Nove punti per spiegare il dramma dei bambini migranti
Il 15 luglio il New York Times ha pubblicato un articolo in cui il giornalista Haeyoun Park spiega, in nove punti, la situazione dei bambini che dal Centro America cercano di raggiungere gli Stati Uniti. Ve lo abbiamo tradotto.
Bambini al confine
Da Ottobre, più di 57mila bambini sono stati sorpresi ad attraversare il confine degli Stati Uniti da soli – il doppio rispetto al numero dell’anno scorso. Il Presidente Obama ha definito l’ondata una “urgente situazione umanitaria”, e legislatori hanno richiesto udienze sulla crisi.
Da dove provengono i bambini migranti?
Più dei tre quarti dei minori non accompagnati provengono dalle città più povere e violente di tre paesi: El Salvador, Guatemala e Honduras. I bambini messicani, un tempo il gruppo più numeroso, ora costituiscono meno di un quarto del totale. Un piccolo numero proviene da altri 43 paesi.
Da dove è partita l’ondata?
Il numero di minori non accompagnati ha cominciato ad aumentare nel 2012, soprattutto sulla scia di un afflusso di bambini da El Salvador, Guatemala e Honduras. Nel solo mese di marzo, sono stati presi 5.727 bambini.
Che cosa ha causato l’improvviso aumento di minori non accompagnati?
Sebbene i motivi tendano a dipendere dal paese originario del bambino, povertà, violenza e la riunificazione familiare sono spesso citate come le ragioni principali. L’Honduras ha il tasso mondiale più alto di omicidi, mentre i bambini del Guatemala provengono da aree rurali estremamente povere. Il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale ha riconosciuto che, dal momento che così tanti minori fermati negli anni passati sono stati riuniti alle loro famiglie e non sono stati immediatamente espulsi, molti Centroamericani hanno avuto la percezione che gli Stati Uniti stavano permettendo ai bambini di restare.
Perché i bambini non vengono espulsi immediatamente?
Sulla base di uno statuto contro il traffico di esseri umani, adottato con accordo bipartisan nel 2008, i minori dall’America Centrale non possono essere espulsi immediatamente e devono essere sottoposti a processo. Una norma politica statunitense, invece, prevede che i minori messicani presi ad attraversare il confine siano velocemente rimandati indietro.
In che punto i bambini attraversano il confine?
Dei bambini che sono stati catturati, più del 70% è stato sorpreso mentre attraversava la Valle del Rio Grande, in Texas, e il 13% è stato preso a Tucson, in Arizona.
Quanti anni hanno? Sono prevalentemente ragazzi o ragazze?
Molti di loro sono ragazzi tra i quindici e i diciassette anni, e il gruppo costituito da ragazze e da bambini più giovani sta crescendo nell’ultimo anno.
Cosa succede ai bambini dopo che vengono catturati?
Vengono avviate le pratiche d’immigrazione. Il Dipartimento della Salute Pubblica e dei Servizi Sociali fornisce a ogni bambino uno screening e vaccini, assegna loro un rifugio temporaneo. I bambini rimangono in una struttura per una media di 35 giorni. La maggior parte è poi assegnata a un membro della famiglia o a un patrocinatore negli Stati Uniti, dove restano durante il processo.
Dove sono i rifugi?
Ci sono circa cento ricetti permanenti situati prevalentemente vicino al confine tra gli Stati Uniti e il Messico, i quali sono gestiti dal Dipartimento della Salute Pubblica e dei Servizi Sociali. Ma a causa dell’improvviso afflusso di bambini, tre strutture temporanee, provviste di un totale di 3,000 letti, sono state aperte in basi militari in California, Oklahoma e Texas.
Cosa si sta facendo per affrontare il problema?
L’8 luglio Obama ha fatto pressione sul Congresso per stanziare 3,7 billioni di dollari in fondi d’emergenza, finalizzati a rafforzare la sicurezza del confine, velocizzare le espulsioni e occuparsi della crisi umanitaria in Centro America. I Repubblicani hanno negato la richiesta, affermando che la crisi del confine è un risultato dei problemi della politica di Obama e dell’allentarsi dei controlli sul confine. I legislatori repubblicani stanno premendo per emendare la legge del 2008, che al momento rende difficile fare ritornare i bambini ai loro paesi natali.