I tre Nobel per la Medicina 2015 Han curato le malattie dei poveri

Urban Lendhal, il segretario del comitato Nobel per la Medicina e la fisiologia, ha annunciato questa mattina dal Karolinska Institutet di Stoccolma i vincitori del 2015: sono l’irlandese William C. Campbell e il giapponese Satoshi Omura, per le loro scoperte contro le infezioni causate da parassiti nematodi, e la scienziata cinese Youyou Tu, per le sue ricerche contro la malaria. Quest’anno, i candidati a ricevere il riconoscimento erano 327. Di questi, cinquantasette sono stati nominati per la prima volta.
Studi contro le malattie "dei poveri". Le malattie studiate dai vincitori sono le cosiddette malattie “dei poveri”, quelle che colpiscono soprattutto le fasce più debilitate e esposte a scarse condizioni igienico-sanitarie. Le patologie a cui si sono dedicati Campbell e Omura sono la oncocerchiasi (o cecità fluviale), e la filariasi linfatica. La prima porta all’infiammazione cronica della cornea e alla cecità completa, mentre la seconda causa il rigonfiamento dei tessuti e per questo motivo è conosciuta anche col nome di elefantiasi – da cui il titolo del film di David Lynch, Elephant Man. Entrambi i morbi sono causati dai parassiti nematodi. I due ricercatori sono riusciti a trovare un medicinale, l'Avermectina, che riesce a debellarli, e quindi a guarire le persone che li hanno contratti. La malaria, di cui si è invece occupata la cinese Tu, è provocata da un altro tipo di parassiti, trasportati dalle zanzare anofele. Questi microorganismi invadono i globuli rossi, portano la febbre alta e, se non sono curati in modo appropriato, producono danni al cervello e, in certi casi, portano alla morte. Come ricorda il Comitato Nobel, sono almeno 450mila, e soprattutto bambini, le persone che ogni anno muoiono di malaria.

L’irlandese William C. Campbell, premio Nobel per la Medicina 2015.

La scienziata cinese Youyou Tu, premio Nobel per la Medicina 2015.

Il giapponese Satoshi Omura, premio Nobel per la Medicina 2015.

