L'attacco dei sindacati ai Pesenti «Avete abbandonato i lavoratori»
I lavoratori dell'Italcementi hanno programmato per il 30 ottobre uno sciopero di 8 ore. Lo sciopero interesserà gli impiegati della sede di via Madonna della Neve, del Centro Tecnico di Gruppo e di Calcestruzzi spa. Dalle ore 6.30 si terrà anche un presidio davanti alla portineria centrale della sede del Gruppo, in centro a Bergamo. Le ragioni della protesta dei dipendenti della storica azienda del cemento sono state elencate in un comunicato dei sindacati di categoria. In particolare i lavoratori rivendicano:
• l'attivazione della proroga per Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria complessa per 12 mesi dal 1° febbraio 2016 per l'intero gruppo di Italcementi;
• le risposte da parte dell'amministratore delegato di HeidelbergCement alle proposte formulate da parte del Coordinamento Nazionale delle RSU e dalle Segreterie Nazionali di FENEAL, FILCA e FILLEA nazionali;
• la presentazione di un piano industriale, che renda esplicito l'assetto produttivo, amministrativo, gestionale, commerciale, di ricerca e sviluppo del nuovo costituendo gruppo in Italia, in particolare per la sede centrale di Bergamo.
Venerdì 23 ottobre, intanto, si è svolta al Cine Teatro del Borgo un'assemblea pubblica dal titolo Vendita Italcementi: la finanza batte il lavoro? Idee e proposte a difesa del patrimonio umano, industriale e occupazionale. Hanno partecipato Giuseppe Mancin segretario generale FENEAL-UIL Bergamo, Marinella Meschieri, Segretario FILLEA-CGIL nazionale, Matteo Rossi, Presidente Provincia di Bergamo, Giorgio Gori, sindaco del Comune di Bergamo, un rappresentante della Regione Lombardia e Ferdinando Piccinini, segretario generale della CISL di Bergamo.
Mercoledì 21 ottobre le organizzazioni sindacali hanno organizzato un flash mob davanti al Municipio di Bergamo, per manifestare ad alta voce le loro preoccupazioni dopo la cessione di Italcementi a Heidelberg e delle voci sulla possibile cassa integrazione per circa mille dipendenti. L’iniziativa è stata appoggiata da un gran numero di lavoratori che in piazza hanno fatto sentire il loro scontento, espresso simbolicamente da un grande punto di domanda formato proprio dalle persone. Di seguito gli interventi dei sindacalisti e la posizione dell'azienda.
Gli obiettivi di Bresciani, Cgil. Erano presenti tutte le sigle sindacali e tra i vari rappresentati, quello che ha usato le parole più esplicite è stato Luigi Bresciani, segretario della Cgil di Bergamo: «Cgil, Cisl e Uil insieme stanno lavorando per raggiungere gli obbiettivi prefissati: il primo è quello di parlare direttamente con chi deciderà del futuro degli impianti e degli uffici e quindi Heidelberg. Ci stiamo muovendo con la politica, ma non solo, per far sì che i prossimi appuntamenti comprendano un incontro vero con la società, che intanto però non è ferma, si sta muovendo. È necessario avere un confronto sul piano industriale di Heidelberg con l’obbiettivo di mantenere tutti i posti di lavoro in Italia».
«D’altra parte, la Cgil non può non dire nulla a proposito della famiglia Pesenti: famiglia storica di Bergamo, importante dentro Confindustria, che ha scelto di lasciare l’industria per fare finanza. Una delle nostre critiche principali va a questi imprenditori che scappano di fronte ai problemi. Con la cessione vedranno entrare nelle loro casse un miliardo e 6-8cento milioni. Inoltre la famiglia sarà dentro al CDA di Heidelberg. A me sembra che la famiglia abbia solo pensato a portarsi a casa una barca di soldi. Non hanno pensato alla responsabilità di fronte al territorio e al Paese. Invitiamo perciò la stampa a parlare di questo, perché ho l’impressione che ci sia un qualche silenzio di troppo rispetto a quanto sta accadendo. Noi non staremo zitti: Pesenti s’è fatto strapagare, magari poteva prendere qualcosa di meno e trattare invece a proposito del destino dei suoi ex-lavoratori. È importante l’unità dei dipendenti, perché le divisioni fanno il gioco di chi vuole far passare sotto silenzio la questione».
Amerigo Cortinovis, segretario Uil di Bergamo. «Vogliamo dare il contributo in merito a questa situazione anomala. Siamo venuti a sapere della cessione di Italcementi dai giornali, in barba alle relazioni sindacali. Il sindacato non può servire solo quando fa comodo, deve essere coinvolto in queste operazioni. Ad oggi non sappiamo quale sarà il destino dei lavoratori, che sono la parte più penalizzata. Abbiamo chiesto alla politica di portare la questione al governo, come i casi Electrolux e Whirlpool, nei quali la politica ha dato un contributo per risolvere i problemi. Non si può dalla sera alla mattina buttare via un simile bagaglio di risorse, competenze e professionalità solo perché gli imprenditori pensano che oggi sia meglio vendere e andare avanti con le azioni in borsa».
