Calcolate se siete obesi anche voi
Il 10 ottobre è l’Obesity Day, ovvero la giornata di sensibilizzazione sul tema obesità indetta dall’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (ADI). Tra le tante iniziative nelle città italiane, anche Bergamo ha avuto la sua: il Gruppo Ospedaliero San Donato, che da anni è impegnato nell’educazione alla corretta alimentazione e nella lotta al sovrappeso, ha accolto con entusiasmo l’invito organizzando, in collaborazione con l’Associazione Amici Obesi Onlus, il “GSD Obesity Day”. In Piazza Dante è stato dato l’avvio di un progetto, patrocinato dall’Asl e dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Bergamo, che si inserisce all’interno delle iniziative promosse dal Gruppo Ospedaliero San Donato per BergamoScienza e che non si fermerà alla singola giornata in questione. Oltre a mettere a conoscenza i visitatori dello stand di tutti i fattori legati a questo tipo di patologia, è stata infatti presentata un’iniziativa concreta, cioè uno studio epidemiologico della durata di un anno durante il quale un gruppo di pazienti, selezionati proprio in occasione della giornata, sarà seguito passo dopo passo dall’équipe multidisciplinare dell’INCO (Istituto Nazionale di Chirurgia dell’Obesità, con sede presso l’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano e il Policlinico San Pietro di Bergamo). I pazienti verranno seguiti con un percorso di cura personalizzato, allo scopo di controllare la malattia e le problematiche cliniche ad essa correlate.
Un anno che ti cambia la vita. Il titolo di questa edizione dell’Obesity Day era proprio incentrato su questo progetto, cioè “Un anno che ti cambia la vita”. Anche perché ancora troppo spesso si pensa che i chili di troppo (i tanti chili di troppo) siano un piccolo problema e niente più. Solo nel nostro Paese un italiano su dieci è in sovrappeso e, di questi, uno su cinque è obeso. Ma la preoccupazione maggiore è data dal fatto che questi dati sono destinati a crescere: si stima che alla fine del 2015 l’obesità interesserà 700 milioni di persone nel mondo, mentre in Italia i pazienti con obesità grave o con potenziale indicazione al trattamento chirurgico si stima siano superiori al milione. Un’epidemia che obbliga tutti a riconoscere l’obesità come una malattia vera e propria e ad affrontarla come tale. In questo senso Bergamo è fortunata: il Gruppo Ospedaliero San Donato è da circa 20 anni che si occupa di questo ambito di cura e offre ai suoi pazienti e a tutto il territorio locale una visione terapeutica multidisciplinare.
Il primo passo per saper affrontare la patologia, però, è conoscerla. Per questo l’appuntamento di Piazza Dante è stato importante. Nell’occasione si è potuto seguire un percorso ideale che si è snodato in tre tappe, rispettivamente dedicate a: prevenzione, cura multidisciplinare e rinascita. Nella prima area era possibile imparare come alimentarsi e muoversi in modo corretto per mantenersi in salute; nella seconda medici di diverse specialità erano a disposizione per informare e spiegare ai visitatori tutte le opzioni terapeutiche oggi disponibili ed efficaci per curare l’obesità, da quella medica-riabilitativa a quella chirurgica-bariatrica fino alla chirurgia plastica ricostruttiva; nell’ultima, infine, era possibile vedere con i propri occhi i risultati che si possono raggiungere con una strategia terapeutica appropriata e scoprire, attraverso le testimonianze dirette di ex pazienti, come la loro vita sia cambiata radicalmente.
Come capire se si è obesi (e come curarsi). Mente dell’evento è stato il dottor Alessandro Giovanelli, chirurgo bariatrico e responsabile dell’Istituto Nazionale di Chirurgia dell’Obesità. Il suo intento era dimostrare come «la comunità abbia un ruolo importante nella partita contro l’obesità grave: se uniamo le forze e mettiamo la prevenzione e la cura di questa malattia tra le nostre priorità comuni possiamo vincerla». Il problema, come più volte lo stesso Giovanelli sottolinea, è che ancora si fatica a considerare l’obesità come una patologia. Per questo è lui stesso a fornirci alcuni utili consigli affinché siano le persone stesse, in prima battuta, a valutare il proprio stato di salute. Come capire se si è obesi o solo in sovrappeso? Il metodo più semplice, e riconosciuto da tutti gli enti scientifici internazionali, è la valutazione dell’indice di massa corporea (BMI, Body Max Index), ovvero un semplice rapporto tra il peso e l’altezza (in metri) al quadrato. Esempio: 85 kg/1,802 = 26,23. Che fare ora di questo numerino? Facile, questo è proprio il BMI da considerare. Ecco un piccolo schemino per capire, attraverso il risultato del rapporto, qual è il nostro stato di forma:
- BMI < 25: il soggetto rientra perfettamente nel normopeso;
- 25 < BMI < 30: sovrappeso;
- 30 < BMI < 35: obesità di primo grado;
- 35 < BMI < 50: obesità patologica;
- BMI > 50: super obesità.
Grazie a questo semplicissimo calcolo, quindi, ognuno di noi può capire quale sia la sua situazione. È evidente che prendere coscienza del proprio stato di salute è solo il primo passo verso la salute. Per curarsi è infatti assolutamente necessario rivolgersi poi a un esperto, anche perché il BMI, da solo, non racconta tutto di noi: il medico prenderà in considerazione l’intero quadro clinico del paziente, che riguarda anche le sue abitudini alimentari, il suo stile di vita e soprattutto le possibili malattie associate allo stato di obesità. Una persona con BMI di 31 ma, ad esempio, affetta da diabete, è più grave di una persona con BMI di 35. Il quadro clinico del paziente, dunque, fa la differenza. Giovanelli spiega anche che è importante sottolineare come le spese per le cure dei pazienti più gravi rientrino nel Piano Nazionale Sanitario, essendo l’obesità una patologia riconosciuta non solo in Italia, ma anche dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Il medico, prima di scegliere il trattamento più adatto con cui curare il paziente, deve prendere in considerazione tre punti di vista: quello metabolico, quello psicologico e quello fisico. A questo punto sono due le strade che un paziente, su consiglio del proprio medico, può intraprendere: una dieta appositamente studiata per lui oppure un intervento bariatrico. In ogni caso la terapia verrà affiancata da un supporto psicologico, fondamentale in questo tipo di situazioni. Di medicinali utili al caso, invece, ancora non ne esistono. O meglio, il dottor Giovanelli spiega che in Italia solamente un farmaco è riconosciuto come utile in questo tipo di terapie, mentre tutte le altre “pillole miracolose” che si trovano in commercio possono, tutt’al più, dare un piccolo supporto, quando non risultino essere totalmente inutili se non addirittura nocive. La strada della chirurgia bariatrica, invece, ha preso sempre più piede negli ultimi decenni, in parallelo con lo sviluppo della laparoscopia, ovvero la tecnica chirurgica che prevede l'esecuzione di un intervento chirurgico addominale senza apertura della parete e con l’aiuto di una micro-camera. Questo tipo di tecnica ha diminuito enormemente l’invasività degli interventi bariatici e le possibili complicanze post operatorie.