discussione e valutazione in merito a vicende amministrative».

Dimissioni sì, dimissioni no. A far discutere, infatti, è stata la scelta del sindaco di non presentare le proprie dimissioni subito dopo lo scoppio dello scandalo. Per giorni si sono rincorse le voci, ma Pezzoni non è mai passato all’azione, nonostante le pressioni di Pd e M5S. Dopo un iniziale choc, è stato il suo stesso entourage a spingere il primo cittadino a non mollare: sono ancora tante le azioni di governo da portare a termine prima della fine del mandato. Una posizione esplicitata da Daniele Belotti, segretario provinciale della Lega: «Noi siamo per una posizione diversa da Forza Italia, magari poco elettorale, ma di responsabilità per i cittadini per i quali il commissariamento è lo scenario peggiore. L’amministrazione è stata buona, ciò non toglie che l’atto di cui si è reso protagonista Pezzoni sia grave. Il sindaco si deve dimettere ma non subito. Deve avere il tempo di fare il passaggio di consegne e non lasciare questioni aperte che un commissariamento porterebbe alla paralisi».

 

cartelloni elettorali pezzoni

[Foto Facebook]

 

Pagazzano, l'ascesa politica e gli studi. Intanto, mentre a Treviglio monta la polemica, c’è un altro Comune della bergamasca ad aver subito il contraccolpo dello tsunami: Pagazzano. È in questo paese di 3mila anime, terra di confine della Diocesi di Bergamo, che inizia la carriera politica di Beppe Pezzoni. È il 1990 quando, appena 24enne, entra in Consiglio comunale. Gli bastano pochi mesi per mostrare le sue qualità, tanto che 3 anni dopo viene eletto sindaco dagli stessi consiglieri in seguito a una crisi di governo. Nel 1995 si candida pubblicamente e il risultato è di quelli importanti: il 79,71 percento degli abitanti lo vota. Inizia così un governo serio, oculato, positivo. E nel 1999 vince di nuovo, con il 66 percento dei consensi. Proprio in quegli anni inizia la sua collaborazione con i Salesiani (dichiarandosi laureando) e mostra di essere un fine politico, non chiudendosi nei recinti di un partito e stringendo ottimi rapporti trasversali nelle forze di centrodestra. Anche Bergamo, successivamente, conoscerà bene Pezzoni: nel 2005 diventa presidente della Fondazione Mia e proprio sotto il suo mandato prende quota il “progetto Astino”, riconsegnato alla popolazione orobica quest’anno. La sua ascesa politica, però, frena gli studi: sebbene già nel 1992 avesse deciso su cosa avrebbe dovuto vertere la sua tesi in Lettere e chi sarebbe stato il suo relatore (il professor Luigi Pizzolato), gli ultimi esami pare non darli mai. L’ultimo, stando ai registri della Cattolica, Pezzoni l’ha dato il 23 settembre 1996. Gliene mancavano però ancora quattro per concludere il percorso di studi, esami che non darà mai.

Non solo truffa, ma anche abuso d'ufficio. Eppure, nella documentazione fornita nel 2001 ai Salesiani per poter insegnare, è presente la copia conforme del certificato di laurea. Un documento evidentemente falso. La procura sta cercando di capire chi abbia firmato e validato quel documento. Il timbro è quello del Comune di Pagazzano ed è stato apposto il 7 settembre 2001. Allora Pezzoni era ancora sindaco del Comune. Le ipotesi al vaglio degli inquirenti, dunque, sono tre: o un dipendente comunale ha firmato pur sapendo che il presunto originale era un falso, o l’ha fatto fidandosi dell’allora sindaco, oppure è stato Pezzoni stesso a mettere timbro e firma. Le diverse ipotesi fanno la differenza sul grado di responsabilità del firmatario. La situazione, in ogni caso, è delicata. E lo diventa ancora di più la mattina del 29 settembre, quando negli uffici del Comune di Treviglio si presentano alcuni agenti della Guardia di Finanza chiedendo di poter acquisire alcuni documenti su mandato dello stesso pm Mancusi. Si scopre quindi che Pezzoni è indagato, oltre che per truffa, anche per abuso d’ufficio insieme a quattro assessori della sua Giunta: il vice Juri Imeri, Basilio Mangano (assessore dei Lavori pubblici e delle Grandi infrastrutture), Alessandro Nisoli (assessore all’Urbanistica e all’Edilizia) e Sabrina Vailati (assessore al Bilancio e al Patrimonio). L’inchiesta riguarda il cambio di destinazione d’uso di un’area alla Geromina, passata dall’essere agricola a edificabile sulla base di una delibera dell’Amministrazione del 2012. Secondo il pm le modifiche urbanistiche sarebbe avvenute con una forzatura delle procedure della legge.

 

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«Non sono un coniglio, non mi dimetto». Un’ulteriore tegola, arrivata proprio nel giorno dell’attesissimo Consiglio comunale in cui molti si aspettavano le dimissioni di Pezzoni. I lavori dell’assemblea sono partiti alle 18.30 del 29 settembre e il primo cittadino ha inserito un suo intervento all’ultimo punto dell’ordine del giorno. Alle 21 circa ha preso parola: «Innanzitutto le scuse, le devo a tutti, quanti hanno lavorato con me e mi hanno sostenuto. Non sono un coniglio. Ci tenevo a esserci per gestire questo difficile passaggio. Oggi il comune di Treviglio è sballottato come una nave in tempesta. La scelta più semplice per me è quella più urlata: le dimissioni subito. Ma non ci ho mai pensato. Le dimissioni oggi avrebbero il sapore della fuga o di una scorciatoia. Ho già fatto un errore simile anni fa. In questo caso la fuga, che sarebbe la via più comoda, metterebbe a rischio la struttura della mia amministrazione stendendo ombre sugli anni futuri che pagherebbero i trevigliesi. Sono convinto di dover portare a termine scelte che non c’entrano con la mia posizione personale. Legare il mio grave errore alle vicende trevigliesi è il tentativo scomposto di bloccare un programma di governo. È vero, il sindaco è responsabile di una colpa grave ma non posso fare come a scuola dove dimettendomi subito ho potuto recidere la catena delle responsabilità. Questo è il motivo per cui io oggi non abbandono nave, rimango il tempo sufficiente a mettere in sicurezza la navigazione per non ripetere l’errore fatto in passato». Pezzoni non si dimette. Ma le opposizioni, nel frattempo, hanno protocollato una mozione in cui chiedono le dimissioni del sindaco, mozione che sarà discussa tra dieci giorni. Basteranno al primo cittadino per chiudere le questioni di governo aperte? Intanto le indagini continuano. Solo una volta concluse si potrà fare la reale conta dei danni causati dallo tsunami che ha colpito Treviglio.

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