Angelo Dessì, delegato Italcementi Filca Cisl. «È finito il tempo di pensare che tanto c’era qualcuno in San Vigilio (il riferimento è all'abitazione dei Pesenti, ndr.) che metteva tutto a posto. Non è più così, ci ha venduto; è gravissimo come ci ha venduto, senza nessuna clausola di salvaguardia, ai tedeschi, e ci sta pure tenendo nascosto cosa sta succedendo. Al tavolo delle trattative non ci danno un piano industriale, così come non ce lo danno i tedeschi. Questo non è accettabile, perché vogliamo sapere cosa sarà di noi domani. L’unico modo per saperlo sono queste iniziative; alzeremo sempre di più il tiro, questo silenzio non è accettabile. Pesenti si faccia carico di quello che ha fatto e venga a interloquire con noi, smetta di nascondersi».
Sergio Gandi, vicesindaco Comune di Bergamo. «Tutto il territorio è vicino e sta lavorando per far giungere le istanze dei lavoratori. Serve il dialogo che finora è mancato. Intanto abbiamo approvato in consiglio un ordine del giorno in cui si danno pieno sostegno alle richieste dei lavoratori. Deve rimanere un presidio forte. I lavoratori devono mantenere il lavoro che si meritano, tenendo vivo così un patrimonio di conoscenze e valori. Il sindaco manda il suo abbraccio da Roma. Non possiamo decidere noi, ma certamente tentare di condizionare la trattativa per salvaguardare questo patrimonio nazionale. La nostra è una vicinanza umana, ma anche un’azione concreta che si esprime negli incontri di questi giorni. Bisogna fare il possibile per mantenere questa realtà di cui siamo orgogliosi sul territorio».
Danilo Mazzola, segretario Filca Cisl. «La fase è delicata, in questi giorni stiamo cercando di far diventare questa una vertenza nazionale, che vada in mano anche al Presidente del Consiglio. I lavoratori coinvolti sono tantissimi, quindi speriamo che nelle prossime settimane scaturiscano delle novità: capire che futuro avrà Italcementi in Italia e gli 850 lavoratori di Bergamo. Abbiamo fatto la proposta di creare un polo a Bergamo per la zona del sud Europa di Heidelberg, ma non capiamo se è stata già valutata o nemmeno vista, perché per ora si dialoga solo con Italcementi».
Luciana Fratus, Fillea Cgil. «Siamo qui a manifestare davanti al Comune perché siamo molto preoccupati per il futuro degli 800 lavoratori di Italcementi a rischio. Vogliamo sensibilizzare la cittadinanza su un problema che impoverisce il territorio. Questa è la prima iniziativa, il 23 ottobre faremo un’assemblea pubblica in cui sono invitati tutti i parlamentari bergamaschi. I numeri non sono ufficiali, ma abbiamo già interpellato il Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) che per ora è l’unico che può dialogare coi tedeschi. E vorremmo valorizzare l’i.lab, che ha creato diversi prodotti all’avanguardia tra cui il padiglione dell’Italia a Expo».
Francesco Grieco, Feneal Uil Bergamo. «Siamo stati a Roma ultimamente e le risposte date sono un po’ vaghe. Sono ancora in fase di assestamento. I nostri vertici nazionali hanno spedito una lettera a Heidelberg e si presume che daranno una risposta più concreta. Siamo in fervente attesa perché non c’è nulla di concreto. Si parla solo degli ammortizzatori sociali: non porta grande ottimismo vedere un’azienda come Italcementi, che va tutto sommato bene, appena acquisita dover utilizzare questi ammortizzatori. Vedremo a livello sindacale se collaborare coi tedeschi o prendere provvedimenti più forti come lo sciopero, al fine di convincere Heidelberg a creare lavoro. Lo scopo è quello di tornare su cifre come quelle di prima a livello di cassa integrazione, vista comunque la crisi. Anche perché se uno acquista un’impresa è perché vuole valorizzarla».
Un operatore della Filca Cisl. «Per vedere il futuro di un’azienda è importante conoscere il piano industriale, che ad oggi non c’è. Confidiamo nella politica per ricondurre nei binari giusti la situazione. Ci serve anche l’interlocutore tedesco, non ha senso che arrivino solo a vicenda chiusa. Devono mettere sul tavolo le loro intenzioni reali perché siamo fortemente preoccupati. Se le cose andassero male, ci sarebbe anche un forte impatto sociale».
Che cosa risponde l'azienda. In riferimento alle dure parole dei sindacati, che hanno chiamato direttamente in causa la famiglia Pesenti, ambienti vicini all'azienda stigmatizzano il tentativo di personalizzare la vicenda Italcementi-HeidelbergCement: «L’operazione con HeidelbergCement darà vita al secondo operatore al mondo. Ha un forte valore industriale e crea una prospettiva per un gruppo che in Italia conta circa duemila persone tra sede di Bergamo e impianti su tutto il territorio nazionale. Alla luce di questa prospettiva, Italmobiliare lo scorso luglio ha deciso di accettare l'offerta di acquisto di HeidelbergCement, aderendo a una proposta di forte valore industriale e decidendo di reinvestire successivamente i propri capitali in altre iniziative. Italmobiliare è una società per azioni - di cui i Pesenti detengono la maggioranza, ma non la totalità – e ha compiuto una scelta in linea con il comportamento di tutte le holding industriali, che hanno come scopo la creazione di valore e di opportunità, magari nuove, magari in altri settori. Personalizzare il confronto è improprio e imprudente».