Il film da vedere nel weekend Dark Places, un crimine irrisolto
Regia: Gilles Paquet-Brenner.
Cast: Charlize Theron, Nicholas Hoult, Christina Hendricks, Chloë Grace Moretz, Tye Sheridan, Sterling Jerins, Corey Stoll, Andrea Roth, Sean Bridgers, J. LaRose, Shannon Kook, Jennifer Pierce Mathus, Natalie Precht, Madison McGuire, Lori Z. Cordova, Denise Williamson, Jeff Chase, Drea De Matteo.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.
Era la metà degli anni Novanta quando James Ellroy, caposcuola della letteratura americana contemporanea, dava alle stampe I miei luoghi oscuri, edito in Italia da Bompiani e contenente uno violento e per l’epoca shoccante tentativo di autoconfessione. La recente uscita al cinema di Dark places, ultima fatica di Gilles Paquete-Brenner, poteva lasciar pensare agli spettatori meno accorti che si trattasse di una trasposizione su schermo del romanzo icona di Ellroy. Non è così, purtroppo, ma il film si basa comunque su un romanzo di straordinario successo, partorito dalla penna di una scrittrice di talento qual è Gillian Fly, già autrice del romanzo L’amore bugiardo, da cui è stato tratto lo scorso anno il bellissimo film Gone Girl di David Fincher.
Tutto comincia con un trauma: il tragico assassinio della famiglia Day, che viene ancora ricordato con orrore da chi è sopravvissuto. Libby, la piccola di casa, è stata la chiave di volta dell’accusa, che ha visto il fratello maggiore venire condannato per la strage compiuta ai danni dei genitori. La sua vita è tutt’altro che facile e, non potendo più vivere di elemosina, la ragazza ormai cresciuta accetta di rispondere ad alcune domande su quei tragici avvenimenti. Si renderà così conto che i suoi ricordi l’hanno parzialmente ingannata e decide di intraprendere un viaggio (interiore e non) per scoprire la verità, scavando in un passato che molti avrebbero preferito dimenticare.
Spesso i lettori appassionati storcono il naso quando si decide di trarre un film da un romanzo più o meno fortunato (è un andazzo che conoscono bene gli estimatori di Harry Potter o de Il signore degli anelli). Ci sono invece libri che sembrano fatti apposta per lo schermo e, una volta portati in immagine, sembrano aver finalmente trovato la loro destinazione ultima. È così per il romanzo della Flyn, che viene trasformato in film senza perdere la propria natura narrativa ed uscendone anzi arricchito. Sì, perché in questo caso il cinema si presta ad utilizzare il suo linguaggio per riprendere il passo del testo d’origine. Tutto è chiaro, non sembra esserci nulla di sorprendente, eppure (esattamente come succedeva per Gone Girl), tutto funziona perfettamente e nel film si respira un continuo clima di tensione e mistero, che evolve rapidamente in direzione del crescendo finale.
Barry Hanley, (left, Prisoner Guard) and Corey Stoll (as Ben Day) in a scene from the motion picture "Dark Places." Credit: Doane Gregory, A24 [Via MerlinFTP Drop]
In tutto questo potrebbe non esserci molto di straordinario, ad una prima occhiata. Ma, come nelle intricate storie giudiziarie (e questo è il caso anche della famiglia Day), è necessario guardare con attenzione, scrutare a fondo per vedere la verità. E allora, certo, potremo accontentarci di seguire la vicenda dei protagonisti, che viene raccontata con dovizia di particolari per soddisfare i palati in cerca del dettaglio scandalistico. Però non avremmo esaurito la profondità del film, che sta tutta nella ricerca di Libby (una straordinaria Charlize Theron) non solo del proprio passato, ma soprattutto della propria identità. Il suo è infatti prima di tutto un percorso di scavo interiore, che la porta a confrontarsi con l’idea di essere, forse, meno innocente del previsto.
Se c’è un’immagine che oggi domina la nostra cultura è quella della vittima. È stato scritto recentemente che oggigiorno l’uomo è in quanto soffre; chi è stato vittima di una violenza ha ragione, sempre e comunque. Forse il film Paquete-Brenner aiuta a fare luce sull’ipocrisia di questa posizione, invitando a riflettere su quando è possibile ridiscutere eventi che sembravano decisi in partenza. Un film potente ed evocativo, capace di far riflettere come pochi altri titoli hanno saputo fare recentemente.