I tre premi Nobel per la Medicina 2015.
Scoperte che produrranno grandissimi benefici. Il Comitato di Stoccolma ha spiegato la scelta dei tre vincitori con una motivazione che si riallaccia al grande problema (nonché al grande scandalo) della contemporaneità, quello della povertà abissale in cui vivono alcune popolazioni del mondo: «Le malattie causate dai parassiti hanno piagato l'umanità per millenni e oggi affliggono soprattutto le popolazioni più povere. William Campbell e Satoshi Omura hanno scoperto una nuova medicina, l'Avermectina, che ha radicalmente ridotto la diffusione della cecità fluviale e della filariasi linfatica, oltre a risultare efficace per un gran numero di altre malattie parassitarie. Youyou Tu ha scoperto l'artemisina, un farmaco che ha molto ridotto la mortalità delle persone colpite da malaria. I benefici di queste scoperte sono incommensurabili», aggiungono gli esperti di Stoccolma. Gli scienziati premiati quest’anno hanno prestato un grandissimo servizio a tutta l’umanità: mai premio Nobel fu meglio assegnato.
Il lavoro di Omura e Campbell. I tre scienziati sono accomunati dal fatto di non avere impiegato strumenti scientifici costosi e all’avanguardia. Sono piuttosto ricorsi a molta osservazione, molta pazienza e alle conoscenze mediche della medicina tradizionale. Satoshi Omura, nato nel 1935 nella provincia di Yamanashi, dottore in Scienze farmaceutiche e in Chimica, ha cominciato a studiare piccoli campioni di terreno in Giappone per isolare dei batteri, gli streptomiceti, capaci di uccidere i vermi nematodi che causano le infezioni. Come ha raccontato lo stesso scienzato, i campioni in questione provenivano da «un campo da golf sul mare, fra erba, sabbia e legno». Dai microrganismi presenti nel terreno raccolto, Omura ha poi selezionato una cinquantina di ceppi in base alle loro caratteristiche anti-parassitarie e li ha fatti crescere in laboratorio. Una delle colonie curate da Omura si è rivelata essere quella giusta: è a questo punto che il ricercatore giapponese ha dato il via alla sua collaborazione con Campbell, nato nel 1930 a Ramelton, in Irlanda, e attualmente ricercatore emerito presso la Drew University di Madison, New Jersey. Campbell, che aveva già seguito i lavori di Ōmura, ha aiutato il collega a purificare la sostanza usata dai batteri per uccidere i parassiti e a perfezionarla in laboratorio. I due hanno poi appurato che il composto, chiamato avermectina, poteva essere usato anche per gli esseri umani. Anzi, sembra che l’efficacia del medicinale sia tale che in pochi anni malattie la cecità fluviale potrebbe essere eradicata del tutto.
[La molecola di Avermectina, alla base degli studi di Campbell e Omura]
L’artemisinina di Youyou Tu. La scienziata cinese Tu, la dodicesima donna a ricevere il premio Nobel, è nata nel 1930 in Cina e dal 2000 è ai vertici dell'Accademia di medicina Tradizionale Cinese. La sua scoperta scientifica risale al secolo scorso, ma finora nessuna istituzione occidentale le aveva ricosciuto alcun merito. La ricerca che ha portato il Nobel a Tu è iniziata durante la guerra in Vietman, quando i Vietcong morivano più per colpa della malaria che degli americani e Ho Chi Minh si era rivolto a Mao Zedong in cerca d’aiuto. La clorochina, infatti, sembrava non produrre più alcun effetto. «Conoscevo molti rimedi dell’antica farmacopea cinese, compreso il qinghao (artemisia), citato in alcuni scritti già nel 168 a.C., poi menzionato in un libro dell’ alchimista Ge Hong nel 340 d. C. e adottato nel 1956 da un famoso naturopata di nome Li Shizhen come antidoto contro “febbre e brividi”», così racconta oggi Youyou Tu, settantasettenne. Nel 1969 la dottoressa venne messa a capo del progetto top secret 523, istituito da Mao per trovare una cura antimalarica. Fino a quel momento se ne erano occupati i militari. Tre anni più tardi, ci fu la scoperta risolutiva, l’artemisinina (qinghaosu in cinese), contenuta nella pianta dell’ Artemisia annua, particolarmente diffusa sulle montagne di Wuling, centro-sud della Cina. Il Corriere della Sera ha riportato le parole della scienziata: «La vera scoperta fu il sistema di preparazione. La ricetta diceva: “Fare un infuso con una manciata di qinghao in due litri di acqua, spremere il succo e bere”. Ecco, il trucco sta nello “spremere”, altrimenti non si ricava la sostanza capace di uccidere il Plasmodio della malaria».
[Biosintesi dell'Artemisina, la sostanza studiata da Youyou Tu]
Una lunga attesa. Nel 1973 l’artemisinina veniva provata sui pazienti, con ottimi risultati. «Facevamo esperimenti sull’isola di Heinan, nel Sud della Cina. Andavo là, lasciando a mia suocera i due figli piccoli. Mio marito, ingegnere, era finito all’ epoca in un campo di rieducazione», ha ricordato Tu. Negli anni successivi avrebbe trovato due derivati dell’ artemisinina, l’artesunato, solubile in acqua, e l’artemether, liposolubile, tutti efficaci contro i parassiti della malaria. Nonostante l’evidente portata della scoperta, Tu avrebbe atteso molto tempo, prima che i suoi sforzi venissero giustamente premiati. La sua ricerca comparve per la prima volta in lingua inglese sul Chinese Medical Journal nel 1979, ma il professor Nicholas White, direttore del Wellcome’s South East Asia Research Unit, decretò: «Leggo la descrizione di un nuovo composto contro la malaria e dei test in vivo, nei roditori e nell’uomo, su sottili fogli di carta gialla in un inglese approssimativo. Il tutto è contenuto in cinque pagine quando una compagnia farmaceutica occidentale avrebbe speso 300 milioni di dollari e pubblicato un documento alto come un mattone». Anche l’Organizzazione mondiale della sanità si era dimostrata molto scettica, ma poi il farmaco di Youyou Tu è stato messo in commercio da una casa farmaceutica, la Novartis, e tutto è cambiato.
«Il mio farmaco è d’aiuto ai Paesi poveri». La scienziata non nutre nessun tipo di rancore, nei confronti della scienza occidentale, così sospettosa nei confronti della saggezza dell’Oriente. «L’artemisinina è stato il primo nuovo farmaco scoperto in Cina dopo la Rivoluzione Culturale. Adesso so che il mio farmaco può essere d’aiuto soprattutto ai Paesi poveri». Ed è veramente così: l’artemisinina è un salvavita per milioni di persone in Africa, Asia meridionale e Sud America. Dal momento che riduce la mortalità di oltre il 20 percento, e del 30 percento nei bambini, si pensa che in Africa salverà più di 100.000 all’anno. Sono i grandi miracoli prodotti dalla conoscenza dei testi antichi.