Distrutta la moschea di Giona
La moschea di Giona a Mosul è stata rasa al suolo, giovedì 24 luglio, dai miliziani jihadisti dell’Isis. A dare la notizia è il blog Baghdadhope, citato dal Sir, che spiega come il luogo, simbolo della città, fosse diventato per i membri dell’Isis un «luogo di apostasia e non di preghiera», in quanto «frequentato sia da musulmani sia da cristiani».
Dopo che un gruppo di uomini armati ha costretto quanti erano in moschea a sgomberare l’edificio, la "casa del profeta" è stata fatta saltare e il minareto che dominava la città è scomparso in una nuvola di fumo. Alla distruzione sono state costrette ad assistere le persone fatte uscire in precedenza.
La grandiosa moschea, in origine un edificio di culto cristiano, era posta sulla sommità della collina di Al Tauba (Pentimento) nella parte orientale di Mosul, ed era dedicata al profeta Giona (Yunis) che si diceva vi fosse sepolto tanto da essere luogo di pellegrinaggio sia per i musulmani che per i cristiani.
La moschea era considerata uno dei più importanti monumenti storici e religiosi e luogo di pellegrinaggio di musulmani sia sunniti sia sciiti. Il profeta Giona è infatti citato nel Corano. L’edificio era stato costruito su un sito archeologico risalente all’VIII secolo a.C. La moschea era stata poi restaurata nel 1990, durante la dittatura di Saddam Hussein.
L’episodio è l’ultimo di una lunga serie che ha visto i membri dello Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis) occupare chiese e moschee sciite e costringere alla fuga le minoranze etniche o religiose perché in opposizione al califfato islamico. Baghdadhope riferisce anche che durante la notte tra mercoledì e giovedì «ha cominciato a circolare la notizia sui social network che ai cittadini di Mosul che vivono nei pressi della moschea di Nabi Jirjis, risalente al XII secolo e anch'essa importante monumento storico, originariamente dedicata a San Giorgio, sia stato ordinato di evacuare la zona per «non subire danni».
I soldati dello Stato islamico che controllano Mosul hanno dato tempo fino a sabato ai cittadini curdi per lasciare la città, come avevano fatto una settimana fa con i cristiani. Da oltre un mese combattimenti sono in corso a nord della città tra jihadisti di questa organizzazione e forze Peshmerga curde giunte dalla vicina regione autonoma del Kurdistan: nuovi scontri sono in corso nell’area di Telkeif, una località una ventina di chilometri a nord-est di Mosul popolata da una maggioranza cristiana.
Negli ultimi giorni, intanto, pesanti bombardamenti e attacchi aerei in Iraq settentrionale e centrale hanno colpito ospedali e altre strutture mediche, tra cui alcune supportate dall’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF), privando i civili di cure mediche estremamente necessarie. Nella città di Shirqat, tra Mosul e Tikrit, l’ospedale è stato bombardato il 20 luglio. Dal 20 luglio, l’ospedale a Shirqat ha subito diversi altri attacchi diretti e tutti i pazienti sono stati evacuati. Un certo numero di pazienti è stato trasferito al più vicino ospedale ancora in piedi, nella città di Hawija, mentre alcuni servizi sanitari sono stati spostati in tre diverse aree della città. Mancano antibiotici e anestetici. Anche l'ospedale di Tikrit era stato colpito, il 27 giugno durante un attacco aereo.