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Il film da vedere nel weekend The Martian, un'avventura spaziale

Il film da vedere nel weekend The Martian, un'avventura spaziale
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Regia: Ridley Scott.
Cast:  Matt DamonJessica ChastainKristen WiigMackenzie DavisKate Mara, Jeff Daniels, Sean Bean, Sebastian Stan, Chiwetel Ejiofor, Donald Glover, Michael Peña, Aksel Hennie, Naomi Scott, Jonathan Aris, Lili Bordán.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Lo spazio profondo è da sempre uno dei soggetti preferiti del cinema e della letteratura. Se già gli antichi guardano il cielo stellato e vi leggevano miti e credenze di vario genere, ancora oggi l’oroscopo ci ricorda quanto, per molti di noi, gli eventi della vita siano determinati dalla disposizione degli astri sulla sfera celeste. La recente scoperta dell’acqua su Marte ha poi riacceso le speranze (e le paure) di individuare forme di vita aliene sul pianeta rosso, rimettendo in discussione la nostra unicità nell’universo. Il cinema è ovviamente stato in grado di tradurre sullo schermo le aspettative e le ansie legate al cosmo, eleggendolo a chiave di rappresentazione di concezioni filosofiche (2001: Odissea nello spazio), narrazioni fiabesche (Guerre stellari) e incubi d’orrore (La cosa, Alien). Non è un caso che proprio un autore navigato come Ridley Scott, passato alla storia per il capolavoro Blade runner, decida di tornare sul luogo del delitto con Sopravvissuto. The martian, recentemente sbarcato in Italia e confermatosi un vero e proprio campione d’incassi al botteghino.

 

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Ares 3 è una pionieristica missione spaziale sul suolo di Marte. Tutto precipita inaspettatamente e velocemente quando i ricercatori vengono investiti da una tempesta di sabbia violentissima. Watney, fra i membri dell’equipaggio, è creduto morto e la missione viene sospesa. L’astronauta è però vivo e vegeto e cercherà di mettersi in contatto con la Terra in ogni modo per farsi riportare a casa, sfidando il pianeta per riuscire a sopravvivere in un ambiente sconosciuto. Dell’atmosfera utopica di Blade Runner e del terrore provocato dagli xenomorfi di Alien, rimane, in questo The martian, poco o nulla: tutto è legato alla capacità tecnica di un individuo di sopravvivere in condizioni estreme, alle sue possibilità di sfruttare al meglio gli artefatti tecnologici messi a disposizione dall’intelligenza umana. La natura, soprattutto quando non è terrestre e per questo ancora più sconosciuta, è pericolosa, ma l’uomo ha la possibilità di resistere al proprio naufragio (gli echi di Crusoe si fanno qui piuttosto palesi) e di ricostruirsi un’esistenza reale.

 

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Scott sceglie di abbandonare le trovate classiche del genere: non ci sono alieni a minacciare il protagonista e il pericolo di un’invasione è quanto mai lontano. Eppure c’è qualcosa di inquietante, che continuamente minaccia la vita di Matt Damon e lo spinge a portare al limite il suo istinto di sopravvivenza, congiunto significativamente con la sua capacità di operare e costruire. Il film, che si ricorda in particolare per la sua bellissima fotografia d’esterni, è un racconto epico ambientato nelle profondità siderali, lontano dal west di John Ford; eppure Damon sembra a tratti un cowboy contemporaneo, impegnato a cercare qualcosa di indefinito e forse irraggiungibile. Dopo l’ottima prova fornita con il recente Interstellar è chiaro che l’attore è ormai maturo e adatto a questo genere di ruoli, il cui prototipo è stato forse colto da Spielberg nel rivoluzionario Salvate il soldato Ryan.

 

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Ciò che più conta però, ed è qui forse il merito maggiore del film, è la capacità dimostrata da Scott (ma ci si poteva aspettare qualcosa di diverso da un regista del suo calibro?) di aggiornare il genere di riferimento, privandolo degli elementi meno attuali e reinventandolo in maniera creativa e fortemente connessa con gli scenari del presente. Gli alieni piacciono sempre, come negarlo. Ma forse è ora che, in una società ipertecnologica come la nostra, dove tutto è possibile e ogni immagine, suono o notizia può essere trovato con un clic, sia proprio la capacità tecnica dell’uomo a farci sognare ancora una volta, provando la stessa sensazione di stupore che i primi spettatori avevano guardando il vecchio film di Meliés (Le voyage dans la lune).

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